La frana nella discarica di Chiaiano: prova di catastrofe annunciata?
Il 15 dicembre scorso sui mass media è apparsa la notizia che nella cava del Poligono di Chiaiano (dove in un buco, più profondo dell'area circostante da 20 a 70 m, è in allestimento la discarica prevista dal DL 90/08) è avvenuta una frana, come confermato anche dal Commissariato di Governo per l'Emergenza rifiuti in Campania. Per fortuna non vi sono stati danni a persone e a cose nell'area di lavoro.
La notizia è passata quasi inosservata. I mass media non hanno ritenuto di approfondire l'argomento, ossequiosi alle veline fornite dagli ambienti commissariali che avevano interesse a minimizzare l'evento.
Le notizie riferiscono che la frana avvenuta nell'area in cui si stanno allestendo la discarica e gli altri manufatti sarebbe stata uno smottamento; questo termine è di solito usato per indicare una frana di sedimenti sciolti. Il preoccupante evento franoso verificatosi all'interno dell'area "secretata" non è stato valutato da esperti indipendenti, in quanto è vietato l'accesso.
In relazione alle rocce affioranti lungo le pareti della cava a fossa si deduce che la frana deve essere del tipo Colata Rapida di Fango e che l'area d'innesco è ubicata alcune decine di metri al di sopra dell'area di lavoro in corrispondenza dell'affioramento dei sedimenti sciolti che poggiano sul tufo giallo.
La frana, prima di tutto, evidenzia l'inefficacia degli interventi eseguiti e spacciati come messa in sicurezza delle pareti della cava, consistenti in reti chiodate fissate con chiodi di circa 3 metri di lunghezza.
Queste frane iniziano come scorrimento dei terreni sciolti instabili, saturi o quasi saturi d'acqua; subito dopo il primo distacco i sedimenti coinvolti si liquefano passando dallo stato solido a quello liquido. Le reti, pertanto, non riescono a trattenere il fluido che invade rovinosamente il pendio sottostante.
In base alle scarse notizie diramate si stima che la colata di fango che ha invaso l'area di lavoro abbia avuto un volume di circa 200 metri cubi; la zona d'innesco delle frane simili che si verificano nella Collina dei Camaldoli è di solito dell'ordine di 10 X 10 m e lo spessore dei sedimenti pedogenizzati coinvolti è mediamente di 2 m. Il loro peso si aggira intorno ai 2000 kg per metro cubo per cui si stima che il peso del fango precipitato nella zona di lavoro sia stato dell'ordine di 400 tonnellate. Per avere idea del peso del corpo di frana si ricorda che un TIR scarico pesa intorno a 7 tonnellate; la massa franata da qualche decina di metri poteva avere un peso equivalente a quello di 50 TIR. E' evidente che è stato un miracolo che nessuno si sia fatto male.
Si fa presente che circa il 50% delle pareti e del sottostante piazzale della cava dove sono in corso i lavori sono interessate dallo stesso pericolo come segnalato in precedenti relazioni dello scrivente.
Si ricorda ancora che la Cava del Poligono è interessata da altri pericoli già ampiamente e ripetutamente segnalati (e non eliminati) quali ad esempio il crollo potenziale di enormi volumi di tufo fratturato dalle pareti (come accaduto nel 1999 in una cava vicina dove precipitarono rovinosamente circa 6000 metri cubi di tufo) e l'inondazione del piazzale da parte delle acque ruscellanti lungo il sovrastante alveo della Cupa del Cane. E' già stato evidenziato che il progetto di messa in sicurezza delle pareti della cava è basato su dati sbagliati e quindi non è idoneo a garantire la sicurezza di coloro che operano nella cava; la messa in sicurezza idraulica dell'alveo pur essendo propedeutica all'inizio dei lavori nel piazzale di cava non è ancora stata realizzata.
Si deve registrare dopo cinque mesi dall'interruzione del tavolo tecnico, al quale partecipavano esperti dei Comuni di Marano e Mugnano e dei Comitati dei Cittadini, che il progetto di messa in sicurezza delle pareti non è stato corretto e che banalmente ma pericolosamente non sono state realizzate nemmeno le più semplici opere idrauliche che devono evitare problemi ai lavoratori e all'ambiente.
Si lancia l'ennesimo appello affinchè si garantisca adeguatamente l'incolumità dei lavoratori realizzando interventi degni di assicurare la sicurezza ambientale.
E' evidente la responsabilità di tutti coloro che hanno imposto, progettato e approvato la discarica nella Cava del Poligono di Chiaiano; gravi responsabilità gravano anche su chi ha realizzato e diretto la così detta messa in sicurezza delle pareti, consistente in interventi non idonei a garantire la sicurezza dei lavoratori e dell'ambiente in quanto basati su dati sbagliati circa la pericolosità geoambientale, come sottolineato anche dalla recente frana.
La frana avvenuta nella prima metà di dicembre del corrente anno poteva provocare seri danni alle persone; si segnala che le pareti più alte della cava possono originare frane simili e anche di maggiore dimensione che potrebbero provocare una vera e propria strage.
I responsabili, immeritatamente miracolati dalla frana annunciata, devono intervenire per evitare tragici eventi catastrofici. Si evidenzia che la discarica non può essere responsabilmente attivata prima che siano stati realizzati gli interventi citati.