Rifiuti Tossici e Società Civile
Dopo le recentissime vicende giudiziarie "madre terra 2" e "dry cleaner" che hanno portato nuovamente agli onori delle cronache il problema dell'illecito smaltimento dei rifiuti e delle ecomafie nella regione campana, nasce una reazione da parte della società civile, organizzatasi in comitato civico dal nome "Allarme rifiuti tossici". Ad esso hanno aderito, tra gli altri, WWF, Peacelink, Greenpeace, Comitato per la tutela della salute dei cittadini, Istituto italiano per gli studi filosofici, e molti singoli cittadini. Sabato 13 maggio il comitato ha dato vita ad una assemblea pubblica presso l'Istituto Nazionale per lo studio e la cure dei Tumori G. Pascale di Napoli, ospitata dal Direttore Generale dell'Istituto Prof. Mario Luigi Santangelo.
In apertura dei lavori, la poco numerosa platea ha potuto assistere alla proiezione del documentario "Rifiuti d'Italia" realizzato per Rai 3 da Sandro Ruotolo, con il quale si introduce alle problematiche di natura sanitaria, economica e ambientale legate allo smaltimento dei rifiuti.
Il sostituto procuratore della Repubblica di S. Maria Capua Vetere (Ce), dott. Donato Ceglie, ha illustrato in dettaglio le dinamiche della camorra napoletana nel business dei rifiuti tossici. Sono ben 100 milioni di tonnellate i rifiuti prodotti annualmente dal nostro bel paese, di cui solo il 60% trova un trattamento ed uno smaltimento in quello che possiamo definire come il ciclo ordinario e legale di rifiuti. Il sostituto procuratore sostiene, dati alla mano, che il restante incontra fatalmente l'offerta di smaltimento illecito camorrista, a sottolineare come la criminalità abbia saputo inserirsi nell'incapacità del nostro paese a dotarsi di una soluzione capace di assorbire per intero il problema rifiuti. Il dott. Ceglie sottolinea come l'introduzione del delitto di attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti, abbia consentito di utilizzare gli strumenti di indagine che la giustizia penale offre e di punire più severamente tali comportamenti.
Nonostante questo aspetto, certamente positivo, il sostituto procuratore precisa che la "via della giustizia" da sola non possa portare alla soluzione di un grave problema come quello delle ecomafie campane. Una soluzione definitiva è ipotizzabile solo mettendo in campo tutte le risorse, da quelle politiche a quelle culturali, nonché nel dare al problema una dimensione nazionale.
Quando si parla di attività illecite connesse allo smaltimento dei rifiuti, non si può fare a meno di rilevare le gravi ripercussioni sulla salute dei cittadini. Lo ricorda il Prof. Giuseppe Comella, primario oncologo dell'Istituto Pascale, quando afferma che negli ultimi 10 anni l'incidenza dei tumori è passata dal 25 al 30% rispetto alla popolazione sana; secondo il Professore: "l'inquinamento da scarichi non autorizzati non riguarda solo quel contadino che vede immesso a fianco del proprio podere uno scarico abusivo, ma riguarda anche noi che dagli scarichi siamo fisicamente lontani, ma che a causa dell'inquinamento delle falde acquifere assumiamo con la dieta frutta, derivati del latte e della carne, contaminati".
Circa il nesso causa-effetto che lega l'inquinamento ambientale con l'insorgenza tumorale nella zona, non ci sarebbe bisogno di insistere nel ricercare un rapporto causale diretto. Infatti, secondo il Dott. Pio Russo Krauss, responsabile del Centro di documentazione e ricerca sull'ambiente e la salute dell'Asl Napoli 1: " non esistono dubbi che l'inquinamento ambientale, sia tra i fattori causali dei tumori e di molte altre patologie, come malattie respiratorie, cardiovascolari, malformazioni congenite. Tra gli inquinanti, vi sono sostanze il cui potere cancerogeno è già da tempo accertato sia sugli animali che sull'uomo, come l'arsenico, il cromo esavalente, l'amianto ed il nichel".
Se si volesse davvero ridurre l'incidenza delle neoplasie maligne nell'area, la strada da percorrere, secondo il Prof. Comella, è quella dell'individuazione delle sostanze cancerogene e della rimozione dall'ambiente. Il fatto che fino ad oggi e da 13 anni si affronti il problema in termini di emergenza rifiuti e che le risorse economiche siano destinate esclusivamente a ciò, ha portato ad oscurare, più o meno consapevolmente, il problema sanitario. Denunciare in modo coraggioso e diretto l'aspetto della salute dei cittadini, significa cercare una soluzione soprattutto per questo problema in termini di prevenzione, di informazione e di impiego di risorse economiche anche da questo punto di vista. E' chiaro che ciò vorrebbe dire togliere denaro ai ricchi appalti pubblici, al cartello formato da politici, imprenditori e camorristi. L'art. 7 intitolato "copertura finanziaria" del decreto-legge n. 21 del 27/01/2006 relativo a misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza rifiuti in Campania recita: "agli oneri derivanti dagli artt. 1 comma 7 e 5 comma 1, pari a 35 milioni di euro per l'anno 2005 e a 45 milioni di euro per l'anno 2006 …". Questi fondi, erogati al Commissariato straordinario per i rifiuti, dovranno essere distribuiti per la gestione sul territorio dell'emergenza, dalla raccolta dei rifiuti nei cassonetti, all'affitto di nuovi terreni da destinare a discariche, alla bonifica di territori contaminati illegalmente, alla ripresa dei cantieri di costruzione degli inceneritori di Acerra e S. Maria la Fossa, con soli 15 km a dividerli.
Comune ai relatori non è solo la necessità di una visione globale del problema, giudiziario, ambientale, sanitario e politico, ma anche una questione culturale. Ad incombere sul tessuto sociale c'è l'incapacità di riconoscere e reagire a meccanismi di illegalità, tollerati con rassegnazione dalla maggior parte dei cittadini, unitamente all'inconsapevolezza delle fasce culturalmente più deboli. A parlare di questo aspetto e a rilevare una questione etica globale è l'intervento di Padre Alex Zanottelli, che sottolinea come consumi e rifiuti siano due facce della società consumistica, predestinata secondo l'eccentrico missionario ad essere seppellita dai suoi stessi rifiuti.
Ha chiuso la serie di interventi il dott. Antonio Martella, responsabile dell'UOS farmacoeconomia dell'Istituto Pascale, che ha evidenziato i costi delle cure e in generale del sistema sanitario necessari per far fronte al crescente fabbisogno di una regione che sembra colpita da una vera e propria epidemia. Per dare un'idea delle dimensioni del fenomeno è utile riportare un dato citato dal Dott. Russo Krauss: nelle sole Asl Caserta 1 e 2 nel biennio 2000-2001 le domande di esenzione dal ticket hanno subito un impennata del 400%.
In conclusione, il Comitato civico ha dato lettura di un proprio documento con il quale si rivolgono richieste specifiche ai futuri sindaci dei comuni napoletani: la bonifica del territorio ad opera del genio militare, per evitare che i 18 milioni di euro stanziati vengano in qualche modo "distratti", la realizzazione di un efficiente gestione ordinaria dei rifiuti, a partire dalla raccolta differenziata, la cessazione dei lavori per la costruzione degli inceneritori, la fine della gestione commissariale dell'emergenza rifiuti. Il Comitato si propone quindi di diventare un interlocutore degli enti locali nel settore ambientale, nell'intento di raccogliere, anche con iniziative di questo tipo, un consenso sempre più vasto da parte dei cittadini, che è sicuramente un fattore necessario per avviarsi verso la soluzione di questo decennale problema.
In un territorio dove si limita l'informazione e l'educazione ambientale dei cittadini e delle attività produttive a pochi interventi sporadici ed inefficaci e dove i mezzi di informazione sono spesso assenti, appare inevitabile che quella sala all'Istituto Pascale, nonostante la limitata capienza, abbia visto delle file vuote. La strada è ancora lunga, ma non impossibile da percorrere, per ottenere la giusta e risolutiva partecipazione.
Altrenotizie seguirà con attenzione le prossime mosse del Comitato napoletano.