Rifiuti e camorra, pentito accusa Cosentino
Rifiuti urbani, residui tossici, scorie industriali, ottomila quintali di fanghi dall’Acne di Cengio, scarti di lavorazione del poliestere, avanzi delle concerie toscane, amianto. Questi e altri veleni sono finite nelle discariche gestite dalla camorra, con l’imprenditore Gaetano Vassallo - ora collaboratore di giustizia - pronto a seppellire tutto nelle sue terre. d’accordo con i Casalesi. I verbali del pentito ricostruiscono quasi vent’anni di attività illecita, dal 1987 al 2005, e una rete di complicità senza frontiere. Raccontano anche quanto si riusciva a guadagnare dal traffico: soltanto Vassallo ha messo da parte sei milioni in dieci anni, depositati in banca con interesse del 13 per cento o trasformati in patrimonio immobiliare. Uno scandalo senza precedenti e un danno ambientale di proporzioni bibliche, che forse non si riuscirà più a recuperare. «Una volta colmate le discariche - racconta l’imprenditore ai magistrati - i rifiuti venivano interrati ovunque. A volte ci veniva chiesto di concedere l’uso dei nostri timbri, in modo da ”coprire” e giustificare lo smaltimento dei produttori del nord Italia. Ricordo gli scarti dell’ Acna di Cengio, che furono smaltiti nella mia discarica per 6mila quintali. Ma carichi ben superiori erano gestiti dall’avvocato Cipriano Chianese, che trattava 70 o 80 autotreni al giorno. La fila di autotreni era tale che formava una coda di circa un chilometro e mezzo». Un’altro carico di veleni arriva a destinazione tra il 2001 e il 2002. «Si trattava di un composto umido derivante dalla lavorazione dei rifiuti solidi urbani triturati, contenente molta plastica e vetro», spiega il collaboratore di giustizia. Sono decine di camion provenienti da un impianto pubblico: all’imprenditore viene detto che sono partiti da Milano e che vanno fatti scomparire in fretta. «Le confessioni di Vassallo confermano le denunce di Legambiente - si legge in una nota del responsabile legalità Enrico Fontana e del presidente regionale Michele Buonomo - avevamo già scritto tutto quattordici anni fa, in due dossier, facendo nomi e cognomi. Ma lo Stato è rimasto assente».