Rifiuti, torna la tensione Scontri a Savignano Irpino
Tre buste di plastica, dentro bottiglie e barattoli, una per i vestiti smessi, la signora Costanza ogni tre giorni le trasporta dalla centralissima Piazza Bernini, per 300 metri, fino a una strada, in salita, laterale e periferica: via Raffaello, uno dei pochi luoghi dove, ben nascosti, sono piantati i bidoni della differenziata. «Chissà poi se non finiscono in discarica, ma io li porto lo stesso», e giù uno dopo l'altro rompe i cocci nel cassettone verde. Vomero, quartiere «pulito» di Napoli, lunedì ore 9, mentre Costanza cerca di rimediare come può alle 2mila tonnellate di immondizia non raccolta in periferia, a Savignano Irpino se le danno di santa ragione. Una testa rotta da una manganellata, un giornalista di un'emittente privata malmenato, un fermato, 12 tra manifestanti finiti in ospedale, poi passano ruspe e trivelle che devono aprire una pattumiera da 750mila tonnellate.
Inizia così l'opposizione degli abitanti per il sito, previsto già dalla legge Prodi del 7 luglio e accettato dal presidente di provincia (sub-commissario) Alberta De Simone, che dovrebbe servire «contrada» Avellino. Balle di fieno bruciate e un piccolo cimitero di croci e ceri aprono il nuovo fronte di protesta. A portare solidarietà arriva anche il sindaco di Ariano, Gambacorta, con una vittoria in tasca: la «sua» discarica è stata chiusa. Quella dei calci e pugni alla macchina di Guido Bertolaso la scorsa estate, è stata dichiarata dopo anni di battaglie, altamente inquinante, scartata e mandata in bonifica (forse e finalmente). Questa di Pustarza si trova a 3 chilometri di distanza (una delle ragioni del no) e potrebbe essere una via d'uscita. Ma la Valle del Cervaro, con l'appoggio della confinante provincia di Foggia è di nuovo in rivolta. Se come dicono da destra e sinistra, e conferma anche il neoassessore regionale all'ambiente, ex-Greenpeace, Walter Ganapini c'è bisogno di discariche per ripulire e ricominciare, non sarà nel loro territorio. E in 300 si spostano a occupare i binari della Roma-Foggia. E' sera e sono ancora fermi lì.
Ore 9, sono già partiti i treni che andranno in Germania per scaricare giorno dopo giorno 200mila tonnellate di immondizia. Da Napoli a Lipsia 1600 chilometri e ancora più su a Nord di Brema per altri 400, i rifiuti marciano come i pinguini. Le aziende tedesche li vogliono, fanno affari d'oro sulla crisi campana. Le balle finiscono nei termovalorizzatori e producono energia, mentre l'Italia paga per mandarli oltralpe. Tra le 270 e le 300 vecchie lire al chilo che moltiplicate per tonnellate fanno un bel «tesoretto». Il Der Spiegel a ribasso parla di 200mila euro al giorno, ma le nostre regioni non ne vogliono sapere di collaborare. Così un soddisfatto Annabel Strauss, portavoce della Abd, la Federazione tedesca imprese di smaltimento può annunciare: «Accordo raggiunto in 4 mesi smaltiremo le tonnellate italiane».
Lunedì mattina, per il prefetto De Gennaro è l'inizio settimana del «ricomincio da capo» e anche dell'io speriamo che me la cavo. Il piano presentato con sicurezza, da appena un mese, non è praticabile. Montesarchio, Villaricca, Lo Uttaro, Ariano Irpino, le vecchie discariche che dovevano riaprire temporaneamente in virtù della crisi sono state tutte archiviate: x rossa, o nera è uguale. I rilievi forniti dai tecnici dello stesso commissariato erano sbagliati. Inquinate, sature o impraticabili è stato il verdetto finale. Ma ci sarebbe da chiedersi come mai la struttura preposta da 14 anni alla risoluzione della crisi, quella del controllo o quanto meno del monitoraggio non aveva una mappatura pulita dei siti.
In ogni caso a De Gennaro restano meno di tre mesi, spaccati a metà dalle elezioni e in molti concordano che lui ha già deciso per il basso profilo. Il governo, il mandante della sua impresa è in gestione amministrativa e lui forse proverà a gestire, non risolvere. Eppure qualcosa bisognerà fare oltre la Germania: aprire almeno Savignano, Ferrandelle, Terzino perché la spazzatura resta in strada. Ieri Melito (Na) era in fiamme e due vigili del fuoco sono stati feriti da uno scoppio durante le operazioni di spegnimento. Tra i roghi c'era una bomboletta del gas o di vernice che è esplosa improvvisamente. Uno di quei materiali che potevano trovarsi in un cassonetto della differenziata alle ore 9.