Ma c'è anche una Campania felice Ecco i comuni che riciclano e vivono bene
Isole ecologiche dove svuotare cantine intere, frigoriferi, lavatrici, ferri vecchi. Addetti alla raccolta, che come hostess e stewart bussano alla porta ogni giorno alle 7.30 spaccate e prendono in consegna un sacchetto colorato: il lunedì giallo uguale vetro, il martedì rosso per l'alluminio, il mercoledì la carta, il giovedì la plastica, il venerdì l'umido, sabato l'indifferenziata. Niente montagne di rifiuti, topi, puzza e pantani, solo strade pulite e bambini sorridenti. Non è una pubblicità di merendine è la Campania oggi. E' vero si tratta solo di 145 comuni su 445, tra l'altro piccoli, cosiddetti «ricicloni», ma esistono e fanno salire la media della differenziata in Regione al 20% - quando Napoli si attesta a un misero 8%.
Da Bellizzi a Giffoni Sei Casali, da Sperone a Comiziano, in tutte e cinque le province regionali da almeno otto anni chi ricicla c'è e non lo fa con i soldi dei clan. Hanno tutti contatti con industrie che raccolgono i materiali per rimetterli in commercio, solo l'umido parte in crociera per la Sicilia. Ma anche su questo punto ci si sta attrezzando per mettere in piedi diversi impianti di compostaggio. C'è addirittura chi, come il sindaco Lino Alfieri di Comiziano (Na), ha dato a 50 famiglie in comodato d'uso un piccolo aggeggio per trattarlo nel proprio giardino. In questo paese di 1800 abitanti sono arrivati al 54% di materiali riutilizzati. Lo fanno dal 2001 e nonostante il comune non sia stato per nulla toccato dall'onda lunga della crisi, Alfieri ha deciso di «educare» i suoi concittadini e ha «ridotto» la raccolta indifferenziata da due a un solo giorno: «L'ho fatto - spiega - perché bisogna mantenerli sempre vigili».
Sono le amministrazioni fiore all'occhiello di Legambiente Campania, la prova che chi vuole può: «E' l'esempio di come il mancato decollo della differenziata sia stato provocato ad arte - dice Michele Buonuomo, presidente regionale - c'erano delle convenienze a mantenerci in emergenza, da parte della Fibe e del commissariato. La camorra non avrebbe potuto impedire a Napoli di partire con un buon progetto». Ora spetta agli enti locali inadempienti darsi da fare e pedalare. Correre perché hanno solo un mese per presentare il progetto e 60 giorni per iniziare a differenziare, pena il commissariamento. E' stata una delle ultime prese di posizione di Prodi, era l'8 gennaio, oggi resta uno dei capisaldi del piano De Gennaro. Per Napoli suona come un ultimatum. Nella metropoli non sono pronti nemmeno i bidoni che dovrebbero soddisfare il fabbisogno dell'intera popolazione. D'altra parte quelli disponibili, restano solitari e mezzi vuoti. Ma a chi obietta che «organizzare» una cittadinanza di 1milione e mezzo di anime non è facile come per chi amministra 5mila e cinquecento abitanti, il vicesindaco di Giffoni Sei Casali (Sa), Rosario D'Acunto, risponde: «A San Francisco sono 900mila e arrivano al 64%». Non è questione di «grandi mele» e piccole campagne, impiegati e professionisti contro contadini con pale e forconi. Anzi da Giffoni, dove arrivano al 68%, lanciano due iniziative: adottare un comune per insegnargli a riciclare e monitorare l'inquinamento del territorio. «Siamo pronti a prenderci in carico un comune con le nostre stesse caratteristiche - conferma D'Acunto - se ognuno delle 145 amministrazioni facesse lo stesso arriveremmo in poco tempo a 290 cittadine virtuose».
Per il momento la lista dei «buoni» è abbastanza lunga. A Bellizzi (Sa), 14mila residenti, arrivano al 77% con 22 addetti che ritirano ogni giorno i materiali: «In sette anni - conferma il sindaco Bruno Dell'Angelo - mai un'emergenza». Nel baianese riciclano tutti, Sperone in testa con il 38%. «Non è stato difficile - racconta Salvatore Alaia, primo cittadino - c'è stata subito collaborazione».
Ma è Mercato San Severino che si conferma il comune «supericiclone» con il 60% e 22mila cittadini. Una città mediogrande con la «coccarda» di Legambiente. «Abbiamo solo rispettato la legge - dice il sindaco Giovanni Romano - e sconfitto così ogni infiltrazione camorristica nel ciclo. La raccolta porta a porta è infatti una garanzia di trasparenza. Sono le amministrazioni a permettere intrusioni da parte della malavita».