L’inchiesta sugli scontri di Pianura L’assessore sospeso: «C’è un errore nella trascrizione delle conversazioni Ho organizzato presìdi, non cariche»

Nugnes: non è mia quella voce al telefono

Per quattro ore davanti al gip: mai chiamato Nonno "terrorosta"
14 ottobre 2008 - Leandro del Gaudio
Fonte: Il Mattino

Presìdi, non tafferugli. Semmai un posto di blocco stradale, non una carica organizzata contro chi indossa una divisa. Dura quattro ore l’interrogatorio di Giorgio Nugnes, il faccia a faccia tra l’assessore arrestato per gli scontri di Pianura e il giudice che ha firmato l’ordine di custodia cautelare. Torre B, dodicesimo piano, l’interrogatorio di garanzia inizia con un colpo di scena: c’è un errore nella trascrizione delle conversazioni intercettate e trascritte nell’ordinanza del gip Luigi Giordano. Un errore che consente all’assessore alla Protezione civile di respingere l’accusa di aver provato a depistare le indagini, «scaricando» il consigliere comunale di An Marco Nonno. Sul tavolo del gip, dunque, la telefonata numero 34, quella in cui Nugnes dà del «terrorista» o del «masaniello» all’esponente della destra, secondo una strategia tesa a dirottare le indagini della Digos su Marco Nonno. Difeso dai penalisti Nello Palumbo e Paolo De Angelis, Nugnes sottolinea: quelle parole non sono mie, la conversazione è stata invertita, a dare del «terrorista» o del «masaniello» a Nonno è il mio interlocutore. Dunque, verrebbe meno l’ipotesi di depistaggio, l’accusa di aver scaricato Nonno per non incappare nelle indagini sugli scontri. A pronunciare quelle parole, sarebbe stato Stefano Grasso, un altro nome incappato nella rete delle indagini culminata la scorsa settimana in 37 arresti, tra politici, possibili facinorosi, ultrà e imprenditori ritenuti contigui con il sistema criminale di Napoli ovest. Quattro ore per respingere le accuse di devastazione, dunque, scandite da un serrato confronto con il titolare dell’accusa, il pm anticamorra Antonello Ardituro. Che gli fa notare che il blocco stradale può provocare una interruzione di pubblico servizio, reato che stride con il ruolo di assessore alla protezione civile. Chiara la replica difensiva. Il ruolo di Nugnes sarebbe stato ispirato al marcato dissenso verso la riapertura di contrada Pisani, in stretta sintonia anche con il sindaco Rosa Russo Iervolino. Un dissenso che non avrebbe avuto un carattere eversivo, come emergerebbe - secondo la lettura della difesa - anche dall’interpretazione dell’intercettazione telefonica che al momento tiene ai domiciliari Nugnes con l’accusa di devastazione. È la «famosa» telefonata 1379, undici minuti prima dell’una di notte del tre gennaio scorso. Quella in cui Nugnes impreca contro Nonno chiedendogli di chiudere via Sartania, di fronte all’incedere di polizia e carabinieri: quella notte ero andato a comprare il giornale a Mergellina, è avvenuto tutto in modo occasionale ed estemporaneo. Mi sono trovato di fronte le forze dell’ordine e ho avvertito Nonno di bloccare via Sartania, non ho mai aizzato la folla per atti di violenza, avrebbe spiegato l’assessore Nugnes dinanzi al gip. Ma perché l’assessore eletto in quota Margherita chiamava Nonno consigliere dell’opposizione? Esisteva un patto tra i due? La risposta va a senso unico: perché era Marco il leader della protesta, era lui ad incarnare il dissenso politico di molti nostri concittadini verso la riapertura di Contrada Pisani - chiude Nugnes - offrendo conferme indirette ai titolari delle indagine.

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