Termovalorizzatore, c’è solo un’offerta
Sorpresa. Una palmare sensazione di stupore, forse anche di delusione, hanno provato il sindaco-commissario Vincenzo De Luca ed il suo staff, ieri mattina, quando, scaduti i termini per le presentazioni delle offerte, hanno constatato che soltanto una cordata di imprese si è formalmente candidata alla realizzazione del termovalorizzatore. «Sorpresa» - dicono a Palazzo di Città - perchè davvero non se l’aspettavano quella solitaria adesione al grande progetto, non di rado esibito anche come bandiera virtuosa di una Salerno decisa ad affrancarsi dal giogo dell’emergenza rifiuti, proiettata da Napoli, e dalla cultura dei veti. Sul tavolo, interessata a costruire il termovalorizzatore, c’è l’offerta del raggruppamento di imprese Cnim-De Vizia-Cogeco. Via A2A, via Hera, e via anche Veolia. I grandi marchi del settore hanno preferito rinunciare ad investire sul terreno salernitano. Decisamente una «sorpresa» dopo mesi nel corso dei quali, proprio l’interesse di quei gruppi imprenditoriali aveva fatto prefigurare a Palazzo di Città l’apertura di una stagione di appetibilità del capoluogo come opportunità di significativi investimenti. Resta in gara un solo gruppo di aziende, quello che nella fase di pre-selezione era stato escluso e poi riammesso, in via definitiva, dal Consiglio di Stato. Ma questo è solo il primo passo di un percorso che si presenta complesso. Vediamo per sintesi. LA SECONDA FASE. Con una sola offerta pervenuta, la gara - spiegano a Palazzo di Città - è formalmente valida perchè il caso «era previsto nel bando e nelle lettere di invito». La proposta della Cnim-De Vizia-Cogeco dovrà passare, adesso, al vaglio della commissione di valutazione che sarà isitituita dal sindaco-commissario. L’organismo avrà una composizione mista. Ne faranno parte, tra gli altri, anche i rappresentanti dell’Ordine degli Ingegneri e dell’Università di Napoli (quella di Salerno è stata esclusa perchè ha redatto il piano generale del termovalorizzatore). LA VALUTAZIONE. La commissione dovrà valutare l’aderenza dei contenuti dell’offerta della cordata Cnim ai criteri ed ai requisiti fissati dal progetto del Comune e trasfusi nel bando. L’esame riguarderà gli aspetti legati alle tecnologie, ai sistemi di sicurezza e dei controlli, nonchè alla partita relativa al versante economico-finanziario del termovalorizzatore. La verifica della commissione potrebbe dare il via libera alla cordata di imprese guidata dalla Cnim; oppure ritenere l’offerta non compatibile e quindi bocciarla. In questo caso non si ricorrerebbe a una nuova gara ma si adotterebbe, spiega Alberto Di Lorenzo, capo-staff del sindaco-commissario, la «procedura negoziata» come prevede la legge. In pratica, senza nuovo bando di gara, verrebbero reinvitate le imprese (quelle già interessate ed altre eventuali) e ripartirebbe la selezione. L’ATTESA. Al momento Palazzo di Città preferisce tenere le bocce ferme. A giorni è attesa la sentenza di merito del Consiglio di Stato sul ricorso, presentato e vinto, dalla Cnim-De Vizia-Cogeco. Evidentemente il Comune ritiene di ricavare, dalle motivazioni dei giudici, elementi per una una più compiuta valutazione sul percorso da seguire. I DUBBI. Ce n’è qualcuno che deve aver amareggiato il sindaco-commissario. Perchè una così massiccia defezione di imprese altamente qualificate, di fronte alla possibilità di un investimento su Salerno? Perchè quel drastico e repentino disimpegno dopo mesi di crescente interesse ribadito dagli staff tecnici delle aziende? Le risposte rischiano di essere le più varie e persino indimostrabili. Benchè accompagnato dagli incentivi (Cip6) concessi dal Governo, l’investimento a carico del privato muove su un importo di 320milioni di euro. Di fronte a tale ponderoso sforzo finanziario può esserci stata, da parte di chi ha deciso di rinunciare, una doppia valutazione. La prima: che le attuali condizioni di impresa e di mercato non permettano loro di accollarsi un così gravoso onere. La seconda: che il termovalorizzatore di Salerno non rivesta, per i piani delle imprese che hanno gettato la spugna, valenza strategica. La situazione, al momento, mette in risalto due aspetti. Da un lato la rinuncia, da parte delle imprese, alla logica che gli è propria: la concorrenza. Dall’altro, il Comune si trova privato della facoltà di scelta e costretto a confrontarsi con un solo interlocutore, quella cordata di imprese che proprio Palazzo di Città non aveva ritenuto idonea a misurarsi con il grande progetto del termovalorizzatore tanto da escluderla nella fase di prequalificazione.