Molotov per obbligare i negozi alla serrata quei tifosi al soldo di chi voleva il caos

7 ottobre 2008
Fonte: Repubblica Napoli

«Allo stadio, come nella vita, o si è guardie o si è ladri», è scritto al San Paolo. «Da sempre nel nostro mirino, sbirro assassino, Acab, all cops are bastards», promette un graffiti nella villa comunale di Quarto. Non è cupo folclore partenopeo. È odio. Per questo, l' impronta digitale degli ultras nei fatti di Pianura, le mazze e le lame delle "Teste Matte" e dei "Niss" ("Niente incontri solo scontri") agitate sul ciglio della discarica, raccontano una verità cristallina. Buona per Napoli, evidentemente, ma non solo. Scrivono nell' ordinanza Luigi Giordano, giudice delle indagini preliminari, e Antonio Ardituro, pubblico ministero: «Lo stadio è diventato una metafora», collettore e cartina di tornasole «delle tensioni sociali e dei conflitti del nostro tempo, in un contesto in cui si sovrappongono suggestioni ideologiche, conflitto di classe, sfogo individuale e senso dell' impunità». «Un luogo extraterritoriale», governato «da un forte senso dell' omertà e da una radicata convinzione di impunità». La metastasi cresciuta nelle curve A e B del san Paolo è l' esito di un percorso, non la sua origine. Vive da tempo di vita propria. È «soggetto criminale» auto-organizzato, che respira la stessa aria della Camorra e ne ha assunto la medesima forza di intimidazione. In un «orizzonte ideologico che ha al centro la ricerca dello scontro con le forze dell' ordine». Nel gennaio di quest' anno, dunque, "Teste Matte" e "Niss" non sono a Pianura per caso. Alla rotonda don Giustino, in via Montagna spaccata, devastano, minacciano, obbligano con il terrore alla serrata i piccoli commercianti, perché accettano di essere «braccio armato» di una «regia politica criminale», che, insieme, esalta il loro «primato di violenza» e garantisce gli interessi e il consenso dei capibastone della politica locale. <PAGLIACCI E CAMORRA& All' odio si viene allevati. E le "Teste matte" non fanno eccezione. Vivono a Quarto e Pianura e il pagliaccetto diabolico, il logo un po' Arancia meccanica, un po' Pulcinella che battezza la loro nascita nel 1987, li consacra cuore della curva A. Perno di una geografia che, nell' ottobre 2007, il pentito di camorra Emiliano Zapata Misso, racconta nei suoi legami criminali. «Sullo stadio c' è la camorra - dice - Ci sono i "Mastiffs" di Forcella e piazza san Gaetano, guidati da Genny 'a carogna, figlio di un camorrista affiliato al clan Misso». «C' è la "Masseria Cardone" di Secondigliano, dove comanda il clan Licciardi». «Ci sono "Rione sanità" e i "Vecchi Lyons" dei quartieri spagnoli». E poi ci sono loro, appunto, le "Teste matte" «Mi diverto solo se a morire è uno sbirro», cantano. E il morto lo cercano da quando esistono. Il 21 maggio del 2000, a Cesena, fracassano il cranio a un ispettore di polizia. Nel 2002, bloccano l' autostrada A3 per regolare i conti con i tifosi della Reggina. Nel settembre 2003, devastano Avellino. Il 23 gennaio 2004, Napoli-Verona, massacrano un appuntato dei carabinieri. Il primo maggio del 2005, inseguono e speronano sulla A14, a 140 km orari, due pulmini che trasportano tifosi laziali in trasferta. Il 5 maggio del 2007, provano ad aprire come un capretto un tifoso del Verona (lo pestano in tre. Due infieriscono con le cinghie, il terzo affonda la lama). <insulti all' agente ucciso& I padroni delle "Teste matte" sono due fratelli, Ernesto e Fabio Proietti. Comandano con pugno di ferro. Ordinano il pestaggio degli infami (dove infamia è anche la decisione di farsi tatuare senza autorizzazione il pagliaccio diabolico su un braccio). Incassano le scuse delle loro vittime (gli ultras del Verona si umiliano chiedendo perdono, perché il loro accoltellato del maggio 2007 si è permesso di riconoscere i suoi aggressori napoletani). Fomentano l' odio per le "guardie" nei ragazzi della loro "paranza". Come Salvatore Buonanno. Il tipo, al telefono, ride di cuore del suicidio di una poliziotta nello stadio di Treviso. E, nell' aprile di quest' anno (il Napoli è in trasferta a Catania) suggerisce la cosa giusta da fare una volta in Sicilia: «Andate a pisciare o' lato e là, dove successe il fatto». Andate a pisciare dove è morto l' ispettore di polizia Filippo Raciti.  A quanto pare, c' è solo una cosa peggiore delle "Teste matte". I "Niss", che, dal 2007, ne sono la costola che ha deciso per la propria autonomia dentro e fuori la curva A. Le loro "tarantelle" fanno parlare gli stadi di tutta Italia. Nel settembre di quell' anno, si segnalano per un inseguimento autostradale sulla A1, all' altezza di Frosinone. Individuano una macchina con tifosi romanisti a bordo, la affiancano e, in piena velocità, sporgendosi dai finestrini della loro auto in corsa, la martellano a cinghiate, per poi esplodere in aria alcuni colpi di pistola. Un mese dopo, ad ottobre, in 47 caricano con mazze e coltelli un pullman di tifosi della Ternana, incrociato nell' area di servizio di Roncobilaccio. Chi comanda è tale Dario Di Vicino, 30 anni. Gli piace la coca. Odia romanisti e laziali. Ma nel giorno dei funerali di Gabriele Sandri (novembre 2007) è a Roma, per fraternizzare nel cordoglio con gli uni e gli altri. Per allacciare rapporti che, nei primi giorni del gennaio di quest' anno, dovrebbero portare sul ciglio della discarica anche tifosi di Roma e Lazio. Per unire lame a lame. Mazze a mazze. Kobra a kobra (potenti fumogeni da segnalazione). «Per fare un po' di bordello», come dice Di Vicino al telefono. Anzi, «per fare la guerra», come incita l' ex paracadutista e consigliere di An, Marco Nonno. Il "capo della rivolta". Quello - argomentano i magistrati - che li ha voluti tutti lì. E di nuovo insieme. "Teste matte" e "Niss", i figli di Pianura.

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