Inceneritori, il patron della multiutility: «La A2A punta su Salerno I Cdr? Inutili, eliminateli»

13 febbraio 2008 - Angelo Agrippa
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

Renzo Capra, 79 anni, ex collaboratore di Enrico Mattei all'Eni, è il patron dell'Asm (Azienda servizi municipalizzati) di Brescia e ora, con la fusione con Aem, l'azienda di Milano, sarà eletto, il prossimo 22 febbraio, presidente del consiglio di sorveglianza di A2A, la potente multiutility lombarda in un primo momento competitor nella gara per la gestione dell'impianto di Acerra.
Ingegnere Capra, il commissario liquidatore, prefetto Goffredo Sottile, ha detto che valuterà se procedere con la trattativa privata plurima o con la gara per Acerra.
«Con il prefetto Sottile ho avuto modo di collaborare quando, una quindicina di anni fa, fu nominato commissario prefettizio al Comune di Brescia, mentre io dirigevo l'azienda municipalizzata. Ma sull'ipotesi d'ingaggio non ho alcun dubbio: la trattativa privata è sempre più trasparente della gara, i cui rigidi formalismi sulle virgole, sui tempi delle proposte e la possibilità del massimo ribasso non costituiscono alcuna garanzia sulla qualità della realizzazione. Ad Acerra si tratta di realizzare una centrale termoelettrica molto complessa che io non a caso sostengo equiparabile ad una centrale nucleare. Ha mai sentito parlare di una gara con il massimo ribasso per realizzare una centrale nucleare? Non scherziamo».
Dunque, sì alla trattativa privata.
«Come esperto di queste cose, dico che la trattativa plurima, con un capitolato ben curato e una stazione appaltante competente ed esperta fornisce garanzia di controllo sulla qualità dei lavori».
Ma per Acerra siete ancora interessati?
«Siamo in una fase di riassetto aziendale e non posso esprimermi. Tuttavia, vi sono ancora dei problemi. È vero, i lavori ad Acerra seguiti dal Commissariato e le spese relative sostenute da chi si aggiudicherà l'appalto creano una situazione di perplessità: chi costruisce da solo un impianto sa come utilizzarlo. Viceversa, ereditarlo rischia anzitutto di far diventare i costi inutilmente elevati: vi sono chilometri di cavi da controllare, un lungo lavoro di conoscenza dell'impianto per poterlo gestire al meglio».
Ecco, come si può gestire al meglio Acerra?
«Abbattendo la dicotomia tra presunto cdr e rifiuto combustibile. A Brescia usiamo il tal quale residuale della raccolta differenziata. Il rifiuto è materia povera, anzi negativa. Lavorarlo significa renderlo costoso. Ma chi è disposto ad affrontare delle spese senza che ne valga la pena? Produrre cdr di qualità, come stabilito in Campania, è un fatto esclusivamente contrattuale e normativo. Non capisco perché in Campania siano stati realizzati sette impianti di Cdr e un circuito di trasporto del rifiuto davvero paradossale: camion che percorrono centinaia di chilometri per portare spazzatura in giro. Il rifiuto non deve percorrere chilometri, ma raggiungere il termovalorizzatore nel più breve tempo possibile».
Lei vorrebbe escludere gli impianti di Cdr dal ciclo?
«Certo, i soldi che servono al revamping potrebbero essere giustamente utilizzati per la differenziata e mettere in sicurezza le discariche, le quali producono più diossina dei termovalorizzatori a causa del biogas. Non solo, occorre fare analisi dei terreni per almeno 10 chilometri quadrati intorno ai siti per verificare se nel passato ci sono state immissioni di sostanze tossiche. Vede, gli impianti devono essere costruiti e gestiti da aziende serie, non di quelle ‘‘mordi e fuggi''. Chi realizza discariche deve mettere da parte molti milioni di euro a garanzia di eventuali danni futuri».
Ma in Campania occorre ripartire. E se possibile non da capo.
«Ieri è arrivata a Brescia una delegazione di Salerno, dove la situazione ambientale è meno compromessa. Per noi è anche più agevole considerare la possibilità di una partnership. Occorre decidere e in tre anni sarà realizzato l'impianto».
Ad Acerra la situazione è compromessa?
«Si è confuso troppo spesso la tecnologia con l'ideologia. Invece, le analisi chimiche non sono né di destra, né di sinistra; ma rappresentano una garanzia per tutti. Occorre ripristinare la giusta fiducia nel rapporto con i cittadini. C'è tutto questo timore per la presenza di rifiuti tossici. Ora, io dico: se parliamo di rifiuti urbani non c'è alcun pericolo. Certo, si prefigura un problema sul controllo del materiale sversato: ma da noi chi scarica possiede inevitabilmente un contratto. E tra chi conferisce e chi riceve non può che esserci piena fiducia».
Il premier Prodi, con propria ordinanza, ha ripristinato il beneficio del Cip6. Ritiene sia stato un intervento dirimente per rendere appetibile l'affare di Acerra?
«Il Cip6 è un grande aiuto economico. Il termoutilizzatore di Brescia in questi giorni compie dieci anni e l'estate prossima scadrà l'erogazione del Cip6. Dovremo attrezzarci in scienza per recuperare il beneficio economico che siamo destinati a perdere. Credo, comunque, che in Campania i problemi, come le ho detto, siano molteplici. Occorrerà affrontarli in qualche modo».
Ad Acerra o a Salerno?
«Vedremo. Probabilmente partendo da Salerno».

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