Roghi e violenze la città sotto scacco

3 gennaio 2009 - Daniela De Crescenzo
Fonte: Il Mattino

DANIELA DE CRESCENZO I dieci giorni neri di Pianura cominciarono tra il 2 e il 3 gennaio, esattamente un anno fa. In quella prima notte di battaglia furono abbattuti gli alberi per bloccare la strada che porta a contrada Pisani, fu organizzato un presidio permanente, fu assaltato un bus in via Sartania. Nella serata del 2 gennaio si era diffusa la voce che all’alba del giorno successivo le forze dell’ordine e la ditta incaricata dei lavori avrebbero preso possesso della discarica. A Contrada Pisani arrivarono consiglieri regionali e comunali, esponenti della municipalità, un assessore (Giorgio Nugnes, suicida dopo l’avvio dell’inchiesta sugli scontri), ambientalisti, cittadini «comuni», pregiudicati, teppisti dei Niss (niente incontri solo scontri)un gruppo dei vandali da stadio. Un miscuglio esplosivo che si sarebbe scomposto subito in due fronti opposti: quello dei sostenitori dei raid e quello dei supporter della protesta pacifica. A prendere il sopravvento furono subito i violenti e gli oltranzisti. E fu l’inferno. Già il tre gennaio il quartiere rimane completamente isolato dai blocchi stradali e dalle barricate costruite con i cassonetti in fiamme e diventa un campo di battaglia per le bande che lanciano sassi contro le auto dei carabinieri e petardi contro quelle della polizia, assediano l’ingresso di via Campana della tangenziale e sequestrano quattro bus dell’Anm che da quel momento sospende i collegamenti con il quartiere. Il giorno successivo Pianura è saldamente nelle mani dei teppisti che nel pomeriggio obbligano i commercianti a calare le saracinesche: saranno i proprietari degli esercizi i soli a denunciare. In poche ore vengono assaltate le sedi del commissariato, della municipalità, dei partiti politici (Margherita e An). In nottata i malviventi si infiltrano nell’area scelta come sito di stoccaggio sabotando le pale meccaniche. Il 5 gennaio i manifestanti tentano di bloccare i camion con il terriccio diretti alla discarica e ci sono i primi feriti. Durante gli scontri con le forze dell’ordine un ragazzo cade lungo il dirupo. Un agente rimane ferito ed è necessario chiamare l’ambulanza, altri tre sono contusi. Passa qualche ora e un altro gruppo di manifestanti invade la linea ferroviaria tra Pozzuoli e Giugliano, per qualche ora i treni vengono dirottati. In contrada Pisani, intanto un gruppo di teppisti circonda un’auto della polizia, la colpisce con i pugni e poi la bersaglia con sassi e bulloni. I poliziotti reagiscono, c’è una nuova carica. Questa volta sono quattro manifestanti a restare contusi. Passano poche ore e si ricomincia: ad essere assaltata è una camionetta dei carabinieri che, dovendo lasciare la discarica, rallenta la manovra e viene colpita ancora una volta da ragazzi che organizzano caroselli con le moto lanciando sassi e petardi. I cittadini pacifici organizzano sfilate, manifestazioni, processioni, messe all’aperto. Ma ormai i raid si susseguono sempre più minacciosi fino al 7 gennaio quando i manifestanti danno fuoco alla discarica. in serata improvvisamente le forze dell’ordine si ritirano e i teppisti hanno campo libero: bruciano le attrezzature lasciate a contrada Pisani dalla ditta incaricata dei lavori, i distributori di benzina della famiglia del consigliere regionale Pietro Diodato, i bus dell’Anm. Il giorno dopo il governo Prodi nomina Gianni De Gennaro commissario all’emergenza rifiuti. E gli scontri si placano.

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