Coinvolti un assessore del Pd e un consigliere comunale di An

In manette ultrà e politici per gli scontri a Pianura

7 ottobre 2008 - Francesca Pilla
Fonte: Il Manifesto
«C'è un po' di tutto nella vicenda di Pianura a dimostrazione di come gli intrecci nel napoletano siano complessi e non basti liquidare il tutto con la parola camorra». Il procuratore Antonello Ardituro parla con tranquillità dopo che 37 delle 40 persone indagate per i giorni di guerriglia urbana contro la discarica di Pianura, sono state raggiunte da provvedimenti di custodia cautelare.
Politici, ultrà e camorra. C'è un copione alle spalle di quella prima settimana dello scorso gennaio, di follia e terrore, che vide un intero quartiere consegnato agli appartenenti delle Teste Matte e dei Niss (acronimo di "Niente incontri solo scontri"). E alla regia ci fu un assessore della Margherita Giorgio Nugnes, finito agli arresti domiciliari e fino a ieri addirittura sotto scorta, nonché un consigliere di An, Marco Nonno. Questo dicono gli inquirenti: fu comandata da dietro le quinte, quella protesta che permise a gruppi del tifo estremo, di incendiare bus sequestrando i conducenti, di minacciare i commercianti della zona con bastoni e molotov, di assaltare carabinieri, di prendere a sassate le forze di polizia, ma anche tendere veri e propri agguati ai vigili del fuoco.
I motivi sono abbastanza chiari: interessi privati legati alla speculazione edilizia in mano alla camorra, consenso elettorale, accrescimento del proprio potere. Entrambi gli esponenti, sebbene di diverso colore politico, in combutta tra loro avrebbero, infatti, avuto rapporti con personaggi poco raccomandabili e si sarebbero resi mandanti di saccheggi e devastazioni. Nonno partecipando in alcuni casi direttamente sul campo alle azioni dei teppisti, Nugnes collaborando e comunicando in tempo reale gli spostamenti delle forze dell'ordine.
Dopo mesi di indagini, partite dalla costola dell'inchiesta che un anno fa portò alla luce il «racket» degli ultrà nei confronti club Napoli, filmati e intercettazioni inchiodano i capi dei gruppi della curva A responsabili delle violenze e, come nel caso di Dario Di Vicino, legati direttamente al consigliere Nonno. Bande che presero sotto scacco un parte di città con il consenso dei due politici. E ci sono le prove, nelle conversazioni spesso tenute con non curanza dai due che non solo si telefonano comandando e decidendo il da farsi, ma anche impartendo ordini a loro «sottoposti».
In particolare Nugnes ha rapporti con un certo Ciro Sanges, incaricato di «dirigere i lavori», incensurato e arrestato ieri. I due sono si sentono spesso al telefono anche prima degli scontri, come dimostra questa intercettazione: «Pronto», «Mezzarecchia», «Uè... Nugnes», «Hanno chiamato a Cap'e vacca?...», «Dal due gennaio deve prendere servizio... senti ma facciamo passare queste feste... poi dobbiamo fare qualcosa o no?...», «Facciamo tutto... non ti preoccupare... stai in mano all'arte».
«Siamo convinti che Nugnes sia il mandate della devastazione delle sedi di An e Forza Italia, ma il gip non ha ritenuto sufficiente il materiale a suo carico per un ulteriore provvedimento», dice Ardituro descrivendo il ruolo dell'uomo politico che ieri ha rimesso tutte le deleghe ed è stato sospeso dall'assemblea del Pd Campania. Ma le accuse restano e sono pesanti nonostante sia Nugnes che Nonno si discolpino, professando in queste ore la loro innocenza, quelle telefonate tra loro lasciano pochi dubbi su quanto accaduto. Conversazioni in cui l'ex assessore, grazie alla sua delega alla protezione civile informa il collega minuto per minuto sugli spostamenti delle forze dell'ordine, facendo così in modo che il consigliere di An organizzi i blocchi.
Dunque dietro quella protesta contro la riapertura dei «Pisani» si sono nascosti interessi criminali: un via libera avrebbe, infatti, comportato una presenza dello stato che non avrebbe permesso alla camorra di continuare a far sorgere case e villette in maniera abusiva, inoltre avrebbe fatto scendere il prezzo degli immobili. La conferma è la presenza tra gli ordini di custodia cautelare di Leopoldo Carandente, un esponente del clan Varriale, al momento resosi irreperibile, legato tra l'altro allo stesso Nonno.
Il movimento dei cittadini, i no discarica, ieri protestavano sostenendo le ragioni di una ribellione spontanea a un sito che per 20 anni è stato lo sversatoio di veleni provenienti anche dalle aziende del nord Italia e ha provocato l'inquinamento nell'area. La paura è quella di una facile strumentalizzazione delle iniziative ancora in corso contro il piano rifiuti. «La protesta di Chiaiano ha un carattere più politico», ha detto sempre ieri Ardituro a chi gli chiedeva di possibili analogie. La stessa magistratura, la Digos, infatti, sostengono la buona fede nell'organizzazione dei comitati sia a Pianura che a Chiaiano. Ma nel primo caso fin dall'inizio si era evidenziata una spaccatura della piazza, di giorno coordinata dagli abitanti, di notte in mano a gruppi senza controllo.
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