Rimborsi spesa truccati, condannato Facchi
La prima condanna alla gestione dell’emergenza rifiuti in Campania è arrivata nella tarda mattinata di ieri: l’ex subcommissario Giulio Facchi è stato condannato a nove mesi (pena sospesa) per aver ottenuto rimborsi durante la sua missione in Campania. Ventimila euro, soldi non dovuti, secondo il giudice monocratico Carlo Spagna, che ieri ha firmato il verdetto a carico dell’ex braccio destro dell’allora commissario Antonio Bassolino. Truffa e falso le accuse nell’inchiesta condotta dal pm del pool mani pulite Giancarlo Novelli. Facchi avrebbe preteso rimborsi per le trasferte compiute nei tre anni e mezzo in cui ha svolto un ruolo nella cabina di regìa allestita per fronteggiare l’emergenza spazzatura. Un’accusa respinta dall’imputato fino all’ultima fase dell’istruttoria dibattimentale. Presente in aula ieri mattina, accanto al suo legale Riccardo Polidoro, Facchi è intervenuto con una deposizione spontanea: «Ho lavorato per il commissariato in modo trasparente e corretto. Quei rimborsi mi spettavano, c’era un accordo con il commissariato». Decisive le autocertificazioni presentate dall’imputato per ottenere i rimborsi. Il pm aveva chiesto due anni di reclusione. Al centro dell’inchiesta, ci sono i ticket staccati per raggiungere la propria abitazione milanese, qualche scontrino di autogrill, cinque biglietti di aliscafo per raggiungere Napoli salpando la mattina da Capri, durante un breve periodo di vacanza con la famiglia. Il pm non crede a «taciti accordi» con il ministero dell’Ambiente e vibra le sue accuse: «Pur ammettendo la verità storica di queste assicurazioni, è sconcertante che una persona chiamata a ricoprire incarichi di alta dirigenza nella pubblica amministrazione, con compensi più che adeguati (10 milioni di lire mensili nel 1999 e oltre 10mila euro al mese dal 2001), possa ritenere valida ed efficace una deroga orale a norme di legge ordinaria». Falso e truffa, dunque, in una vicenda in cui vanno avanti gli accertamenti della Procura della Corte dei Conti. Nel corso del dibattimento, sono stati ascoltati anche Raffaele Vanoli (ex vicecommissario ai rifiuti, che autorizzava i rimborsi) e il ragioniere Ugo Stingo (entrambi esranei alla vicenda penale). Stingo, una volta in aula, protestò fino alle lacrime: «La Procura contabile mi ha chiesto 34.891 euro, perché ho autorizzato rimborsi per missioni non verificate. Per un viaggio a Dusseldorf di Facchi, perché devo pagare io per quel viaggio? Come potevo verificare per quelle trasferte? Perché dovevo pagare di tasca mia?». Chiuso il primo processo contro un pezzo del commissariato dei rifiuti, si attende ora la svolgimento dei processi a carico degli ex vertici della Impregilo (uno dinanzi alla quinta penale, l’altro - più recente - dinanzi al gup Raffaele Piccirillo) e del governatore campano Antonio Bassolino.