Gabriele: dietro il raid c’è la camorra
Corrado Gabriele, assessore regionale al Lavoro e alla Formazione, è turbato. L’incendio della sede della Recam, società partecipata deputata alle bonifiche ambientali, non ferma però l’attività, anzi: «Dovevamo cominciare a lavorare tra qualche mese - dice Gabriele - invece partiremo sin dal 30 ottobre. Nessuno ha paura, però c’è molto da riflettere».
Allora, assessore, cosa significa questo incendio nel cuore della città?
«Se gli inquirenti stabilissero che le fiamme sono di natura dolosa saremmo di fronte ad un chiaro tentativo di bloccare con le intimidazioni il rilancio della partecipata, che svolge delicate funzioni di bonifica e recupero ambientale. Giovedì è stato convocato un consiglio straordinario per comunicare ai lavoratori la ripresa delle attività. Noi andiamo avanti».
Chi intimidisce e perché?
«Questa società con il nuovo management utilizzerà 300 milioni di euro per mettere mano seriamente alla questione ambientale in Campania. La camorra non vuole una terra bonificata perché sarebbe più difficile per loro il business delle discariche abusive. Oppure, chissà, i camorristi sono ingolositi da tutti questi soldi».
Lei è dunque convinto che si tratti di un incendio doloso?
«Ho paura che sia così, ho parlato con alcuni inquirenti in maniera informale, loro hanno pochi dubbi. La speranza che si tratti di un corto circuito mi sembra sempre più remota».
Quindi l’incendio è un avvertimento dei clan?
«Secondo me, siccome le persone che abbiamo messo nel Cda e che hanno avviato l’utilizzo di 300 milioni sono persone integerrime e intendono davvero mettere mano alle bonifiche, ci sono pochi dubbi. Nel Cda c’è l’assessore Walter Ganapini che ha una specifica competenza, ma altrettanto si può dire di Leonardo Santoro, Fortunato Gallico e Mimmo Semplice ex sindaco di Caivano. Gente che conosce il territorio e la sua storia».
I dipendenti sono in ansia, temono di perdere il loro posto di lavoro.
«Abbiamo già detto ai lavoratori che sul cantiere devono continuare ad andare. Stiamo lavorando nel nolano e anche in altre località. C’è da salvaguardare il futuro di 410 famiglie, per loro non ci saranno problemi. Una piccola o grande ombra in questa vicenda però c’è».
Vale a dire?
«Le attività che la Recam deve fare sono salve perché alcuni dirigenti prudentemente avevano copia su dischetto dei progetti. Quella che è andata persa è la documentazione cartacea. Ovvero il passato della Recam».