Emergenza rifiuti, rischia di allargarsi tutta colpa della deregulation selvaggia

Il governo rinuncia ad aumentare l'efficienza di recupero dei rifiuti pericolosi e a ridurre i gas serra. Azzera il consorzio virtuoso COBAT.
Antonio Cianciullo
Fonte: La Repubblica - 27 novembre 2008

Rifiuti elettronici, batterie al piombo, gas buca-ozono in libera uscita: una nuova ondata di deregulation rischia di allargare l'emergenza rifiuti. Il sistema è di fronte a un bivio. E' possibile moltiplicare i posti di lavoro e raggiungere, solo con un corretto smaltimento dei frigoriferi e dei condizionatori, il 3 per cento degli obiettivi di Kyoto. Oppure si può scegliere di affidarsi completamente alle convenienze del mercato, esponendosi alle fluttuazioni che rischiano di paralizzare la raccolta nei momenti di bassa dei prezzi.

Oggi il modello vincente è quello applicato per gli imballaggi: un consorzio di recupero che si assume la responsabilità dei risultati per ogni materiale e lo raccoglie sia quando i prezzi delle materie prime sono alti che quando sono bassi, sia quando i cassonetti si riempiono da soli sia quando c'è da pedalare per raggiungere posti sperduti. Questo sistema - basato sulla concertazione con i Comuni, i produttori, i trasformatori e le ex municipalizzate - potrebbe allargarsi ad altre tipologie, come le pile, o essere minato dalla moltiplicazione di consorzi che rispondano solo a una logica di mercato senza garantire gli obiettivi di protezione ambientale.

"Il governo insiste su un'interpretazione ideologica della liberalizzazione: invece di aumentare l'efficienza punta ad aumentare il numero dei consorzi di recupero", accusa Ermete Realacci, ministro ombra dell'Ambiente. "Al contrario, dobbiamo incentivare il riciclo dei rifiuti e l'industria collegata: con un incremento del 15 per cento al 2020 si potrebbero far scendere i consumi energetici di 5 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, pari al 32 per cento dell'obiettivo nazionale di efficienza energetica a quella data".

Le aree di crisi sono due. Da una parte, denuncia il senatore del Pd Roberto Della Seta, il colpo di mano del governo "che non ha tenuto conto del parere unanime espresso dalla commissione umiliando il ruolo del Parlamento e azzerando il Cobat, uno dei consorzi di smaltimento più virtuosi: recupera il 98 per cento delle batterie a un costo che è il più basso in Europa".

Dall'altra in ballo c'è un milione di tonnellate di rifiuti: i cosiddetti Raee, cioè le apparecchiature elettriche ed elettroniche. E' un flusso importante sia sotto il profilo ambientale (ci sono sostanze potenzialmente tossiche e con rilevanti effetti per la distruzione della fascia di ozono e per la crescita dell'effetto serra) che sotto il profilo economico (sono una miniera di materie seconde di grande valore).

Secondo uno studio di Ambiente Italia, "gli elettrodomestici bianchi (che corrispondono alle classi 1 e 2 dei Raee, di competenza del consorzio Ecodom) potenzialmente recuperabili sono 6 milioni di pezzi: 258 mila tonnellate, di cui 89.500 tonnellate di frigoriferi e congelatori e 7.400 tonnellate di condizionatori (prodotti contenenti CFC e HCFC)". Con una buona gestione si otterrebbe: il recupero di 230 mila tonnellate di materie seconde; un taglio di emissioni equivalente a 3,4 milioni di tonnellate di CO2; un recupero energetico pari a 119.000 tonnellate di petrolio. In sintesi si riuscirebbe - solo attraverso il recupero dei fluidi refrigeranti e il riciclo - a tagliare circa il 3 per cento delle emissioni di CO2 che l'Italia dovrebbe ridurre entro il 2020, mentre il recupero energetico vale all'incirca i consumi di una città di 40 mila abitanti.

"Sono obiettivi raggiungibili migliorando il sistema", commenta l'ex ministro dell'Ambiente Edo Ronchi, l'ideatore del decreto che ha rilanciato la raccolta differenziata. "Oggi ci sono 17 consorzi che raccolgono i rifiuti elettrici ed elettronici ma nessuno ha l'obbligo di raggiungere una quota minima o di operare su tutto il territorio nazionale. Si tratta di arrivare a una gestione coordinata e capace di affrontare target obbligatori di raccolta, secondo la strada indicata dall'Unione europea".

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