«Rischi per la salute umana» Ammesse solo due marche: la San Benedetto e Culligan Da ridefinire tutte le locazioni

Case ai militari Usa, la minerale nei contratti

L’acqua dei rubinetti «non è sicura»: chi fitta un’abitazione ai marinai deve fornire quattro litri imbottigliati al giorno
20 novembre 2008 - Paolo Barbuto
Fonte: Il Mattino

Chi darà in fitto un appartamento a un militare americano di stanza a Napoli, dovrà garantire nel contratto anche la consegna, quotidiana, di quattro litri d’acqua in bottiglia per ogni persona che abiterà la casa. L’acqua che esce dai nostri rubinetti non iene considerata sicura e i marinai americani vengono invitati a utilizzare quella imbottigliata non solo per dissetarsi, ma anche per cucinare e per lavarsi i denti. La decisione è in vigore da venerdì scorso, ed è stata ufficialmente comunicata dal comandante Jeff McAtee, il portavoce del «Naples public health evaluation», il reparto della Navy che si occupa della salute dai militari. Dall’inizio di settembre è stata la marina Usa a provvedere alla distribuzione dell’acqua alle famiglie dei militari che vivono al di fuori della base di Gricignano; ma i 144mila dollari stanziati dalla Navy sono già finiti ed è stato necessario trovare una soluzione alternativa: d’oggi in poi l’acqua dovrà essere fornita dai proprietari delle case in fitto. «La Navy ritiene che il personale che vive nella comunità, abbia il diritto di aspettarsi acqua pulita e sicura da bere nelle case prese in fitto tramite il servizio di locazione interno della base, e ritiene che i proprietari abbiano l’obbligo di accollarsi quest’onere, così come per tutti gli altri oneri collegati alla salute e alla sicurezza», ha scritto il comandante McAtee in una mail indirizzata a tutti gli uomini della marina. Da venerdì scorso, dunque, nei contratti stipulati tramite il servizio «housing» (il centro interno alla base che fa da tramite fra proprietari e affittuari) è prevista anche la clausola sulla fornitura di acqua. E non è consentito fornire bottiglie qualunque, la scelta è limitata a due sole marche: l’italiana San Benedetto e l’americana Culligan. Per adesso la novità è inserita solo nei nuovi contratti, ma è già previsto il «richiamo» di tutti i proprietari di case nelle quali vivono marinai e ufficiali americani, per ridiscutere i contratti e inserire, al più presto, la nuova norma. La decisione è scaturita dopo che, la settimana scorsa, i controlli interni della Navy hanno riscontrato «rischi per la salute umana associati alle percentuali di sostanze chimiche solventi nell’acqua di rubinetto di tre abitazioni, situate nella zona di Casal di Principe», come scriveva un comunicato ufficiale del 13 novembre. La richiesta di fornitura di acqua a carico dei proprietari di casa, però non è limitata solo a quella zona ma è estesa a tutta la regione Campania. Le preoccupazioni per la salute dei militari Usa a Napoli sono cresciute nei giorni dell’emergenza rifiuti. Dalla primavera del 2007 è stato avviato un programma di monitoraggio sull’ambiente: la prima fase si è appena conclusa con i controlli approfonditi sull’acqua, la seconda fase è appena partita e si concluderà, tra un anno, con uno screening approfondito anche sull’aria e sul terreno, per capire quali e quanti veleni mettono a rischio la comunità Usa.

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