"Così nel quartiere hanno vinto gli speculatori"
Pietro Diodato, consigliere regionale di Alleanza Nazionale, rivendica a sé un ruolo nel quale non molti si sentirebbero del tutto a proprio agio. Quello di grande accusatore, di colui che per primo ha denunciato la presunta trama che - ora anche secondo la Procura di Napoli - sarebbe stata tessuta da politici locali, delinquenti vicini alla camorra e da frange estreme del tifo ultrà azzurro. «Provo solo un po’ di imbarazzo - spiega Diodato, che nei giorni della sommossa di Pianura fu fautore della linea del dialogo con chi intendeva aprire una discarica in località Contrada Pisani - perché dopo aver affrontato anni di lotte per affrancare Pianura dall’immagine di capitale dell’abusivismo edilizio, oggi interpreto quel che è accaduto come una sconfitta». Che cosa la colpisce di più delle conclusioni cui è giunta l’indagine della Procura? «Il fatto che, tra quelli che vi sono finiti al centro, c’è qualche ragazzo che inconsapevolmente si è prestato a fare un gioco sporco, credendo invece di combattere una battaglia in nome di motivi giusti». In che cosa consisteva la linea del dialogo che lei intendeva portare avanti? «Dal 2006 siedo nella commissione Ambiente del Consiglio regionale. Appena l’attenzione si concentrò su Pianura capii che, invece di issare barricate, bisognava attendere prima che la destinazione fosse dichiarata idonea, e poi - magari - occorreva trattare l’adeguato risarcimento per il quartiere e per la sua gente». Le cose andarono in un altro modo. «Perché ci fu chi soffiò sul fuoco delle proteste. Dall’inchiesta emerge la conferma che a vincere fu l’interesse degli edificatori abusivi». Cosa pensa di Marco Nonno, suo compagno di partito? «Nonno era inserito a pieno titolo nel discorso delle speculazioni edilizie su Pianura». E di Giorgio Nugnes? «Credo che, pur non avendo avuto un coinvolgimento diretto in questo discorso, si sia lasciato condizionare dall’ambiente. Per motivi elettorali o anche solo per amicizia». Insomma anche i pianuresi hanno le loro responsabilità in questa vicenda. «La gran maggioranza dei pianuresi manifestava pacificamente. Ma molti altri, tra cui alcuni residenti di Contrada Pisani, hanno precise responsabilità anche nell’avvelenamento della discarica. Negli anni ’90 i camion che scaricavano nottetempo ogni sorta di veleni a Pianura erano sotto gli occhi di tutti. Io per aver denunciato tutto questo ho pagato in prima persona: hanno bruciato il distributore di benzina di mia sorella e devastato il negozio di mio fratello, a Pianura. Per non parlare delle minacce affidate da un uomo armato di pistola ad un altro commerciante amico: “Dite a quel pezzo di m... di non intromettersi in questa storia”. Ma io, oggi, rifarei tutto quello che ho fatto».