Immondizia vernici, olii e solventi scaricati nei pozzi degli edifici monumentali

Discarica-sottosuolo cavità stracolme di rifiuti

Dossier degli speleologi a Bertolaso
24 ottobre 2008 - Mariagiovanna Capone
Fonte: Il Mattino

Tonnellate di immondizia, metri cubi di materiale di risulta, litri di vernici, olii e solventi. Se in superficie l'emergenza rifiuti sembra sotto controllo, nel sottosuolo le cose non vanno affatto bene. Da anni e su tutto il territorio comunale c'è chi continua a utilizzare le cavità sotterranee per sversare indiscriminatamente rifiuti solidi urbani, tossici e liquami. La denuncia arriva dal geologo Gianluca Minin, direttore tecnico della «Ingeo s.r.l.» che dal 2002 verifica la staticità delle cavità per conto del Commissariato di Governo per l'Emergenza Sottosuolo. Il geologo, insieme alla sua équipe di speleologi, si è calato in questi sei anni in numerosi pozzi, individuando e cartografando centinaia di sversamenti abusivi con materiale di ogni tipo ma trovando anche liquami organici provenienti da condomini privi di un allacciamento fognario. «Questi sversamenti - spiega Minin - costituiscono prima di tutto un ostacolo per le nostre attività di rilievo perché occludendo gli accessi agli ambienti, non ci permettono di verificare la staticità delle cavità, e di conseguenza, capire se c'è o no un pericolo per gli edifici sovrastanti. Inoltre rappresentano un rischio per i tecnici poiché, in diversi casi, i rifiuti sono materiali organici o rifiuti speciali come vernici e olii combustibili, che producono gas tossici se inalati senza maschere». Da Pianura a San Giovanni a Teduccio, dal Vomero a Chiaia, le cavità sotterranee sono diventate discariche abusive dove si getta di tutto, senza neanche il timore di essere scoperti perché l'operazione avviene lontano da occhi indiscreti. Come a Marianella, dove nei pozzi sono stati gettati migliaia di sacchetti di immondizia tra il 1998 e il 2006, datazione ricavata dalle date di scadenza di alcuni prodotti trovati in sede, come scatolame, vasetti di yogurt o pacchi di pasta. Sempre lungo via Scaglione, c'è chi ha utilizzato i pozzi per smaltire il materiale di risulta da lavori di ristrutturazione, intasando le cavità con mattonelle, calce, assi di legno e sbarre di ferro che per legge dovrebbero finire in discariche a norma. A Chiaiano è pratica comune gettare immondizia nelle cavità sotterrane mentre vernici e solventi galleggiano sulle acque di falda provenienti da qualche officina nella zona di piazza Dante, dove pure sorge un edificio condominiale privo di sistema fognario da almeno cinquant'anni, testimoniato da stalattiti e stalagmiti formatisi dalla percolazione di materiale fecale. Il liquame si infiltra nelle fratture del tufo e finisce direttamente in falda, per poi proseguire il suo lungo cammino fino al mare. Se si continuasse a utilizzare l'acqua di falda, di sicuro ci sarebbe un'epidemia, come nel Seicento quando, la rete fognaria correva parallela alla rete idrica e le contaminazioni erano frequenti. Oggi, però, un'epidemia è possibile soltanto in maniera indiretta, a scapito degli operatori privi di attrezzature adatte durante i loro rilievi. Minin ha consegnato una relazione dettagliata al sottosegretario Guido Bertolaso, per informarlo dettagliatamente sulla tipologia di inquinamento, sulla vastità del fenomeno e sulla necessità di prendere provvedimenti. «È un fenomeno che va fermato - conclude - anche perché oltre all'inquinamento, il nostro patrimonio artistico potrebbe essere compromesso». Come nel caso di Palazzo Doria d'Angri e Palazzo Maddaloni, forniti di otto pozzi ciascuno, saturi al punto da impedire agli speleologi di calarsi.

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