Riaffiora l’inganno dei CIP6

Pubblichiamo un intervento di Pinuccia Montanari, Referente Nazionale Rifiuti della Federazione dei Verdi, che prova a far luce sull'indecoroso colpo di coda del governo Prodi, grazie al quale i fondi per le energie alternative (solare ed eolico) sono stati nuovamente ridiretti a sostegno dell'incenerimento dei rifiuti.
11 febbraio 2008 - Pinuccia Montanari (Referente Nazionale Rifiuti- Verdi)

Riaffiora l’inganno dei CIP6, in una situazione difficile come quella campana. Grazie agli emendamenti dei verdi, ed al lavoro in particolare di Camillo Piazza, Loredana De Petris, Angelo Bonelli, Grazia Francescato ci si era finalmente incamminati verso la giusta direzione. Si stava ponendo rimedio ad una distorsione che ha fatto sì che i 40 miliardi dei Fondi dei CIP6 finisse, per il 70%, alle fonti definite assimilate. Una delibera del Comitato interministeriale prezzi- era il 1992- li introdusse stabilendo una maggiorazione del 6% del prezzo dell’elettricità, pagato dai consumatori finali, per promuovere le energie rinnovabili Obiettivo era quello di favorire lo sviluppo delle produzioni energetiche sostenibili, solare e eolico. Invece, grazie ad una interpretazione estensiva del termine “rinnovabile” i miliardi sono finiti nelle casse delle aziende la cui produzione energetica è tutt’altro che rinnovabile: centrali termoelettriche, raffinerie, inceneritori alimentati da rifiuti. Caduto il governo si è di nuovo invertita la rotta grazie ad un’azione esclusiva del Ministero delle Attività produttive che ha restituito i CIP6 agli inceneritori campani in fieri.
Sono 60 euro in più in bolletta non per favorire l’energia dal sole o dal vento, ma per favorire un ulteriore guadagno dai rifiuti per il cui smaltimento già i cittadini pagano bollette pesanti, per non parlare del prezzo ambientale e sanitario di un ciclo di gestione dei rifiuti che, anziché affrontare a monte il problema, pensa di risolverlo partendo dalla fine del ciclo, ovvero dalla fase finale di smaltimento. I rifiuti potrebbero davvero diventare l’oro di Napoli, ma, in primo luogo, sarebbe bene chiamarli non più rifiuti, bensì “ materiali post-consumo”. Infatti, anche dopo essere stati consumati ed usati continuano ad essere materia : plastica, vetro, carta, organico, legno, alluminio, metalli vari, frazione secca non riciclabile. Il ciclo dei rifiuti non si risolve se non in una prospettiva di sostenibilità e nel rispetto della gerarchia indicata dalla legge : ridurre, differenziare, riciclare. Per noi verdi tutto questo è molto chiaro. Dove in verdi in Italia gestiscono la delega all’ambiente sono evidenti i risultati in termini di raccolta differenziata. E grazie al Ministro dell’ambiente ed al suo collaboratore scientifico Luca Dall’orto è decollato il primo gruppo italiano di Agenda 21 che si occupa di rifiuti ed ha tra gli obiettivi la realizzazione di un eco-sportello rifiuti , su internet, per le pubbliche amministrazioni, nonché la redazione di un manuale per attivare la raccolta differenziata. In Europa da ACRplus ( Association of cities and regions for recycling) è stata lanciata una campagna importantissima per la riduzione della produzione di 100kg di rifiuti/abitante/anno. Nell’ autunno 2008, durante la presidenza francese UE, è in programma la prima edizione della Settimana europea per la riduzione dei rifiuti. Ogni governo locale dovrà declinare il proprio impegno specifico: come fare? Se si introduce il compostaggio domestico si riduce la produzione di rifiuto indifferenziato di circa 40 kg/ab/anno, poi l’uso degli eco-pannolini, dell’acqua del rubinetto, l’utilizzo di sacchetti multiuso e di tela, gli imballaggi a rendere, i detersivi alla spina, il riutilizzo di materiale vario sono azioni che comportano un risparmio sino a 100kg che, moltiplicati per il numero degli abitanti di una città, consente di risparmiare territorio per smaltire i rifiuti (è noto dal rapporto Stern che oggi la media planetaria di spazio disponibile per assorbire sostenibilmente i rifiuti e gli scarti della produzione e dei consumi , lo spazio bioproduttivo è di 1,8 ettari pro-capite. Gli americani ne’assorbono 9,6, gli europei 4,5. Se il resto del mondo volesse raggiungere questi livelli, tre altri pianeti non basterebbero). Il risparmio poi è anche economico e per una città di 150.000 abitanti ridurre di 100kg la produzione pro-capite di rifiuti significherebbe risparmiare 1 milione di euro in smaltimento ( dato che ormai il costo di smaltimento varia dai 70 a 240 euro circa a tonnellata).Poi il ciclo dei rifiuti si può chiudere in modo sostenibile se i materiali post-consumo tornano ad avere vita : plastica delle bottiglie per produrre tubi in agricoltura, interni di automobili, oggetti vari, vetro per l’industria ceramica, metalli per fare riciclette e caffettiere, organico come compost contro la desertificazione, carta che ridiventa il giornale quotidiano, libri e acquisti verdi nella pubblica amministrazione ( per altro obbligatori per legge – almeno per il 30%). Infine la chiusura definitiva del ciclo dovrebbe avvenire con sistemi a freddo, non con gli inceneritori attraverso i quali semplicemente si trasforma l’inquinamento solido in inquinamento aeriforme, senza contare che il 30 % di quello che si brucia diventa cenere ( ceneri leggere e ceneri pesanti, comunque tossiche e che devono essere smaltite in discariche speciali o spedite in Germania come sembra fare l’inceneritore di Brescia). In alternativa all’inceneritore, il ciclo dei rifiuti si può chiudere con il trattamento meccanico-biologico. Se virtuosamente si raggiunge il 70% di raccolta differenziata- si può come dimostrano molte città anche grandi- il 30% del rifiuto indifferenziato che resta può essere ulteriormente separato, ricavandone di nuovo materia, magari compost di minore qualità, ancora metalli, ecc. Alla fine resta un 6% che, stabilizzato, può essere riutilizzato come base per sottofondi stradali, come materiale per interventi di bonifica ecc… Dunque non è impossibile, ma assolutamente praticabile raggiungere l’obiettivo rifiuti 0. L’Europa ci sta chiedendo di andare in questa direzione : ma occorre investire in buone pratiche amministratiive, sorrette da scelte politiche chiare e da tecnici esperti in gestione di sistemi complessi. In Italia vi è una riserva di giovani competenze straordinarie sparsa sul territorio che aspetta solo di essere attivata, frutto di anni di studio, esperienza e lavoro nelle università e nelle istituzioni. Senza dimenticare che oggi in Italia, come in Germania il business del riciclo eco-efficiente presenta un fatturato di 38 miliardi di euro ed è in crescita dell’8%. Perché continuiamo insensatamente a buttare queste risorse?

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