In una cava di Frosinone le scorie tossiche campane

Una cava autorizzata a riciclare materiali edili di risulta
8 ottobre 2008
Fonte: Il Mattino

Dodici denunciati e un'intera provincia, quella di Frosinone, in rivolta. Il viaggio di undici compattatori carichi di rifiuti speciali provenienti dall'hinterland napoletano si è concluso all'alba di ieri mattina, all'interno di una ex cava di marmo. A bloccare lo scarico dei tir, in un blitz congiunto, sono stati gli investigatori della Squadra Mobile, agli ordini del vice questore Carlo Bianchi della questura di Frosinone, unitamente ai colleghi della Polizia Forestale. Gli uomini del questore Alfonso Maria La Rotonda da giorni erano appostati nella zona dei Monti Aurunci. Temevano, infatti, che qualche società, nonostante i tanti controlli effettuati in Campania, smaltisse illegalmente i rifiuti li dove nessuno poteva vedere e soprattutto sentire. Quando alle cinque in punto le forze dell'ordine sono uscite allo scoperto, i conducenti dei mezzi pesanti carichi di spazzatura, non hanno potuto far altro che spegnere i motori e consegnare, per quello che potevano, i documenti. Nessuno ha dato una spiegazione. Nessuno ha pronunciato una parola. Provengono tutti dall'hinterland napoletano. Sono residenti a Quarto, Marano, Sant'Antimo e Villaricca. I viaggi effettuati per conto di tre ditte (due con sede legale a Quarto ed una a Formia in provincia di Latina), secondo la polizia, sarebbero stati, dal trenta settembre scorso all'altra notte, almeno una cinquantina. Lo dimostrerebbe il gran quantitativo di rifiuti rinvenuti bruciati e seppelliti in oltre quindicimila metri quadri. Per questo motivo il Procuratore Capo della Repubblica di Cassino, Gianfranco Izzo, ha disposto il sequestro di una ruspa e di un escavatore parcheggiati all'interno della proprietà intestata ad un imprenditore di Cassino titolare a sua volta di una ditta di lavorazione marmi. Sostiene di non sapere nulla di rifiuti e carichi illeciti. «Il mio terreno è autorizzato a raccogliere materiale di inerti, vale a dire scarti di produzione edile»: questo ha spiegato agli inquirenti che per ore lo hanno interrogato. Gli investigatori, invece, ci raccontano del «viaggio» dei rifiuti. Inizia allo scoccare della mezzanotte. Una carovana di compattatori parte dalla Campania e percorre i tornanti della provinciale che da Sessa Aurunca taglia la Domiziana in direzione di Castelforte e che porta alle cave di marmo di Coreno Ausonio. Lo scempio ambientale attraversa tre province: Caserta, Latina e infine Frosinone. Boschi e pietre, buio pesto e polvere. Nessun centro abitato, nessun residente a poter ascoltare il fragore dei selci postati dalla velocità di chi trasporta un carico «scottante». Da far sparire subito. Per evitare guai. I cabinati vengono svuotati in pochi minuti, uno ad uno, nelle tante tantissime aree ormai in disuso. Decine e decine di quintali di tonnellate di rifiuti speciali e non che una volta scaricati, secondo quanto accertato dagli investigatori del Nipaf (Nucleo Investigativo Ambientale e Fluviale) della Polizia Forestale e da quelli della Squadra Mobile, venivano bruciati e poi interrati. Centinaia e centinaia di metri cubi di terra per nascondere il disastro. Polvere di marmo, calce e pozzolana per sviare l'odore ammorbante. Fino ad un altro viaggio. Fino ad un altro carico.

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