La replica del coordinatore Fi alle anticipazioni dell’Espresso «Mollare per queste porcate? Non ci penso nemmeno»

«È fango sul governo mai visto quell’uomo»

Il politico annuncia querela: un complotto, lo dimostrerò
12 settembre 2008 - Adolfo Pappalardo
Fonte: Il Mattino

L’intervista si svolge in due tempi e un intervallo come sfogo. Così Nicola Cosentino, sottosegretario all’Economia, reagisce agli stralci dei verbali del pentito Gaetano Vassallo (li pubblica ”L’Espresso” in edicola oggi) che ai magistrati dell’Antimafia di Napoli racconta di soldi dati al politico campano per lavorare nel business dei rifiuti tossici. Il primo tempo è burocratico: «Tra pochi minuti uscirà un mio comunicato» dice. Eccolo dopo qualche minuto: «Respingo con sdegno le accuse infamanti e assolutamente false tese ad infangare la mia persona. La mia storia politica e personale parla da sola». Segue annuncio di querela al settimanale. Poi l’intervallo con i collaboratori in cui sfoga tutta la sua amarezza per le accuse: «Porcate. Solo porcate. Colpiscono me per colpire Berlusconi. Stanno tentando di fare in Campania con me - accusa - quello che stanno facendo con il Cavaliere le altre procure d’Italia. Tutto opera di una certa magistratura politicizzata». Poi gelido: «Nient’altro che fango». Il passaggio successivo è alla primavera scorsa, quando Michele Orsi, altro collaborante con i pm poi freddato in un agguato, dichiarava che era il coordinatore azzurro a fargli avere i certificati antimafia necessari a lavorare. «Tutte falsità senza alcun riscontro. Come quelle di oggi» quasi urla. Si certo ha conosciuto Sergio Orsi «perché è venuto qualche volta a casa ma l’altro (quello ammazzato, ndr) mai conosciuto». Niente da nascondere, però, perché chi ha iniziato a fare politica nel regno dei Casalesi, anche di striscio, alcune persone le ha conosciute per forza. Lo sa bene Cosentino che tre anni fa ha preferito lasciare Casal di Principe e trasferirsi a Caserta. «Perché - continua il suo sfogo - a Casale c’era anche la mia segreteria politica. Normale che venissero tutti, mi aspettavano anche sotto casa. Ma questi signori lo sanno come si fa la politica, come si sta sul territorio? Io per trent’anni l’ho fatta così la politica». Questo Vassallo che l’accusa, però, giura di non averlo mai conosciuto. «Mai visto in vita mia, non so nemmeno la sua faccia. So solo, leggendo dai giornali, che ha accusato anche i suoi fratelli». E anche a frugare nella memoria il sottosegretario non riesce a trovare un appiglio sul perché Vassallo, l’impreditore, ora pentito, del business dei rifiuti tossici per conto dei clan lo accusi improvvisamente: «Il primo aprile viene interrogato dagli inquirenti e non dice nulla sul mio conto. Ora fa il contrario. Perché?». Domande senza risposta. In mezzo, però, si sfoga sempre con i suoi, la certezza di non aver costruito la sua carriera politica con i voti della camorra come invece va dicendo ora Vassallo. «Mai accettato cene, ci mancherebbe. E anzi - dice ancora - quando mi sono presentato alle Provinciali, nell’80 la prima volta, i clan hanno sempre messo un loro candidato contro di me. E come parlamentare sono stato eletto in un altro collegio, quello di Piedimonte Matese: proprio per evitare qualsiasi contatto con certi voti». Sin qui lo sfogo, la rabbia per lasciare alle spalle l’amarezza. Poi risponde alle domande del ”Mattino”. E si passa al secondo tempo. Ha pensato di dimettersi? Ne ha parlato con Tremonti? «Se si dimostrasse vera una sola delle calunnie che mi rivolgono, mi dimetterei dopo un minuto e lascerei la politica. Ma sono calunnie allo stato puro, anzi peggio, si tratta di pentiti orchestrati ad orologeria, con accuse false ma ben architettate, che mirano a distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dalle enormi responsabilità di Bassolino e compagni sulla vicenda rifiuti, responsabilità politiche prima ancora che giudiziarie». Pensa ad una regia precisa dietro questi pentiti? «Ho grande fiducia nella magistratura, che saprà verificare l’infondatezza del tutto e sono certo che tutto finirà presto nella classica bolla di sapone. Ma non posso non pensare al tentativo di quella solita fetta di magistratura militante, in combutta col giornalismo più bieco, di dare all’opinione pubblica l’idea che la classe politica campana sia colpevole nella sua interezza, o peggio, che le responsabilità degli uomini del centrodestra siano più gravi di quelle del centrosinistra che governa la Campania da 10 anni e Napoli da 15». Ma il pentito viene giudicato molto attendibile dai magistrati. «Non ho mai conosciuto questo signor Vassallo, mi chiedo quindi da chi sia manovrato per inventarsi tutto. Il tutto ha un solo obiettivo, lo ripeto: screditare il Pdl». Chiamate di colleghi in queste ore per darle solidarietà? «Ovviamente sì, da Roma, da Milano, da tutta Italia. Perché questo è un vile attacco politico, non contro di me o Landolfi, ma contro il Pdl. Proprio quando Berlusconi dimostra di risolvere concretamente il problema dei rifiuti, conquistando di fatto la maggioranza dei consensi degli elettori a Napoli ed in Campania».

 

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