Napoli, 19 Maggio 2007: la Campania si risveglia
9 Maggio, sono le 14: il TG3 locale sceglie il silenzio tombale su quella che di lì a poche ora sarà la riuscitissima manifestazione che avrà riempito le strade della città. Il TG3 rimedierà in serata e per altri 2 giorni, non potendo fa altro di fronte al clamoroso successo dell'iniziativa. Omissioni prevedibili e perfettamente in linea con l'opera di disinformazione compiacente che da settimane, salvo rare eccezioni, non riesce a far luce sulla vicenda campana con l'obiettività che sarebbe richiesta da un giornalismo responsabile.
Non è indubbiamente un compito semplice: nella regione si intersecano questioni di ecomafia, di ignavia amministrativa, di 13 anni di fallimentare gestione commissariale, di mancato coinvolgimento dei cittadini in scelte amministrative tanto delicate, in alcuni casi anche di inciviltà dei cittadini stessi. Ma l'asservimento mediatico ci mette del suo per far sì che non si riesca a comprendere quali siano le cause, quali i motivi di uno stallo lungo 13 anni che ha portato la Campania sull'orlo di un baratro.
Alle 15 Piazza Mancini è già piena: striscioni e bandiere colorati illuminano la piazza ed i visi dei manifestanti accorsi dall'intera regione. E, fatto nuovo, alcune realtà del nascente patto di mutuo soccorso, provenienti da tutta Italia, sono lì a testimoniare il proprio sostegno per questa importante iniziativa contro lo scempio delle risorse ambientali campane.
Oltre 6000, a detta della polizia, molti di più secondo gli stessi manifestanti. Noi preferiamo lasciar parlare le foto di una Via Pessina, che, quando il corteo è in dirittura d'arrivo, è ormai stracolma di gente, manifestanti e normali cittadini che via via si sono aggregati lungo il percorso.
Da piazza Mancini il corteo parte per un giro su Piazza Garibaldi e da lì Via Rosaroli, Via Foria, Via Pessina, piazza Dante, via Roma e infine piazza Matteotti.
Difficile descrivere a parole l'entusiasmo via via crescente dei manifestanti, nella consapovelezza che finalmente il muro delle omertà sui disastri ambientali campani si andava sgretolando, che i cittadini finalmente potessero iniziare a prendere coscienza del fatto che, al di là delle continue mistificazioni, esistono soluzioni possibili semplici ed ancora inesplorate.
Non una manifestazione dei NO, come si è tentato di far credere, ma un corteo propositivo, ispirato a quelle soluzioni eco-sostenibili e politico-ignorate di cui da anni il movimento si fa portavoce: ridurre i rifiuti, riusare, far partire finalmente una seria raccolta differenziata porta a porta che consenta di dar lavoro, di riciclare i materiali e compostare tutto l'organico prodotto come rifiuto, che rappresenta oggi la vera emergenza da epidemie. Un percorso virtuoso, che se applicato, porterebbe ad una riduzione talmente consistente del rifiuto da rendere pressocchè inutile l'ecomostro di Acerra, su cui ormai solo la rozza supponenza di Bassolino ed il disperato decisionismo di Bertolaso sembrano ancora credere.
Tra i primi comitati campani in piazza ci sono quello Allarme Rifiuti Tossici , quelli della valle del Sele, i Comitati per l'ambiente "Lo Uttaro" e la federazione Asso Campania Felix, che riunisce le realtà del Triangolo della Morte e della Terra dei Fuochi. Ed ancora il Comitato Pace Disarmo e Smilitarizzazione del Territorio della Campania, i Comitati campani per l'acqua pubblica, WWF Campania, Geenpeace Napoli, VAS Verdi Ambiente e Società Campania, le Donne in Nero di Napoli, i Centri sociali Officina 99 e SKA, qualche sezione locale di Legambiente, la Sinistra Critica di Napoli, decine di rappresentanti tra ACLI, PeaceLink Campania, Assise della città di Napoli e del Mezzogiorno.
Da tutta Italia, con un atto di piena soldiarietà verso i movimenti campani, arrivano la Rete Nazionale Rifiuti Zero, i COBAS confederazione comitati di base, il movimento NO-TAV della val di Susa, le delegazioni No-Dal Molin da Vicenza, o comitati come quelli contro i rigassificatori da Livorno, il coordinamento Comitati della Piana, la Basilicata Rifiuti Zero, il Comitato Ambientale Di Casale (Po), i No alla centrale termoelettrica di Vigliena e decine di altri.
Tra i politici si intravvedono Tommaso Sodano e Francesco Caruso, ma non si contano su due mani le presenze di amministratori provenienti da quei paesi campani più duramente colpiti dalle improduttive e scellerate scelte commisariali che, per anni, si sono risolte esclusivamente nella ricerca di megadiscariche fini a se stesse.
In testa al corteo, quattro manifestanti trasportano ciascuno un sacchetto di immondizia su cui compaiono i volti di Bertolaso, Rastrelli, Bassolino e Catenacci, quattro commissari accomunati da oltre un decennio di paralisi e inadempienze.
Un po' più avanti musica e tammorra, ad attirare l'attenzione dei passanti attoniti. Lungo il corteo tre furgoni con amplificatori a palla offrono voce ai manifestanti per dichiarare i motivi della loro presenza e spiegare ai pedoni e agli automobilisti paralizzati nel traffico il senso della manifestazione.
Alla chiusura del percorso, in piazza Matteotti, si ascoltano gli utimi interventi.
Parla padre Alex: le sue parole sono un severo monito verso coloro che pensano di poter impunemente continuare a trasgredire le leggi dell'uomo e quelle divine.
19 Maggio: c'è un movimento dal basso che dichiara il suo netto dissenso all'insostenibilità ambientale causata da scelte dettate da affarismi speculativi che hanno come unico fine il demone del danaro e che per esso portano a calpestare i diritti dei cittadini, fino a giungere a decisioni politiche che sfiorano, se non superano in taluni casi, i confini dell'illegalità e del conflitto istituzionale.
La rassegnazione dei campani si trasforma in una crescente coscienza collettiva, quella di poter richiedere una "politica alta", vicina alla gente e alle sue esigenze. Il movimento si ricompone, dimostrando che è possibile superare gli sterili particolarismi, le dispersioni e le divisioni, tramite il coordinamento e la messa a fattor comune delle energie, per rivendicare con la forza della propria rappresentanza il diritto alla difesa dei beni ambientali comuni: un patrimonio da difendere dagli attacchi di amministratori incapaci e corrotti, camorra spietata, servitù militari asfissianti, imprenditori privi di ogni scrupolo, illegalità diffusa.
L'acqua, l'aria e la terra come beni collettivi, che meritano una politica rispettosa e non l'ennesimo diluvio di soldi pubblici previsto dal decreto Prodi, soldi il cui destino è già segnato dal prevedibile arricchimento degli stessi artefici del disastro campano.
Vittorio Moccia
PeaceLink - nodo Campania
v.moccia@peacelink.it