Chiaiano, la rabbia in piazza

28 settembre 2008 - Roberto Fuccillo
Fonte: Repubblica Napoli
È DI nuovo guerra a Chiaiano. Petardi e sassi contro lacrimogeni. In uno scenario infernale, via Cupa dei Cani, un budello di strada che porta verso l´accesso alla cava dove deve sorgere la contestata discarica. 
Succede tuto alla otto di sera. Dopo un corteo in sé pacifico, fatto di slogan che ripetevano l´invito alle autorità di «jatevenne» e cercavano anche di rimandare al mittente la lettera aperta con la quale il sottosegretario Guido Bertolaso aveva annunciato che «nun ce ne putimmo 'i». «Evidentemente hanno ancora un sacco di cose da fare - urlava il megafono dalla testa del corteo - chissà cos´altro vogliono scaricare là dentro». Una signora accettava il duello in dialetto e sfoderava un cartello diretto a Berlusconi: «Chi vo´ o male 'ellate, 'o ssuoie sta´ aret´a porta». L´ex sindaco di Marano, Mauro Bertini, quasi pescava nel repertorio di Totò quando arringava con un «non se ne vogliono andare, ma se poi volessero, secondo voi dove dovrebbero andare?»
Si era però quasi allo sfottò, il necessario per tener vivo un corteo di circa cinquemila persone, dal quale partiva anche un invito politico: «Se metà dei poliziotti che sono qui stessero invece a Casal di Principe». Il guaio è che l´obiettivo della manifestazione, partita dalla stazione della metro con presenze anche dei "No dal Molin" di Vicenza e delle "Reti Romane per il bene comune", era comunque la discarica vietata. Le forze dell´ordine avevano autorizzato ad andare oltre il quadrivio meglio noto come Titanic, sede degli scontri in precedenti occasioni. Ma la nuova meta, a metà di via Cupa dei Cani, ha portato inevitabilmente al contatto faccia a faccia fra manifestanti e polizia. In una situazione precaria, con la gente affacciata dai palazzi che costeggiano la via, e agenti che, sporgendosi dalle torrette dei blindati, erano tranquillamente ad altezza di balcone.
È durata un´oretta il confronto, la partita da giocare era la possibilità che una delegazione del corteo entrasse in quella cava che la popolazione considera ormai sottratta alla sua sovranità. Il corteo chiedeva 50 ingressi, la trattativa, condotta dal sindaco di Marano, Domenico Perrotta e dal deputato di Italia dei valori Franco Barbato, ne aveva quasi ottenuti a 10. Ma a questo punto, mentre il grosso del corteo dietro cominciava a defluire, davanti gli uomini della trattativa venivano affiancati da un paio di cordoni di ragazzi con caschi e a volto coperto. Dopo alcuni spintoni con gli agenti, il sindaco Perrotta capiva che non c´era più nulla da fare, e gli spintoni si trasformavano in carica della polizia, con lacrimogeni e camionette lanciate contro i manifestanti, mentre dall´altra pare si lanciavano sassi e petardi.
Il primo bilancio parla di due agenti feriti per ustioni, portati a medicare al Cardarelli. Tra i manifestanti si contavano invece una ragazza svenuta, un anziano finito rovinosamente a terra, un altro ragazzo con un colpo alla testa. Al bilancio dei feriti si aggiunge però quello politico. Gli organizzatori del corteo, riepiegati al Titanic, megafonavano ai loro compagni censurando il fatto che «lo Stato ha mostrato il suo vero volto», ma «anche noi non siamo stati all´altezza di non impedire ciò che non volevano succedesse». Versione amaramente confermata da Perrotta: «È mancato il buonsenso, da tutte e due le parti. La cosa che rammarica è che siamo di fronte a una autentica occupazione militare del territorio, che peraltro impedisce a centinaia di cittadini di rientrare nelle proprie abitazioni. Ci piacerebbe vedere un simile dispiegamento di forze dell´ordine contro la camorra ed invece abbiamo rischiato noi stessi, io come sindaco e l´onorevole Barbato, parlamentare della Repubblica, di finire sotto le manganellate». Anche Bertini allargava le braccia: «Ci sono sempre degli esterni che rovinano tutto».
Quel che è certo è che la gente di Chiaiano e Marano non si è rassegnata. Il primo esito degli scontri è stato il salire della tensione. Nella nottata sono comparsi di nuovo barricate di cassonetti in fiamme e l´aria in zona è tesissima. L´idea, tanto cara al premier Berlusconi, che da quelle parti lo Stato si sia impossessato di nuovo del territorio, qui viene vissuta inesorabilmente come un vulnus democratico: nella discarica ci sono i militari, è zona strategica, ma Chiaiano continua a considerarla roba sua, da ispezionare, convinta che la bonifica, che Bertolaso annuncia essere agli sgoccioli, sia invece un bluff e che comunque la discarica non s´ha da fare.

 

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