Impianto rifiuti, stop da 18 mesi
Fu sequestrato dalla procura della Repubblica a quindici giorni dalla sua inaugurazione. Doveva essere il primo impianto in Campania per il trattamento e il riciclaggio dei rifiuti inerti, cioè tutti quei rifiuti provenienti da cantieri edili che spesse volte vengono abusivamente scaricati ai margini delle strade. L’unico impianto autorizzato dalla Regione - all’azienda Rame - fin dal 14 marzo del 2006 è fermo da diciotto mesi, due volte sequestrato, una volta dissequestrato dal Riesame, dissequestro confermato dalla Cassazione ma l’impianto è ancora fermo e l’inchiesta penale ancora in corso con una udienza che stamattina avvia il processo. Intanto, proprio i rifiuti inerti che dovrebbero essere trattati dall’impianto vengono scaricati ovunque. Motivo del contendere è la presenza di un vicino canale o fosso che secondo alcuni è un torrente, il solito Vallemonio, e quindi soggetto a vincolo, e secondo altri un modesto rigagnolo e non inserito tra le acque soggette a particolari tutele. Proprio dietro incertezza c’è l’ennesima storia di burocrazia all’italiana. Ma c’è di più perchè l’accusa sostiene che il corso d’acqua a monte è un torrente mentre a valle viene declassato a semplice corso d’acqua, inficiando così tutte le cognizioni in materia idraulica. La storia cominicia quando lo Stato, le casse pubbliche, decide che in Campania i rifiuti dei cantieri edili debbono essere trattati in impianti appositi per realizzare nuove materie prime: lo Stato finanzia con tre milioni di euro, in parte finanziato da Sviluppo Italia. A quindici giorni dal termine dei lavori e dall’inaugurazione dell’impianto il sequestro dell’impianto per un’inchiesta della procura salernitana. Tutti i sequestri sono stati smentiti dal Riesame e dalla Cassazione. Oggi comincia un processo, l’impianto è fermo, i rifiuti abbandonati per le strade. L’impianto è fermo, le macchine rischiano l’obsolescenza. Alla fine della storia di ordinaria burocrazia lo Stato potrebbe vedersi un impianto non realizzato, la possibile revoca del finanziamento e dall’altra parte il pagamento delle amminsitrazioni degli eventuali danni cagionati.