Indagine della Commissione Ue sull’inceneritore di Acerra
La Commissione per le petizioni del Parlamento europeo, presieduta dal polacco Marcin Libicki, ha chiesto alla Commissione Europea di svolgere indagini sulle violazioni al diritto comunitario sollevate dai comitati cittadini in merito alla costruzione dell’inceneritore di Acerra. Cosa significa? Che la Ue esaminerà il fascicolo spedito da Acerra a firma di Tommaso Esposito, portavoce del comitato del no al termovalorizzatore. L’iter è molto lungo perché sono centinaia e centinaia le richieste di petizione in attesa di essere discusse. Inoltre, prima di arrivare all’attenzione dell’ufficio di presidenza della Ue a cui spetta la decisione finale, c’è da passare per le commissioni interne competenti e bisogna convincerle che ci siano gli estremi per interferire nel diritto interno di uno Stato membro. Insomma, è molto lontana addirittura la sola ipotesi di stop ad Acerra. Detto questo, il sì di Libicki costituisce comunque un piccolo passo avanti per le persone che non vogliono l’inceneritore. Il professor Gennaro Volpicelli - collaudatore del termovalorizzatore di Acerra - accoglie la notizia proveniente da Bruxelles con stupore misto a rabbia. «Spero e credo che questa iniziativa della commissione per le petizioni Ue non freni i lavori. Del resto mi sembrerebbe ben strano che la Ue si intrometta in questione interne come quella degli impianti. Una cosa deve essere chiara, dietro questa petizione vedo una nuova intrusione della politica. Ancora non si è capito che senza impianti la crisi tornerà presto». L’intuizione di Volpicelli sembrerebbe essere confermata dalle parole di due eurodeputati: «Ci aspettiamo che la Commissione Ue proceda quanto prima e a fondo affinché il rispetto della legalità da parte delle autorità italiane venga garantito come chiedono i cittadini di Acerra», è la tesi di Monica Frassoni (Verdi) e Roberto Musacchio (Prc). «È stata riconosciuta la fondatezza delle argomentazioni dei cittadini di Acerra che hanno denunciato le violazioni delle norme Ue - continuano in una nota congiunta - il recente appalto alla A2A non cambia nulla da questo punto di vista perché il riconoscimento di incentivi Cip6 per la parte non biodegradabile dei rifiuti, tra i quali le ecoballe, che saranno bruciati nell’inceneritore, rappresenta una violazione della direttiva sulle fonti rinnovabili del 2001». Dal canto suo Esposito è fiducioso: «Questa notizia ci riempie di orgoglio e ci dà la forza di continuare senza tregua la nostra battaglia a difesa della salute contro megadiscariche e inceneritori».