Pesantissimo il capo d’accusa: associazione a delinquere finalizzata alla devastazione Ipotizzati legami con la camorra

Disordini di Pianura, in venti a processo

Inchiesta conclusa a un anno esatto dagli scontri: in aula il 16 febbraio. Alla sbarra il consigliere di An Marco Nonno
3 gennaio 2009 - Giuseppe Crimaldi
Fonte: Il Matttino

Due gennaio 2007: mentre la città vive la fase più drammatica dell’emergenza rifiuti, a Pianura scoppia l’inferno. Bande organizzate di giovani scendono in piazza, bloccano strade, danno fuoco ai cassonetti, scatenando una guerriglia contro le forze dell’ordine. L’ombra della camorra fa capolino mentre l’ipotesi inquietante che dietro i raid si nasconda la regia dei clan della zona occidentale assume contorni concreti. Oggi - a un anno esatto da quei fatti - l’indagine della Procura chiude il cerchio intorno a 39 persone imputate di associazione per delinquere finalizzata alla devastazione. Al termine dell’udienza preliminare il gup Vincenzo Alabiso ha disposto il rinvio a giudizio per 20 imputati, accogliendo le richieste per sei patteggiamenti e 13 riti abbreviati. Ha vinto la linea della Procura. Le tesi dell’accusa, elaborate dal sostituto procuratore Antonello Ardituro, ha retto al vaglio del gip. E sembra quasi un miracolo - almeno per i tempi elefantiaci che purtroppo continuano a scandire la vita della giustizia nel distretto di Napoli - quello ottenuto grazie al lavoro di investigatori e inquirenti che in un anno hanno portato a termine un’indagine complessa e delicata. Tra i rinviati a giudizio c’è anche Marco Nonno, ex consigliere nazionale di An finito in carcere (e successivamente agli arresti domiciliari) perché ritenuto una delle menti degli scontri di Pianura. Dall’elenco degli indagati è stato invece eliminato un nome: quello di Giorgio Nugnes, l’ex assessore finito ai domiciliari nel blitz operato dagli uomini della Direzione investigativa antimafia agli inizi del mese di ottobre dello scorso anno. Nugnes si è suicidato il 29 novembre, impiccandosi nella sua casa di Pianura. Il processo a carico dei 20 imputati comincerà il 16 febbraio prossimo davanti alla nona sezione del Tribunale di Napoli. Tra i rinviati a giudizio vi sono anche alcuni ultrà del Napoli appartenenti a due sigle della tifoseria organizzata: Teste Matte e Niss (niente incontri solo scontri). Sempre il 16 febbraio comincerà anche il processo nei confronti dei 13 imputati che hanno chiesto di essere giudicati con rito abbreviato. Soddisfazione per il risultato viene espressa dal pubblico ministero Ardituro. «Vorrei sottolineare l’importanza di questa decisione - ha detto ieri al “Mattino” il magistrato - che premia soprattutto il lavoro encomiabile degli agenti della Digos diretta dal vicequestore Antonio Sbordone, ma anche quello del personale amministrativo e di polizia giudiziaria della Procura, che ha dato il massimo». Il Comune non si è costituito ancora parte civile: dovrebbe farlo in apertura del processo, a febbraio. Ecco l’elenco completo delle persone rinviate a giudizio: Salvatore Buonanno, Gennaro fiume, Dario Di Vicino, Luigi Russo, Alessandro Nusco, Rosario Longobardi, Marco D’Oria, Francesco Carteciano, Marco Nonno, Giuseppe Aprovitola, Antonio Mescia, Antonio Puglisi, Paolo Romano, Gioacchino Varchetta, Ciro Zizolfi, Roberto Cosentino, Luigi de Nicolais, Giovanni Marra, Fabio Prudele e Giovanni Volpe. Marco Nonno venne scarcerato il 20 ottobre ed attualmente si trova ancora agli arresti domiciliari. La sua posizione è risultata aggravata alla luce del deposito da parte della Procura di un verbale contenente le dichiarazione del pentito Mario Toller - collaboratore un tempo affiliato ai clan dell’area occidentale - secondo il quale l’esponente politico di An sarebbe stato vicino ad ambienti camorristici del quartiere di Pianura. Agli atti del processo c’è poi una testimonianza del consigliere regionale di An Pietro Diodato il quale avrebbe sostenuto, tra l’altro, che Nonno aveva avuto un ruolo importante nelle manifestazioni degenerate in incidenti affermando, inoltre, che era notoria nel quartiere la sua vicinanza a Leopoldo Carandente, indicato dagli inquirenti come uno dei promotori della protesta degenerata in guerriglia urbana e ritenuto vicino ad ambienti malavitosi.

Powered by PhPeace 2.6.4