Lsu e bonifiche, la società dei «fannulloni»
L’amministratore delegato Santoro: «Andremo avanti con il nostro piano le intimidazioni non ci fermeranno»
Per anni è stato un carrozzone utilizzato per assorbire disoccupati e lavoratori socialmente utili fino ad avere un organico di 410 dipendenti, di cui 338 presi dal bacino degli Lsu, nessuno assunto per concorso. Ma i giorni neri della Recam sono cominciati dopo l’inchiesta di «Report» in onda su Rai tre: dallo schermo i dipendenti spiegavano tranquillamente di trascorrere le giornate senza fare praticamente nulla anche perché, sostenevano, non avevano gli strumenti per intervenire. Eppure, secondo un’interrogazione parlamentare presentata nello scorso mese di maggio dal consigliere regionale Pietro Diodato al presidente Bassolino, l’impresa ha assorbito fino al 2008 ben 49 milioni di euro ed è stata rifinanziata lo scorso anno con altri 21 milioni. Avrebbe dovuto provvedere alla bonifica dei Regi Lagni, ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti. La svolta con l’arrivo dell’assessore Walter Ganapini. La società che era di proprietà della Regione (51 per cento) e di Italia Lavoro (49) è passata interamente all’ente pubblico. L’assemblea straordinaria ha poi nominato il nuovo consiglio d'amministrazione. Il nuovo presidente è Dino Santoro, irpino, dirigente di grandi gruppi tra cui Italsider e Montedison. Con lui i consiglieri Fortunato Gallico, mantovano, per anni dirigente di aziende multinazionali ed esperto di ambiente, autore nel 2002 del piano di raccolta porta a porta a Napoli per il Conai, e Domenico Semplice, dirigente dell’unità di valutazione degli investimenti presso le FS, ex sindaco di Caivano e bocciato alle ultime elezioni regionali (candidato con i Ds). La Regione ha incaricato il nuovo consiglio di elaborare entro due mesi il piano industriale e finanziario di rilancio della società. Nelle intenzioni di Ganapini l’impresa pubblica dovrebbe diventare il perno del sistema delle bonifiche per le quali sono arrivati in Campania 526 milioni di euro. Molti di questi soldi, però, sono già stati chiesti dai Comuni per i cosiddetti ristori che toccano a chi occupa discariche o impianti di lavorazione dei rifiuti. L’incendio di ieri arriva, dunque, in un momento estremamente delicato della vita dell’azienda. Il neo amministratore delegato, Santoro, è estremamente cauto: «Aspettiamo gli esiti delle indagini: se gli inquirenti confermeranno l’ipotesi dolosa - dice - siamo pronti a denunciare a chi di competenza. Una cosa è certa: porteremo avanti comunque il nostro piano. Non saranno le intimidazioni a fermarci. Dalle ceneri si risorge». Ma l’ex presidente della commissione ambiente, Tommaso Sodano lancia un dubbio: «Qualcuno potrebbe essere interessato a far sparire le tracce della malagestione che ha caratterizzato gli anni passati».