Bufale malate. Abbattuti 24 mila capi. "Ecco il business di scatolette e hamburger"

12 novembre 2008 - Antonio Corbo
Fonte: Repubblica Napoli

Quante, finora? «Ventiquattromila. Per la precisione: 24.462». E quante ne saranno ancora abbattute? «Cinque o seimila». Trentamila bufale uccise, quindi. Una strage nel silenzio di tutti, ma che la Regione Campania non poteva evitare.  È nella fase acuta l´emergenza brucellosi. La gestisce con un commissariato a costo zero: niente consulenze d´oro stavolta, l´assessorato all´Agricoltura nel suo piano straordinario impegna tre Asl e i Nas. Concede rimborsi ma non a tutti, solo agli allevamenti con certificati antimafia. Siamo nelle terre dei Casalesi.
Una domanda rende questo silenzio ancora più greve. Dov´è finita la carne di quasi 25 mila capi infetti? L´interrogativo sbatte contro le industrie. Dopo due giorni di e-mail e telefonate a presidenti, manager e uffici di comunicazione, trova finalmente una risposta in due mattatoi della provincia di Caserta. «Vanno al libero consumo, tutto legale». Aprono le porte "Fina srl" a Pastorano, ore 19 di venerdì. E "Macello Straccione" a San Marcellino, ore 11 di sabato. Gente che racconta tutto, non vuole nascondere nulla. Segreti ce ne sono già troppi nei feudi dei Casalesi, certamente interessati, è un´operazione da trenta milioni di euro. «Carne e pompe funebri sono da sempre nell´orbita dei clan», si sente dire. E qui?
Silvio Balletta, amministratore di "Fina", 40 dipendenti, 5 veterinari, 1500 capi macellati al giorno, premette. «Non è la camorra che distrugge il settore, ma la disinformazione. Ci battiamo da anni per una grande filiera delle carni in Campania, qualcosa da 50 mila capi. È il nostro progetto. Ma lottiamo contro false notizie e modesta politica, è dal 1989 che aspettavamo questo piano, si deve tutto all´assessore Andrea Cozzolino e al suo coraggio se si è deciso di abbattere i capi malati e liberare dalla brucellosi un patrimonio». La Regione rimborsa circa 1200 euro per ogni capo infetto, una bufala sana e giovane ne vale tremila. «Un migliaio quelle a fine carriera, dopo 14-15 anni di latte e varie gravidanze». Balletta spiega ancora: «Arrivano qui capi da 330-350 chili. L´allevatore avverte l´Asl Caserta 2 che chiede al macello se accetta il capo positivo al test brucellosi. Il macello lo accoglie alla presenza di veterinari e Nas. La macellazione avviene in una linea diversa dalle altre, riservata ai capi malati. Visita nella stalla ante-mortem, poi si apre il canale per la trappola, colpo di pistola per stordire, guidovia, dissanguamento perché la brucella viaggia nel sangue, tutto procede nelle massime garanzie sanitarie fino alle 24 ore nella camera di raffreddamento a zero gradi».
Sono eliminati e analizzati organi genitali e mammelle. Mastite, temperatura alta o emorragia portano le carcasse infette a essere subito bruciate. E le altre? «Con mezzi refrigerati li spediamo alla Inalca, vicino a Modena». Quanti finora? «Diecimila». Carne quindi che finirà sulle nostre tavole? «Carne per libero consumo. Di solito: scatolette, oppure Europa dell´Est e Africa». La carne per le industrie è acquistata secondo un bollettino settimanale: 1,80 e 1,50 il chilo. Un grande business. "Inalca" è del Gruppo Cremonini, a sua volta abbinata alla Jbs americana, che macella 47.100 bovini e 47.200 suini al giorno con 40 mila addetti in 110 paesi. Riassume con entusiasmo Balletta: «Cremonini controlla l´Europa, Jbs il mondo, due colossi, massima sicurezza».
I Nas vigilano. Il colonnello Ernesto Di Gregorio invia gli specialisti, si deve loro la tutela della mozzarella, sottratta a contraffazioni e abusi, ma anche penalizzata dai misteri del blitz di Pasqua. Il tenente Roberto Vergato ha fatto sequestrare giovedì 110 quintali in un mattatoio: carne bufalina senza indicazioni di provenienza, macellata e messa nei frigo. Rubata? «È più facile che si perda una persona che una bufala, c´è una banca dati a Teramo che segue l´animale dalla nascita alla morte attraverso un passaporto, è un bolo ruminale che l´animale ingoia», giurano nei mattatoi. Tre quelli selezionati: "Realbeaf srl" a Flumeri in Irpinia, collegato con il Gruppo Cremonini, "Fina" e "Straccione" a San Marcellino, dove i fratelli Raffaele, Eduardo e Ernesto Di Tella mostrano un circuito diverso. «Una linea di alta qualità porta le carni bufaline in Italia ma anche in Olanda, Francia e Belgio». Raffaele indica un frigo-tir: «Sono piombati prima e dopo, alla presenza dei veterinari. È pronto per fare tremila chilometri. La nostra carne è per bistecche delle migliori aziende, per hamburger e altro. Dipende molto dai capi che ci portano. Tutto però nella massima igiene e correttezza. Non dite: "capi infetti", chiamateli "positivi". Vede quella busta? È per casa mia, stasera ho ospiti». Ma il sequestro di quei 110 quintali fa pensare. Da dove vengono, a chi vanno, perché li nascondono?

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