Berlusconi scopre le carte “Il quinto inceneritore serve anche per le regioni confinanti”
«Il quinto inceneritore si farà. Perché non si possono impiegare anni e anni a bruciare qualcosa come 7, 8 o 10 milioni di ecoballe. E si farà anche perché potrebbe dare una mano ai problemi di crisi rifiuti denunciati dalle regioni confinanti».
È il premier a confermare, di sua iniziativa - a margine di un Consiglio dei ministri “napoletano” che stavolta brilla per improduttività - ciò che comitati, ambientalisti e cittadini immaginavano come un disegno nascosto. La certezza, invece, la fornisce il presidente del Consiglio: il termovalorizzatore numero 5 della Campania, che secondo indiscrezioni dovrebbe sorgere nell´area del giuglianese, è reso necessario anche dalle gravi difficoltà che già si intravedono all´orizzonte del Lazio, e delle più lontane Calabria e Sicilia. Berlusconi tutttavia non precisa né i tempi né la localizzazione ufficiale di questo impianto, annunciato appena 10 giorni fa. E, a specifica domanda, glissa. «Abbiamo ereditato una quantità impressionante di ecoballe - sottolinea il Cavaliere - La priorità resta quella di eliminare quegli enormi depositi». Ma ormai la frittata sembra fatta, passa ufficialmente l´idea che sarà la Campania travagliata della crisi rifiuti, aiutata in pochi casi da altre regioni nel conferimento di minime quantità di immondizia, ad offrire aiuto e capienti inceneritori nel caso di altre emergenze nazionali. Sul dettaglio del quinto impianto, neanche il sottosegretario Bertolaso intende tornare. Ma la notizia alimenta polemiche sulla Campania pattumiera d´Italia. Tra le accuse più forti, quella che ieri viene lanciata dal sito dell´associazione “Napoli punto a capo”, con l´immagine di tre scheletri che danzano sull´orlo del Vesuvio. Segue una lettera-appello cui l´oncologo Antonio Marfella lancia questo grido: «Se la Campania deve bruciare, bruci di immondizia propria. Sono gravissime le anticipazioni fornite dal premier sul vero uso del quinto inceneritore».
Dal Consiglio dei ministri di ieri — il terzo a Napoli cinque mesi — si si attendeva un altro giro di vite contro “inquinatori” e “inefficienze” relative alla crisi rifiuti. Invece il vertice si arena su pacate ma argomentate perplessità mosse da alcuni ministri (Maroni, Matteoli, Prestigiacomo). Quel testo è da riscrivere. Contiene norme troppo rigide: è la posizione espressa, su istanze diverse ma con motivazioni più o meno convergenti, dai ministri Roberto Maroni, Altero Matteoli, Stefania Prestigiacomo, e anche dal Guardasigilli Angelino Alfano.
Il premier torna poi sulla necessità di imprimere sanzioni severe a chi «ancora ha l´abitudine di sporcare le strade, addirittura depositano non solo i sacchetti o i piccoli rifiuti, ma frigoriferi o mobili in strada». Napoli deve tornare «alla bellezza cui è destinata», insiste il premier alzando gli occhi al soffitto dipinto della sala al piano nobile di Palazzo Reale.
E promette di nuovo la vetrina internazionale: «Napoli potrebbe ospitare l´anno prossimo il G8 dei ministri dell´Ambiente, in qualità di una terra che era soffocata dalla crisi rifiuti e ora ne sta uscendo». Poi precisa: «Ci stiamo comunque lavorando. Abbiamo diversi G8, su varie tematiche, che vorremmo portare qui. Non solo sui temi dell´Ambiente e della cooperazione sociale, ma anche sulle questioni che riguardano l´Africa e il mediterraneo».
Quanto ai rifiuti, Berlusconi ribadisce: «Bertolaso mi dice che non corriamo più rischi di emergenza. Ora abbiamo attive sei discariche (numero che non corrisponde alla realtà, visto che Chiaiano e Terzigno devono ancora partire, ndr)». Il passato dei rifiuti in strada e dei roghi sull´immondizia è un passato, dice il premier, saldamente alle nostre spalle.
Proprio a una domanda sulle collusioni dietro la guerriglia di Pianura (che hanno portato al blitz con 40 arresti di lunedì scorso), il Cavaliere risponde con immediatezza: «La mia è una ferma condanna». E aggiunge: «Chi fraternizza o si mette in mezzo con gruppi che negano il diritto è responsabile e colpevole. Un eletto quantomeno non partecipa a queste manifestazioni di minoranze violente».