Casale, il commerciante incastrato dalle telecamere: dalla sua posizione aveva visto l’intera dinamica dell’agguato

Omicidio Orsi, Cirillo e Letizia tra i killer

Ordinanze di custodia cautelare per i due sicari già reclusi. In cella il titolare del Roxy bar: favoreggiamento
10 dicembre 2008 - Marilù Musto
Fonte: Il Mattino Caserta

Ha imprecato contro il paese in cui vive, Casal di Principe, quando i carabinieri del nucleo investigativo di Caserta, ieri pomeriggio, lo hanno portato via sotto braccio dal «Roxy bar» e trasferito nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Gaetano Simeone, fino al primo giugno di quest'anno, era solo un ragazzo di diciannove anni appena diplomato che gestiva assieme allo zio il bar del padre in carcere in via Dante. Ora è il più giovane degli arrestati per favoreggiamento aggravato dal metodo mafioso nell'omicidio di Michele Orsi, imprenditore nel settore rifiuti coinvolto con l'azienda di famiglia, la «Eco4», negli intrecci tra politica e clan per la gestione dello smaltimento di rifiuti in provincia di Caserta. Gaetano si trovava nel bar, dietro al bancone, quando Giuseppe Setola la prima domenica di giugno sparò i primi colpi di pistola calibro 9 per 21 a Michele Orsi. Il giovane vide in faccia, secondo le dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Oreste Spagnuolo, Alessandro Cirillo, detto «o'sergente», e Giovanni Letizia che completarono il lavoro mirando alla testa e al petto di Orsi per «sporcare» di sangue la vittima, lasciando la firma del clan dei Casalesi. In fretta, Gaetano abbassò la saracinesca e si allontanò dal bar lasciando Orsi in una pozza di sangue che scorreva copioso sul marciapiede. Schiacciato dal peso del suo cognome e dal fatto che il padre, Remolo, era stato arrestato a dicembre in seguito a un’ordinanza che aveva colpito anche alcuni esponenti del clan di Francesco Bidognetti, il diciannovenne aveva avuto paura. Chiamato poche ore dopo il delitto dai carabinieri e interrogato per quattordici ore di seguito dal capitano Alfonso Pannone, aveva cambiato la sua versione per tre volte. Prima dichiarando di non trovarsi nel bar all'ora del delitto. Poi, incastrato da alcuni testimoni, di non aver visto l'azione di fuoco. Infine, nonostante fosse stato costretto dai successivi riscontri a confessare, aveva mentito ancora raccontando di aver visto i killer incappucciati. Ai giornalisti aveva detto: «Non so niente, non ho niente da dire, lavoro come tutti gli altri». Ma è stata proprio l'ultima bugia raccontata alle forze dell'ordine, tanto ingenua quanto dettata dalla paura, a far insospettire gli inquirenti. Le immagini di una telecamera installata sulla porta di un esercizio commerciale hanno confermato la versione dei collaboratori di giustizia. Il giovane aveva visto tutto. L'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Napoli su richiesta del pm Alessandro Milita della Direzione distrettuale antimafia è stata eseguita nei confronti di Gaetano, ma anche di tutti i presunti responsabili dell'omicidio di Orsi: Alessandro Cirillo detto o'sergente, Giovanni Letizia rinchiuso con Cirillo al carcere duro, Massimo Alfiero, fratello di Nicola condannato in Spartacus I, e Mario Di Puorto di ventitrè anni, accusato di essere la staffetta dei killer che aveva avvertito dell'arrivo di Orsi nel bar. Nei confronti di Di Puorto, la misura cautelare è stata applicata confermando il provvedimento di fermo eseguito lo scorso 18 novembre per i reati di concorso in omicidio e associazione mafiosa. E a seguito degli arresti, sono scattate le perquisizioni a casa di Gaetano Simeone e nel bar in via Dante. Nessun arma è stata trovata. In zona, si cercano ancora alcuni presunti fiancheggiatori del clan, poco più che ventenni, che hanno partecipato alla strage degli immigrati e agli omicidi di camorra commessi dall'ala stragista di Giuseppe Setola, latitante da otto mesi. Nell'elenco ci sono alcuni ventenni di Trentola Ducenta e San Marcellino, come Gabriele Brusciano, introvabile da circa un mese.

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