I titolari dello stabilimento ribadiscono la regolarità della produzione e paventano contraccolpi occupazionali

La Provincia «mette al bando» l’Eurocompost

L’azienda è stata cancellata dai registri. Ora tocca al Comune di Orta di Atella valutare la situazione
15 ottobre 2008 - Tina Cioffo
Fonte: Il Mattino Caserta

Eurocompost, la Provincia decide di cancellare l'azienda dai propri registri ed invita il comune di Orta di Atella guidato dai commissari prefettizi a notificare il provvedimento «al fine di consentire - si legge nella nota - l'assunzione di ulteriori e conseguenti determinazioni». «Quel che vogliamo - spiegano il consigliere provinciale Luigi Ziello e l'assessore Lucia Esposito - è vederci chiaro e pertanto non escludiamo il ricorso ad ulteriori controlli riguardanti direttamente la produzione». Stando ai primi rilievi l'Eurocompost azienda nata nel 1997 non sarebbe intanto legittimata al compostaggio perché ubicata in una zona agricola mentre il decreto legislativo 152 del 2006 ne comanda la lavorazione in una zona industriale. I primi problemi per l'azienda ortese nata grazie a sovvenzioni statali cominciano nel 2004. «In quattro anni - afferma Pasquale Mormile, titolare insieme ad altri due fratelli - abbiamo ricevuto più di cento controlli da parte della polizia provinciale, dell'Arpac e del Noe e nessuno mai ha ritenuto di dover disporre l'interruzione della lavorazione». Attività che inizialmente erano deputate al trattamento della pollina sostanza organica di origine animale e che successivamente, sono state orientate alla produzione di concimi attraverso l'utilizzo della frazione umida proveniente dalla differenziazione dei rifiuti solidi urbani. E sarebbe stata proprio questa variazione di prodotto ad aver messo l'Eurcompost in una situazione di illegittimità e a convincere la terna commissariale ortese ad ordinare, il 25 settembre scorso, la sospensione delle operazioni. «Nelle vasche dell'azienda estesa su 6000 metri quadrati di cui 3200 coperti e 2800 scoperti, fino all'agosto scorso, arrivavano ogni anno circa quattordici mila tonnellate di materiale pronto ad essere trattato e a produrre il 25 percento di concime. Al momento invece - dichiara Mormile - abbiamo una perdita che supera i trecentomila euro e venti lavoratori costretti a starsene a casa». Ma quale è la soluzione? Per il comitato Orta Nuova, movimento cittadino di protesta, la scelta è obbligata: o si ritorna alla produzione di pollina o si chiudono i battenti. La richiesta è stata presentata forte e chiara, già quasi un mese fa, quando gli ortesi decisero di organizzare un sit-in fuori ai cancelli dell'Eurocompost per ben quattro giorni. Manifestazione che vide però l'intervento della polizia e la presentazione di diverse denunce. La prima, il 23 settembre, viene firmata da uno dei proprietari Paolo Mormile «perché gruppi di persone impedivano il passaggio e l'ingresso in azienda». La seconda viene invece sottoscritta dal direttore tecnico Alberto Fortelli che il 30 settembre «mancando la serenità lavorativa» decide addirittura di dimettersi. La responsabilità è caduta su una frangia del gruppo che aveva evidentemente mal interpretato la protesta. Le polemiche però, non finiscono. Da una parte ci sono i Mormile che si dicono perseguitati e dall'altro il fronte delle istituzioni, Comune e Provincia. Per il consigliere Ziello il dato incontrovertibile nell'intera vicenda «è l'assenza di puzza proprio da quando all'Eurocompost è stato comandato di arrestare la produzione». Quel fetore che per i titolari dell'impianto sarebbe dipeso «dalla discarica di Orta di ben otto mila metri quadrati e dal cdr di Caivano lontano a linea d'aria solo trecento metri». Sulle differenti versioni è stato chiamato ad esprimersi il TAR ma certo è singolare che sia Eurocompost che l'ente provinciale a garanzia delle proprie azioni richiamino gli stessi soggetti: l'Arpac e il dipartimento di scienze ambientali della Sun che con l'azienda ortese avrebbe persino una convenzione.

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