La vendetta di Pulcinella

7 febbraio 2008 - Aldo Loris Rossi
Fonte: La Repubblica Napoli

Quattordici anni fa la questione dei rifiuti urbani fu denunciata nei seguenti termini nel volume Progetto per Napoli metropoli europea, curato da chi scrive. «Piaga anch´essa irrisolta di Napoli e del suo hinterland, ma più in generale di tutta la Campania, è la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti. Le colpe non possono essere addebitate che all´amministrazione regionale che, nonostante gli obblighi di legge (Dpr 915/82), mai ha provveduto alla redazione del Piano regolatore dei rifiuti. Tra i principali elementi del Piano vi erano: la definizione delle caratteristiche qualitative e quantitative dei rifiuti; la valutazione della loro pericolosità e la scelta dei più idonei sistemi di trattamento; la delimitazione dei bacini di raccolta e di conferimento; la individuazione dei siti dove realizzare gli impianti; la raccolta e il trattamento differenziato dei vari tipi di residui; l´incentivazione alla riutilizzazione dei materiali e lo sviluppo di un apposito mercato tendente: a diminuire i quantitativi da inviare allo smaltimento; e a stimolare lo sviluppo di nuove tecnologie mirante a tale scopo.
Niente di tutto ciò. Mentre per svariati anni si è omesso di redigere il piano, si è puntato solo all´utilizzo delle esistenti discariche, non sempre adeguate alle norme di sicurezza imposte per prevenire inquinamenti secondari (infiltrazione dei percolati nelle falde idriche). Il risultato è che al giorno d´oggi la città dipende, per lo smaltimento della produzione giornaliera di rifiuti solidi urbani di circa 1200-1300 tonnellate, dall´esercizio di una sola discarica autorizzata (Pianura) che rischia di essere rapidamente saturata anche per il conferimento a essa dei rifiuti di altri comuni».
Tale discarica fu aperta nel 1953 da Lauro occupando lo splendido vulcano Senga, ricoperto di boschi e con resti archeologici. Dopo 43 anni di sversamenti fu chiusa il 12 gennaio ‘96 dal commissariato istituito nel ‘94 con l´impegno di bonificarla. In 12 anni non è stata bonificata e, ora, la si vorrebbe riaprire.
Operazione disastrosa perché ha accolto, oltre i rifiuti urbani, migliaia di tonnellate di tossici delle industrie del Nord, anche con l´autorizzazione della Provincia di Napoli favorita da un assessore all´Ambiente (Pli) arrestato per corruzione. In realtà, nella prima repubblica nessun partito si è opposto allo sversamento dei rifiuti tossici a Pianura, né ha mai tentato di attuare un moderno ciclo di rifiuti.
La settimana scorsa abbiamo ricordato questa vicenda a Radio Radicale. Pochi giorni dopo i carabinieri hanno sequestrato alla Provincia un primo elenco (anni ‘88-´91) delle industrie inesistenti nel Sud, responsabili di tale delittuosa operazione. Questa è stata confermata dall´assessore all´Ambiente del Piemonte, Nicola De Ruggiero: «A Pianura sono arrivate almeno 800 mila tonnellate dei rifiuti di Cengio (Acna), azienda per noi emblematica del disastro ambientale causato dal Piemonte» (Repubblica, 22 gennaio).
L´invio di rifiuti tossici dal nord è documentato, peraltro, da un incidente clamoroso. Il 4 febbraio ‘91 è ricoverato al Cardarelli un camionista italo-argentino per ustioni bio-chimiche, sintomi di asfissia e perdita totale della vista. Proviene da Cuneo «dove aveva prelevato 571 fusti da un´azienda piemontese specializzata nello smaltimento dei rifiuti tossici» (A. Iacuelli, 2007) per scaricarli di notte nell´area vesuviana. Dunque, senza l´aiuto della camorra. Per accorciare il viaggio esce a Capua dirigendosi verso Lago Patria dove scarica i fusti. Ma uno di essi si rompe accecandolo con il suo micidiale contenuto (Mattino, 6, 7 , 8 febbraio ‘91).
Le conseguenze di queste azioni criminali emergono dal ‘96 quando in località Pantano di Acerra, dove sorgerà il termovalorizzatore, inizia la moria di ovini e la nascita di pecore deformi. Il 23 dicembre ‘98, con il commissario di destra si conclude il concorso per la costruzione dell´inceneritore vinto dalla Fibe che s´impegna a terminare i lavori il 31 dicembre 2000.
Ma l´anno seguente esplode il bubbone dei rifiuti tossici ad Acerra. Nell´ottobre 2001 l´Arpac (Azienda regionale protezione ambientale) in una verifica di routine individua 25 pozzi avvelenati. Le analisi sono confermate dall´Asl 4, quindi la stessa Arpac e la Polizia Ecologica scoprono 13 discariche abusive di eternit e di amianto. Da allora vengono alla luce innumerevoli discariche illegali di rifiuti tossici, nella fascia compresa tra il Volturno e l´Asse Mediano (circa 15x30km), mentre aumentano le morti sia di animali che di abitanti (dell´84%) per malformazioni e tumori, denunciati anche dalla prestigiosa rivista The Lancet Oncology (2004). Si diffonde il panico al punto che la gente confonde ormai la pericolosità dei rifiuti tossici e la innocuità di quelli domestici.
Intanto nel 2001 è ratificato il progetto Fibe dal nuovo commissario di sinistra che dà il via alla costruzione dell´inceneritore e dei sette impianti di Cdr.
Ma la scoperta che la località Pantano è «massimamente inquinata» da rifiuti tossici illegali e la costruzione dell´inceneritore di rifiuti legali sulla stessa area entrano in collisione perché la Fibe, responsabile della localizzazione, non ha effettuato la Verifica di impatto ambientale (Via) prevista dalla legge. Questo autorizza il sindaco a sospendere i lavori facendo esplodere l´intero ciclo dei rifiuti che svela un mix inestricabile di errori tecnici, irresponsabilità imprenditoriale, connivenze politiche e camorristiche intese a violare il dl 22/97 (legge Ronchi) e la direttiva europea 156/91.
Il disegno della Fibe è semplice: «se non si fa la raccolta differenziata dei rifiuti, più ce n´è da smaltire e più ci guadagna chi gestisce l´impianto» (R. Raimondi, 2006); cioè, la stessa Fibe. Di qui i quattro vizi capitali programmati nel ciclo dei rifiuti. 1 - Mancata raccolta differenziata (i 2.316 assunti allo scopo sono nullafacenti) al fine di legittimare la costruzione del più grande inceneritore d´Europa. Esso è dimensionato per bruciare 750.000 tonnellate l´anno; cioè più di dieci volte quelli medi italiani (70.000 ton./anno); sette volte quelli francesi; cinque volte quelli belgi. 2 - Tecnologia obsoleta dell´inceneritore: «fu giudicata rimontare a oltre 30 anni prima» (Relazione commissione Via, 20 dicembre ‘99). 3 - Produzione di "ecoballe" non bruciabili e loro stoccaggio, contro le direttive europee, in faraoniche piramidi maleodoranti. 4 - Ubicazione sconsiderata dell´inceneritore in «località già massimamente inquinata». Questo ha prodotto un capolavoro di ingegneria criminale: cronicizzare l´emergenza. Il risultato è il massimo della spazzatura nelle strade facendo pagare ai cittadini il massimo di tasse sulla stessa.
Dunque, Acerra ha svelato il meccanismo perverso del progetto della più grande impresa del Nord. Un Nord che da 30 anni scarica in Campania rifiuti tossici nocivi. Ma i tecnocrati padani hanno commesso un altro errore. Hanno ubicato l´inceneritore ad Acerra ignorando l´imponderabile potenza simbolica del genius loci. Non sapevano che Acerra è il paese natio di Pulcinella il quale, benché vittima di ogni sopruso, si è dimostrato ancora una volta capace di una vendetta beffarda e imprevedibile: precipitare l´Impregilo e l´intera classe dirigente nel ridicolo e consegnarli alla giustizia.

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