Da dieci anni in attesa del risanamento
La strada per arrivare alla bonifica dell'ex Isochimica è stata lunga e piena di ostacoli. Un percorso iniziato nel 1999 dal curatore fallimentare, l'avvocato Leonida Maria Gabrieli. Fino a qualche anno prima, lo stabilimento alle porte del nucleo industriale di Pianodardine lavorava a pieno ritmo. L'imprenditore Elio Graziano lo aveva rilevato intorno al 1980 e utilizzato per la scoibentazione delle carrozze ferroviarie. Le attività, che vedevano impegnati più di cinquanta operai, avevano più volte attirato l'attenzione degli ambientalisti (da segnalare una recente segnalazione di Cittadinanza Attiva alla Commissione Europea Ambiente) che lamentavano la mancanza di trasparenza sulle operazioni di smaltimento dell'amianto. Le denunce videro impegnati anche i partiti. Ma, intanto, per l'imprenditore Elio Graziano, arrivarono i primi guai giudiziari con lo scandalo delle «lenzuola d'oro» e le difficoltà economiche che portarono l'Isochimica alla chiusura e, poi, al fallimento del gruppo. Con la dismissione dello stabilimento si presentò il problema della bonifica dell'area e delle condizioni di salute dei lavoratori che, per anni, erano stati a contatto con l'amianto. L'Asl, a distanza di anni, ha avviato uno screening sui lavoratori che vengono sottoposti a controlli periodici. Il curatore fallimentare, invece, si è occupato della bonifica. Era una priorità rispetto all'acquisizione dei suoli, ma ci sono voluti ben nove anni per arrivare, non senza polemiche, alla vigilia dell'apertura del cantiere. Per quattro volte lo stabilimento dell'ex Isochimica è stato messo all'asta che è andata sempre deserta. «Abbiamo tentato la strada a livello amministrativo con la giunta Di Nunno - spiega l'avvocato Gabrieli - avevamo stabilito un prezzo, 2milioni e 650mila euro escluso la bonifica che sarebbe stata fatta dal Comune. Ma il "patto d'onore" non è andato in porto a causa del sopravvenuto commissariamento. Nel frattempo, si è fatta avanti la Eurokomet che ha stipulato un contratto con la curatela fallimentare, autorizzata dal tribunale fallimentare, dal gruppo di creditori e dal giudice delegato, per la bonifica dell'area a proprie spese con l'obiettivo di acquistare il sito al prezzo d'asta con la restituzione delle somme spese nel caso in cui non sarà l'aggiudicataria». Nel frattempo, però, è sorta la querelle con l'Asi. «Il consorzio - spiega Gabrieli - ha facoltà di acquistare l'area in virtù dell'articolo 63 della legge 488 ma, fino a quando non ci sarà un atto traslativo della proprietà, questa resta della curatela fallimentare. Nel caso in cui l'Asi dovesse acquisire l'area dovrà pagare il corrispettivo valore del suolo e la bonifica che avverrà sotto il controllo della curatela. Nessun passaggio sarà fatto ad esclusiva iniziativa dell'Eurokomet».