La magistratura contabile contesta il mancato utilizzo degli operai del consorzio: «Non c’erano mezzi sufficienti»

Bacino 5, inchiesta bis: danni per 30 milioni

Dalla Corte dei Conti altre accuse a Bassolino, Marone e Iervolino. Nel mirino l’assunzione degli Lsu
31 ottobre 2008 - Giuseppe Crimaldi, Sabato Leo
Fonte: Il Mattino

La scure della magistratura contabile sullo scandalo causato dall’emergenza rifiuti. Non si è ancora spenta l’eco dell’indagine avviata dalla Procura regionale a carico di tre sindaci di Napoli e quattro assessori del Comune di Napoli che una nuova inchiesta scuote le fondamenta di palazzo San Giacomo. Protagonisti restano gli stessi amministratori ed ex amministratori locali già coinvolti nella vicenda legata al Consorzio di bacino Napoli 5. Quello che cambia è lo scenario nel quale il magistrato inquirente contabile si è mosso alla ricerca di eventuali responsabilità di natura contabile. Perché, in questo caso, la contestazione si riferisce alla mancata utilizzazione del personale Lsu dello stesso Consorzio di Bacino Napoli 5. Il presunto danno erariale ammonta a 30 milioni di euro. È questa la cifra che la Procura regionale della Corte dei conti intende addebitare agli ex sindaci Antonio Bassolino e Riccardo Marone, al sindaco in carica Rosa Russo Iervolino ed agli assessori ed ex assessori Ferdinando di Mezza, Gennaro Mola, Ferdinando Balzamo e Massimo Paolucci. Agli amministratori di Palazzo San Giacomo, il sostituto procuratore generale Antonio Buccarelli ha inviato il cosiddetto «invito a dedurre», una sorta di avviso di garanzia, che precede l’eventuale citazione in giudizio dei convenuti. Anche se riguarda pure il Consorzio Napoli 5, l’inchiesta contabile sugli Lsu é separata da quella sul mancato raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata di carta e cartone, per la quale lo stesso pm ha ipotizzato il presunto danno di 4 milioni e 255 mila euro nei confronti degli stessi politici «avvisati». Il periodo preso in esame dalla Corte dei conti inizia a marzo del 2003 (quando il commissario straordinario del Comune deliberò l’assunzione definitiva dei 362 Lsu), fino a settembre del 2007. Tenuto conto che lo stipendio mensile di ciascun operatore, inquadrato nel rapporto contrattuale di Federambiente, ammonta a circa 2.200 euro lordi, per 14 mensilità, il Consorzio (che é un «ramo di amministrazione» del Comune) ha pagato più di 48 milioni di euro. Contando i mezzi potenzialmente disponibili per la raccolta differenziata (pari a 46) – sostiene la Procura della Corte dei conti - non più di 150 lavoratori avrebbero potuto essere concretamente utilizzabili, per la spesa di quasi 20 milioni, a fronte di un costo sostenuto di 48 milioni di euro. Il presunto danno patrimoniale per la mancata utilizzazione di altri 212 lavoratori nello stesso periodo é stato quantificato in 28 milioni di euro, oltre 1 milione per danno all’immagine e un milione per danno alla reputazione delle Amministrazioni pubbliche. Tutto ciò a fronte di alcuna «utilitas» conseguita e nessuna prestazione effettuata dai 212 operatori. Per il sostituto procuratore Buccarelli, il 60 per cento del danno dovrebbe essere pagato con il portafoglio degli assessori Di Mezza e Mola, nonché commissari ad acta. Il 30%, invece, dovrebbe cedere a carico di Bassolino, Marone, Balzamo e Paolucci mentre il 10% graverebbe sul sindaco Iervolino. Gli «avvisati» hanno 60 giorni di tempo per formulare le proprie controdeduzioni o per chiedere di essere personalmente sentiti prima che il magistrato contabile decida l’archiviazione o la citazione per il processo davanti alla Corte dei Conti.

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