L'interno dell'impianto di Acerra

Acerra, il 23 dicembre Berlusconi accende il termovalorizzatore della discordia

4 dicembre 2008 - Angelo Agrippa
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

È una corsa contro il tempo e ogni giorno di pioggia rischia di ritardare il battesimo del fuoco. Quello che Silvio Berlusconi vorrebbe trasformare in una sorta di solenne cerimonia olimpica, con lui tedoforo, il braccio teso, pronto ad ardere il primo sacchetto di spazzatura che varcherà la soglia del forno della prima linea del termovalorizzatore di Acerra. L'appuntamento - sebbene nel cantiere, per scaramanzia, accortamente si eviti di annunciare date - è fissato per il prossimo 23 dicembre. Dall'altro ieri, e per settantadue ore, dalla bocca di due camini provvisori si intravede il riverbero del vapore acqueo prodotto dalla combustione del gas metano che raggiunge una temperatura massima di 1200 gradi: operazione indispensabile per consentire l'essiccamento del materiale refrattario che riveste il forno e propedeutica a quella che dovrà, progressivamente, portare a regime la prima linea del termovalorizzatore entro la fine del prossimo gennaio. Gli operai osservano il camino quasi con l'emozione di marinai che attendono l'esibizione del gran pavese. Si scruta il cielo alla ricerca di una scia di fumo che non c'è. Dal 24 luglio non hanno fatto un solo giorno di ferie. E provvedono con meticolosa attenzione a differenziare gli scarti del cantiere: vi è l'angolo in cui viene ammassato il ferro, quello in cui si raccoglie il legno delle pedane, quindi l'alluminio, la carta, i resti dei cavi utilizzati e i contenitori di acido vuoti.

La prima linea dell'impianto brucerà 700 tonnellate di rifiuti tritovagliati al giorno. Poi, a febbraio e a marzo, vale a dire quando saranno messe a punto anche la seconda e la terza linea, la quantità di materiale che sarà bruciato aumenterà fino a duemila tonnellate al giorno, con l'ultima linea dedicata al pregresso ‘‘confezionato'', vale a dire alle 7 o più milioni di balle stoccate in lingotti in varie parti della regione e per la cui estinzione non basterebbero venti anni se dovessero essere tutte bruciate ad Acerra. L'energia da 120 Mwe sarà utilizzata per l'esercizio dell'impianto nella misura del 10 per cento, il resto per sostenere il fabbisogno della città; sebbene, nell'affidamento dell'appalto, è stato stabilito che «i costi per l'affidamento saranno totalmente compensati dalla quota di energia elettrica che A2A cederà al gestore nazionale del servizio elettrico». Rispetto al progetto originario è stato realizzato un ponte di trasferimento che da un padiglione nel quale arriveranno i camion carichi, la spazzatura verrà ulteriormente selezionata per poi arrivare, su un nastro trasportatore, direttamente nel forno della terza linea. Francesco De Benedetta, ingegnere e responsabile della sicurezza del cantiere del termovalorizzatore, abita a Chiaiano, in un fabbricato, racconta, a ridosso dell'ultima barriera attrezzata dai militari per bloccare l'accesso alla cava. «Con la mia famiglia, sotto casa, abbiamo assistito per giorni a scontri, tafferugli e ancora oggi persiste il presidio dei comitati. Per raggiungere Acerra dovevo venire in scooter. Qualche volta, esasperati, con mia moglie abbiamo persino pensato di trasferirci altrove, a Savona, dove pure avevo ricevuto una proposta di lavoro. Oggi - continua - lo spazio davanti a casa mia è diventato un'attrazione turistica: arrivano curiosi e visitatori per scattare foto ricordo. Ma la discarica di Chiaiano è soprattutto un cestino indispensabile per l'entrata in funzione del termovalorizzatore di Napoli. Così come il termovalorizzatore di Acerra, il migliore e il più moderno d'Europa, è un impianto cruciale per risolvere definitivamente l'emergenza campana. E lo dico da cittadino, prima che come tecnico». Ad Acerra sono impegnati dai 300 ai 400 addetti. Tanti i siciliani e i calabresi dell'Impregilo che poi, probabilmente, passeranno (almeno se lo augurano) all'agognato cantiere del ponte sullo Stretto. Ma una volta che il termovalorizzatore andrà a regime, non saranno più di una quarantina i lavoratori che rimarranno. Ora, attendono questi ultimi giorni con il magone che prepara all'addio imminente e l'orgoglio di aver concorso a realizzare un impianto detestato dalla popolazione, ma che diventerà presto il simbolo della svolta, oltre che la fiaccola olimpica che, tra pochi giorni, gonfierà fiero il petto del premier Berlusconi.

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