Rifiuti tossici nelle strade e nei mattoni
In Italia ogni anno si producono – dati Agenzia Nazionale per l’Ambiente – 68 milioni di tonnellate di rifiuti tossici, e ogni anno ne spariscono circa 11 milioni e mezzo. Dove vanno a finire queste tonnellate di veleno?
Il nucleo operativo ecologico di Caserta ha scoperto nei mesi scorsi depositi abusivi per tonnellate di rifiuti altamente pericolosi, quali scarti di acciaierie, ceneri da abbattimento fumi e veleni disseminati qua e là nella nostra provincia.
La scoperta dovuta all’inchiesta della Procura di S. Maria Capua Vetere che ha chiesto il rinvio a giudizio di 98 persone tra imprenditori, mediatori, faccendieri accusati di disastro ambientale e inquinamento delle acque.
Già nel mese di giugno del 2000 la provincia di Caserta era stata al centro di indagini circa un presunto smaltimento di rifiuti tossici provenienti da aziende del nord Italia che finivano nel catrame utilizzato per asfaltare le strade e i tracciati ferroviari dell’alta velocità.
Dopo un pausa durata pochi anni l’attività di smaltimento di rifiuti tossici nell’ambiente è ripresa a pieno regime.
I depositi abusivi scoperti nei mesi scorsi dai carabinieri ricadono di fatto in zone della produzione della mozzarella, dove bufali da latte hanno pascolato per più di un anno; i rifiuti scaricati venivano spacciati per concime. Altri depositi sono stati individuati ai margini del fiume Volturno nei pressi di S. Maria la Fossa comune di Grazzanise. Le piene del Volturno poi, hanno trasportato i rifiuti tossici nel letto del fiume e da lì in mare.
Inceneritori abusivi di rifiuti tossici si trovano in tutta la provincia: dall’Agro Caleno fino alla zona Asi di Giuliano ai confini con la provincia di Napoli.
Proprio in una di queste zone un giornalista di RaiNews24, il canale di informazione satellitare della televisione pubblica, ha filmato in presa diretta degli scarichi abusivi di presunti liquidi tossici in un tombino fumante e la “termodistruzione” di sostanze tossiche utilizzando copertoni usati come inceneritori.
Un testimone riferisce che campanello d’allarme è la moria degli alberi ai margini delle strade, che si seccano. Nella zona, gli scarichi abusivi proseguono giorno e notte e si sospetta anche che autocisterne, durante le giornate piovose, versino nelle strade liquidi tossici.
Ma non sono soltanto le strade contenitori di rifiuti pericolosi. In un’intercettazione telefonica della recente inchiesta della Procura di S. Maria C.V., due interlocutori, uno dei quali con accento settentrionale parla “di ‘mondezza che non ci deve stare dove ci va il pane…”. Sempre lo stesso interlocutore a proposito di una bonifica dice che una fornace ha chiesto fanghi conciari…”. La telefonata si conclude con l’ok all’invio della ‘mondezza nei fanghi. Veleno nei mattoni quindi: il sospetto che il veleno sia stato utilizzato per costruire edifici pubblici, scuole e strade.
Altre intercettazioni parlano di una ditta che, ha prima versato 10.000 tonnellate di veleni in una cava e dopo si è presentata alla gara d’appalto per la bonifica.
Il maggiore dei carabinieri Antonio Manga, comandante del Nucleo Ecologico operativo casertano parla di pattumiere d’Italia per le regioni Campania, Puglia, Lazio, Umbria e Calabria e auspica che il loro intervento abbia interrotto l’attività di smaltimento nell’ambiente di rifiuti tossici. Il prof. Andrea Boldoni che coordina la bonifica di uno dei siti contaminati nei pressi di S. Maria la Fossa dove viene coltivato mais parla di inquinamento che va da 10 a 60 volte ai limiti massimi consentiti per la tutela della salute pubblica.
Tale inquinamento oltre a determinare malattie cancerogene influisce sulle strutture genetiche con danni anche per le generazioni future.
Ma perché aziende del Nord Italia, francesi e tedesche – secondo la procura di S. Maria C.V. – smaltiscono in questo modo i loro rifiuti?
Smaltire sostanze tossiche come prevede la normativa europea costa circa 250 Euro al Kg, lo smaltimento illegale tramite il meccanismo di trasformazione dei rifiuti da pericoli in riutilizzabili costa invece meno della metà.
Alcune di queste società di stoccaggio più importanti come la BitumItalia hanno sede in Veneto a Marghera ed ha stabilimenti in tutta Italia tra cui a Marcianise (CE). E così i loro veleni finiscono nelle nostre strade, nelle nostre case e nella nostra catena alimentare.