«Lascio l’Italia ma non fuggo scriverò ancora di camorra»

Saviano in tv a Matrix: mi ricostruisco la vita che ho distrutto
16 ottobre 2008 - Raffaele Indolfi
Fonte: Il Mattino

«Vado via, ma loro non hanno vinto». Roberto Saviano, lo scrittore di Gomorra che il clan dei Casalesi vuole morto, a Matrix, la trasmissione di Enrico Mentana su Canale 5, dice di non aver cambiato idea. Ringrazia per la solidarietà che gli è stata rinnovata dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano dopo la rivelazione del pentito Carmine Schiavone, che ha riferito che i clan preparavano un attentato contro di lui e la sua scorta per Natale. Un attentato clamoroso e terrificante come quello di Capaci organizzato dalla mafia per uccidere il giudice Giovanni Falcone. Un progetto di morte prima annunciato e poi smentito dallo stesso pentito. Un dietrofront che non convince lo scrittore di Gomorra che ringrazia il funzionario di polizia che aveva raccolto la rivelazione del pentito sul progetto di attentato contro di lui, «permettendo - dice - alla Procura e a me di sapere tutto questo». Saviano non crede al pentito che ora sostiene di non avere mai parlato del fatto che il clan dei Casalesi volessero uccidere entro dicembre lo scrittore e i carabineri che lo scortano. Per lo scrittore non c’è da fidarsi. «È ovvio - dice - che un pentito difficilmente ammette di avere ancora rapporti con la criminalità organizzata. Schiavone si è pentito all’inizio degli anni ’90, io all’epoca avevo 15 anni. È difficile che ammetta i rapporti con i clan, non poteva dire altro». E nel corso della trasmissione emerge una nuova inquietante minaccia allo scrittore, inviata via fax dal capo dei Casalesi Francesco Schiavone, Sandokan, detenuto al carcere duro ad Opera. «Vado via», dice a Mentana l’autore di Gomorra. «Ma loro - aggiunge - non hanno vinto. Non fuggo perché ho paura». E ai tanti che l’hanno invitato a non lasciare l’Italia, spiega che lui non diserta. «Non abbandono - dice Saviano - il campo. Ma rivendico il diritto di riprendermi la mia vita, di ricostruirmi quella vita che anch’io ho contribuito a distruggere. Sto pensando di andare via, mi hanno tolto tutto ma non la rabbia. Ma non mi tiro indietro e mi occuperò ancora di loro». Lo scrittore lascerà almeno per un po’ l’Italia, ma ribadisce che scriverà ancora di criminalità organizzata. «Io continuerò a lavorare e a scrivere sempre senza tirarmi indietro», assicura lo scrittore di Gomorra che cita, a questo proposito, una frase di von Klausevitz: «Quando mi togli tutto, mi lasci la cosa più pericolosa, la rabbia». Che i Casalesi gli abbiano tolto tutto, però, lo conferma lo stesso Saviano. «In qualche modo, lo hanno fatto - dice - ma è rimasta la rabbia che mi fa dire: continuerò a scrivere. Sto pensando di andare via, via per riuscire ancora a rotolarmi nella realtà e lavorare sporcandomi. Mi occuperò ancora di loro ma sul piano internazionale». Per Saviano la guerra contro il clan dei Casalesi sarà ancora lunga. «Siamo ancora all’inizio e lontani dall’aver sconfitto il fenomeno e anche dall’avergli dato una mazzata», dice commentando le ultime operazioni contro il clan dei Casalesi e gli arresti. E parla anche della presenza dell’Esercito con i parà della Folgore. Per lo scrittore la presenza dei soldati «è un bene, ma non serve a contrastare un fenomeno che può essere contrastato e sconfitto solo dal punto di vista economico». E conclude con un commento sugli arresti di questi giorni. «Sarebbe gravissimo - dice - far passare questi risultati come una vittoria contro i clan. Questo è solo l’inizio ed è il business il vero problema. Setola e gli altri Casalesi dell’ala stragista? Pensano di essere eroi ma sono codardi. Sparano da codardi alle spalle e ammazzano persone innocenti, giovani e anziani che non c’entrano nulla».

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