San Tammaro, la disacrica dimenticata doveva diventare un campo da golf

Bonifica fantasma: qui sotto 5000 tonnellate di veleni

La discarica coperta dall'erba sorge a poco più di un chilometro dal centro abitato del comune casertano sciolto per infiltrazioni dei clan
8 febbraio 2008 - Felice Naddeo
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

Bonifica bluff, immondizia nascosta
San Tammaro, dal terriccio spunta anche il teschio di una bufala

La discarica doveva essere ripulita ma i lavori previsti dal piano regionale non sono stati completati

Una discarica di oltre cinquemila tonnellate di rifiuti a San Tammaro, in provincia di Caserta, è stata inserita nel piano regionale di risanamento dei siti inquinati del Commissariato bonifiche, ma l'indicazione dell'area da sistemare non è mai stata comunicata alla Jacorossi, l'azienda incaricata di "rinauralizzare" il litorale dominio e l'agro aversano. La discarica, negli anni scorsi, è stata ricoperta di terriccio e in cima alla collinetta è posizionato un camino in cemento per la fuoriuscita di fumi. L'area non è neanche recintata e i terreni confinanti sono adibiti a pascolo di animali e coltivazione. Alcuni resti di animali si trovano sulla sommità della discarica.
A poco più di un chilometro dal centro urbano di San Tammaro, piccolo comune nel casertano, commissariato dal Natale 2005 per infiltrazioni camorristiche, c'è una collinetta. Che vista da lontano assume una forma rettangolare, di almeno un centinaio di metri di perimetro, ed ha un'altezza di oltre quindici metri. Per le carte topografiche non esiste. Eppure c'è. Qui la chiamano «Casone» ed è vicina ad una zona denominata Ponterivo. Ricoperta di terriccio, arbusti ed erba cresciuta a zolle sparse, la collinetta ha sulla sommità un grande camino di cemento che dovrebbe far fuoriuscire dall'interno del sottostante invaso i fumi della putrefazione della spazzatura. Quella sorta di comignolo è fondamentale perchè quella piccola altura altro non è che una discarica. Dimenticata da anni ma con quasi 5.000 tonnellate di immondizia, chissà poi di che genere, ammassate ed ancora lì dalla fine degli anni Novanta. Tuttavia il sito di smaltimento è censito nel «Piano regionale delle aree inquinate» redatto dal Commissariato bonifiche e dalla Regione Campania. Dove è indicato, insieme a centinaia di altre zone, come area «potenzialmente inquinante ».
Il teschio di bufala ritrovato nella discarica "bonificata" a San Tammaro Ma allora, se quella discarica è pericolosa perchè nessuno mai l''ha bonificata? E, addirittura, perchè non è stata neanche recintata per evitare che chiunque potesse entrarvi? Di certo nel primo ordine di servizio trasferito alla Jacorossi imprese, la società che negli anni scorsi aveva ottenuto l'incarico di bonificare il litorale Domizio e l'agroaversano, quella discarica non è segnalata. E la conferma è fornita dalla stessa azienda: «non ci risulta nel piano degli interventi a noi trasmesso» è la risposta ufficiale dei tecnici dell'impresa con sede a Milano e filiali a Napoli e Caserta. Eppure, per il piano del commissariato, su quel-l'area bisognava intervenire. Tant'è che non solo nel «Piano regionale » del commissariato ma anche nel «Portafoglio ordini di servizio », l'elenco delle discariche da bonificare allegato al nuovo contratto sottoscritto con la Jacorossi, quella discarica c'è. E va anche bonificata. Di certo è impossibile che non se ne conoscesse prima l'esistenza. Perchè quella discarica non è abusiva: anzi è stata per lungo tempo un sito di smaltimento regolarmente autorizzato. «Nella prima metà degli anni Novanta quell'area era una discarica comunale — rivela Pasquale Leggieri, ex consigliere dell'amministrazione municipale di San Tammaro — poi venne chiusa nel 1996. La collina della vergogna di San Tammaro. Condotta per la fuoriuscita di gas e fumi. Qualche tempo dopo fu riaperta per consentire il conferimento di immondizia da tutta la provincia di Caserta. Ma fu utilizzata per soli tre mesi in attesa che venisse predisposta la discarica Maruzzella che è sempre nelle vicinanze. Qualche anno fa ricordo che ci fu una sorta di intervento sulla discarica. Una sistemazione, forse un inizio di bonifica. Poi non è successo più nulla».
L'intervento tampone che fu effettuato, a questo punto non è chiaro neanche quando e da chi, è ancora visibile. Perchè, sostanzialmente, i rifiuti sono stati ammassati e coperti da un rivestimento di terreno spesso qualche metro. Tutt'intorno null'altro che qualche palo di legno conficcato nel terreno, neanche l'ombra di barriere o filo spinato di recinzione, ma a ricordare che un tempo c'era un controllo alla discarica è rimasto un cancello arrugginito che, ironia della sorte, è ben sigillato da una catena nonostante non serva più a nulla. Per gli agricoltori, che coltivano nelle adiacenze della collinetta ortaggi e frutta, in quel posto sono successe cose strane. E non hanno tutti i torti. Perchè in diversi punti della collinetta, raggiungibili dalla strada provinciale, ci sono delle grandi feritoie ricoperte da arbusti. All'interno delle quali, con molta probabilità, nel corso degli anni, complice soprattutto il mancato controllo e l'assegna di ogni tipo di recinzione, si è continuato a sversare di tutto abusivamente. «Qui intorno portavano a pascolare pure gli animali — ha raccontato Antonio, uno di quelli che ai piedi della discarica coltiva soprattutto pomodori — e mangiavano erba proprio all'interno dello spazio della discarica». Di certo le poche tracce rimaste di questo passaggio di animali sono inquietanti. Sulla sommità della collina, nelle vicinanze del camino di cemento, ci sono dei resti di bovini.
Tra questi un teschio che potrebbe essere di mucca oppure di bufala. Forse un animale morto in quel posto, oppure trasportato in discarica in piena notte quando nessuno controllava quella zone prima di qualsiasi illuminazione. Adesso in queste campagne c'è poco o nulla. Tranne il ricordo di un progetto transitato nelle stanze del Comune di San Tammaro, ma poi immediatamente rimesso che ipotizzava, proprio a Ponterivo, la costruzione di un campo da golf. Forse perchè c'era chi pensava che anche in questo sport, tra una buca e l'altra, tra un green ed un bunker, c'era bisogno di qualche collinetta come nei migliori club internazionali per golfisti.
(1-continua)

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