Pansa, ecco il dossier che ha spaccato la Procura

Il memoriale del prefetto «Ho moralizzato la struttura»

«Ho agito da poliziotto contro delinquenti e truffatori» E chiama a testimoniare Prodi Amato e il capo del Sisde
11 ottobre 2008 - l.d.g
Fonte: Il Mattino

Chiama a testimoniare l’ex presidente del consiglio Romano Prodi, l’ex ministro Giuliano Amato, i vertici delle forze di polizia, il direttore del Sisde. Ricorda la lealtà allo Stato, ma anche gli stretti legami con la Procura di Giovandomenico Lepore, con i due pm titolari dell’inchiesta sul commissariato nei mesi in cui ha ricoperto l’incarico di Commissario, nella seconda metà del 2007. Un incarico con «approccio poliziesco», contro «delinquenti e truffatori», da «moralizzatore» in una cabina di regia nella quale non avrebbe mai voluto entrare, a gestire un «onere senza onore». Quaranta pagine, una serrata memoria difensiva, presentata in Procura dopo l’avviso di chiusa inchiesta a suo carico, per truffa, falso e traffico illecito di rifiuti. Un documento di recente depositato negli atti del processo alla gestione delle ecoballe. Difeso dal penalista Filippo Dinacci, Alessandro Pansa rivive i sei mesi da commissario, dopo le dimissioni di Bertolaso, dopo le manifestazioni di popolo contro l’apertura della discarica di Serre. Ecco, in quaranta pagine, il dossier che ha convinto il procuratore Lepore a stralciare la posizione del prefetto, dando seguito allo strappo interno all’ufficio inquirente. I due pm titolari dell’inchiesta, lo scorso agosto, decisero di non firmare la richiesta di rinvio a giudizio a carico degli imputati dell’inchiesta rompiballe, perché priva del nome di Pansa. Il moralizzatore. «Deve segnalarsi tutta un’attività di verifiche antimafia promossa dal commissario Pansa senza precedenti», si legge nell’istanza prodotta dalla difesa del prefetto. «Ad agosto 2007, con provvedimenti che si sono succeduti durante tutto il periodo in cui ha ricoperto l’incarico, il Commissario delegato ha revocato 18 comandi o distacchi presso la struttura commissariale di personale proveniente da vari enti. Non solo allo scopo di contenere le spese, ma anche di moralizzare l’ambiente del Commissariato». Taglio dei consulenti. Via i consulenti «non indispensabili» e nomina di altri a titolo gratuito. Pansa ricorda anche la «riduzione delle spese per gli incentivi al personale». L’investitura. Il prefetto Pansa - si legge - ha in tutti i modi tentato di evitare l’investitura di commissario, «dovendosi altresì imporre, successivamente, per evitarne la proroga. E ciò non nell’ottica di non voler servire le esigenze del Paese, quanto nella consapevolezza che quell’incarico sarebbe stato un onere senza alcun onore». Un punto sul quale, la difesa di Pansa chiama a testimoniare l’ex premier Prodi, l’ex ministro dell’Interno Amato, ma anche gli ex sottosegretari Marco Minniti e Enrico Letta. L’atto ricognitivo. Il prefetto è accusato di aver firmato un atto amministrativo con cui la Fibe poteva gestire il «revamping» dei sette impianti campani di Cdr, ignorando l’interdizione imposta al gruppo Impregilo nei rapporti con la pubblica amministrazione, ma anche che gli impianti Fibe producevano Cdr non a norma. «Con il provvedimento di sequestro preventivo, la Fibe non era più in condizione di completare il termovalorizzatore e di eseguire il revamping degli impianti. La Procura della Repubblica, all’uopo interpellata, sosteneva che dovesse essere il commissariato a finanziare i lavori, dall’altro il governo faceva presente di trovarsi nell’impossibilità di concedere altri stanziamenti al commissariato». Il prefetto Pansa si mise così a cercare finanziatori. Coordinamento con la Procura. Sin dal momento della sua nomina, Pansa ha cercato un «trasparente coordinamento con gli uffici della Procura». Quindi, «sembra essere mancato un riscontro a fronte di tale attività, che avrebbe consentito al prefetto Pansa di orientare le scelte del commissariato sulla base di conoscenze che non aveva», si legge nella memoria difensiva. Infiltrazioni camorristiche. È il 12 settembre del 2007, quando Pansa spedisce alla Guardia di Finanza «informazioni classificate e dettagliate» su rapporti tra clan Casalesi e Nuvoletta con dipendenti Fibe e con aziende di trasporto operanti per conto della Fibe. Un approccio «poliesco», dunque, che ha spinto il commissariato a stilare un elenco dei numeri di targa dei mezzi usati dalla Fibe per trasportare rifiuti, un modo diretto di affrontare «delinquenti e truffatori».

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