Flop differenziata, danni per sei milioni in tre anni
3 dicembre 2008 - Fabrizio Geremicca
Fonte: Corriere del Mezzogiorno
Il 16 dicembre prima udienza alla Corte dei Conti, dopo due rinvii, sulla richiesta di 5.680.869 della Procura nei confronti del consiglio di amministrazione dell'Asia.
La vicenda esaminata dal pm Buccarelli copre gli anni che vanno dal 2001 al 2004. Presidente della municipalizzata era il professore Giuseppe Ferraro. Ammini-stratore delegato l'ingegnere Lino Bonsignore. Nel consiglio di amministrazione: Gennaro Volpicelli, Claudio Nardi, Davide Del Cogliano, Ferdinando Di Mezza (ora assessore al Patrimonio), Sergio Locoratolo, Alberto Pinto, Marianna Fragala Coppola, Vincenzo Melucci, Italo Talia, Domenico Acierno. Docenti universitari e manager, tutti chiamati a render conto del danno erariale che, secondo la Procura della Corte dei Conti, ha cagionato ad Asìa ed al comune di Napoli il flop della raccolta differenziata. Il pm calcola un danno patrimoniale di 2.840.869 euro per il mancato guadagno dalla vendita di carta, plastica, alluminio al consorzio imballaggi. Quantifica poi in 2.840.000 euro il danno non patrimoniale, cagionato dal «discredito » che è derivato alla municipalizzata dalla mancata attivazione della differenziata. Tutt'altro che trascurabile, secondo la Procura, che nota: «La negligenza — resa palese dalla insufficiente programmazione e pianificazione da parte del Consiglio di Amministrazione — vanifica le norme e le procedure e tendenzialmente distrae i pubblici poteri, consentendo anche l'approfittamento dei soggetti coi quali l'amministrazione viene in relazione, il depauperamento delle risorse, il fallimento degli obiettivi prefissati ». Non è contabilizzato il danno per i costi di conferimento ai Cdr. Il Comune di Napoli ha infatti speso 0,0732 euro al chilo di immondizia scaricata negli impianti. Se una parte di quei rifiuti fosse stata riciclata, ne avrebbero guadaganato le casse dell'Asìa e di palazzo San Giacomo. Sarà la Cassa Depositi e Prestiti a quantificare questo aspetto per la Procura. Nel-l'atto di citazione c'è tutta la storia, grottesca e drammatica, dei progetti di raccolta differenziata a Napoli, mai partoriti o, se abbozzati, abortiti in breve tempo. Una vicenda, quella della differenziata negata, che va contestualizzata nell'eterna emergenza campana, essendone allo stesso tempo concausa — la metropoli produce ogni giorno un quarto dell'immondizia di tutta la regione — ed effetto. Sono 3 i progetti naufragati, solo a voler considerare il periodo 2000/2004. Il primo: carta e multimateriale riciclabile dovevano essere messi nel sacco viola, che i napoletani dovevano depositare in giorni prefissati presso gli ecopunti indicati dalle paline; l'umido era destinato ai sacchi neri da mettere nei cassonetti; sfalci e residui di potature potevano essere ritirati da Asia previo appuntamento, al pari degli ingombranti. Furono spesi 137.728 euro, ma il sistema non ha mai funzionato.
Seconda puntata nel 2002: bidoncini nei palazzi. Bianchi per la carta. Blu per plastica, alluminio e banda stagnata. Neppure questa iniziativa va a buon fine. La terza nel 2004: campane stradali. Gialle per la plastica e l'alluminio; verdi per il vetro. Restano i bidoncini bianchi nei palazzi per la carta. I limiti di legge della differenziata — 35% secondo il decreto Ronchi, 40% recita la Finanziaria — rimangono un miraggio. Colpa anche dei controlli blandi: quelli dei vigili urbani, in primis, ma anche quelli dei verificatori di Asìa, dotati di poteri inadeguati. Ora, finalmente, il porta a porta.
Seconda puntata nel 2002: bidoncini nei palazzi. Bianchi per la carta. Blu per plastica, alluminio e banda stagnata. Neppure questa iniziativa va a buon fine. La terza nel 2004: campane stradali. Gialle per la plastica e l'alluminio; verdi per il vetro. Restano i bidoncini bianchi nei palazzi per la carta. I limiti di legge della differenziata — 35% secondo il decreto Ronchi, 40% recita la Finanziaria — rimangono un miraggio. Colpa anche dei controlli blandi: quelli dei vigili urbani, in primis, ma anche quelli dei verificatori di Asìa, dotati di poteri inadeguati. Ora, finalmente, il porta a porta.