Mario Di Puorto, 23 anni si nascondeva da tre mesi: dopo l’omicidio eccellente si era ribellato ai Casalesi

Delitto Orsi, in carcere il «palo» del commando

Incastrato dalle testimonianze: avvertì i killer, coprì la loro fuga
19 novembre 2008 - Rosaria Capacchione
Fonte: Il Mattino

Detenuto volontario da quasi tre mesi. Murato in casa, simulando al telefono di essere, invece, fuori regione. Morto di paura, da quando aveva detto no alla strategia stragista di Giuseppe Setola e del suo «padrone» Gianluca Bidognetti. Mario Di Puorto, 23 anni, si era ridotto così, un fascio di nervi pronto a liquefarsi alla prima scampanellata più vigorosa. Ed è stato quasi con sollievo che ieri ha accolto i carabinieri del Reparto operativo di Caserta che erano andati ad arrestarlo, nella sua casa in via Ascoli, il cuore di Casal di Principe. È accusato di un reato da ergastolo, ma anche il carcere a vita è preferibile alla condanna di camorra alla quale si era destinato con la ribellione ai suoi capi. La stessa che aveva portato Emilio Di Caterino a fuggire in Umbria, a Terni, fino alla cattura e alla immediata collaborazione con la giustizia. Il clan dei Casalesi ha perso un’altra pedina importante, l’uomo che il primo giugno comunicò al commando guidato da Setola che Michele Orsi era uscito da casa e che era entrato nel Roxy bar. È l’uomo che era alla guida della Smart for four grigio-nero notata all’esterno del bar da Sergio Orsi e dal figlio del patron di Ecoquattro. È lo stesso uomo che nei giorni precedenti ne aveva seguito la moglie fino all’istituto scolastico dove insegna, e che aveva fatto di tutto per farsi notare anche da lui. È stato il basista dell’omicidio, lo specchiettista che ha dato il via libera ai killer e che ha coperto la via di fuga. È anche l’uomo che per mesi e mesi ha conservato e nascosto le armi di Gianluca, il figlio più piccolo di Francesco Bidognetti e Anna Carrino; e che alla metà di agosto è stato costretto a sospendere le vacanze in Abruzzo assieme al suo amico Luigi Tartarone - un altro uomo di Setola, latitante da un mese e mezzo - perché Gianluca voleva «quelle cose, le bottiglie di champagne», come gli aveva riferito la madre in una drammatica telefonata. Mario Di Puorto, incastrato dalle testimonianze dei familiari di Michele Orsi - il fratello, il figlio, la moglie, il nipote - e da alcune immagini riprese da una telecamera, oltre che dal racconto del pentito Oreste Spagnuolo che lo ha collocato sulla scena del delitto nel ruolo di palo, è stato arrestato sulla scorta di un decreto di fermo firmato dai magistrati del pool-Caserta della Dda di Napoli. Praticamente incensurato, è accusato ora di associazione camorristica e di concorso nell’omicidio di Michele Orsi. Delitto deciso da Setola, ha raccontato Spagnuolo, per punire la delazione dell’imprenditore dei rifiuti che dal luglio del 2007 stava collaborando con la Procura antimafia pur essendo considerato solo un imputato che rendeva dichiarazioni difensive. Il fermo sarà esaminato da gip di Santa Maria Capua Vetere tra oggi e domani mattina, al termine dell’interrogatorio di garanzia. Per l’omicidio di Michel Orsi risultano indagate complessivamante cinque persone: Di Puorto e Setola, destinari del decreto di fermo; a piede libero Cirillo, Letizia e Massimo Alfiero, sponsor di Di Puorto per il suo ingresso nel clan.

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