Chiaiano torna in piazza «Il governo ci ripensi»
Non sono intenzionati ad arrendersi perché per loro la violenza è «in chi distrugge un intero territorio non in chi lo difende» perciò anche ieri, come per tutto il mese di agosto, i comitati contro la discarica di Chiaiano hanno manifestato. Questa volta con un corteo: quindici chilometri dalla metropolitana fino al presidio permanente in via Cupa dei Cani, partono in quattrocento con striscioni, megafoni, cori per dire che Chiaiano non ci sta. Alle 20 si uniscono con i manifestanti di Marano: si arriva a quota mille, con a capo il sindaco Salvatore Perrotta. Nella zona a nord di Napoli il traffico si paralizza, ma il corteo prosegue senza intoppi. E non sarà certo l’ultima iniziativa di protesta. Per il 27 settembre è in programma lo «Jatevenne Day» una «manifestazione nazionale» per ribadire ancora no ai «cancrovalorizzatori» come li definiscono in uno dei tanti cartelli che - scrivono - «concludono il ciclo direttamente nei polmoni dei napoletani e dei campani». I comitati accusano tutti: da Berlusconi a San Gennaro, a cui chiedono «benedici la Procura, sono tosti ed han premura». Chiamano in causa persino Ilaria Alpi e Mirian Lovati, facendo riferimento ad una mancanza di informazione sui pericoli della discarica. Scomodano anche la banda Bassotti per far riferimento alle «B» di Bossi, Bassolino, Bertolaso e Berlusconi che farebbero solo bla, bla, bla. Ma non c'è solo satira. C'è anche tanta paura e tanta disperazione. «Spero che i miei figli vadano via. Al più presto», dice Matilde Cusano, che parla a nome di tutte le mamme del quartiere. Ha un cartello al collo. «Ai nostri figli - c'è scritto - avete lasciato una speranza sola: fuggire da Napoli. Noi madri vi malediamo per tutta la vita». Perché tanta rabbia? «Nonostante le nostre denunce non ci hanno ascoltato. Ci hanno ricambiato con un decreto diventato legge il 31 luglio che fa della Campania lo sversatoio di tutta Italia. Con quattro inceneritori: quando partirà la raccolta differenziata?». Nel corteo c'è anche Santina Russo, 66 anni, nonna di cinque bimbi, spinge un carrozzino. Cammina e sul viso le scendono le lacrime. «Mi sento male a sentire tante cose cattive. Vivo a Chiaiano dalla nascita, ma ci voglio vivere non morire - dice - è la nostra terra ce la devono lasciare libera». Le dà ragione Gerardo Ciannella, pnenumologo al Monaldi: «Il problema è di salute - sottolinea - non è il punto se essere pro o contro la discarica, ma è quello che si mette dentro: rifiuti tossici, velenosi e nocivi. Con incidenza di malattie tumorali, tiroidee e malformazioni fetali. La preoccupazione è motivata». Anche gli amministratori locali non versano acqua sul fuoco. «Non c'entra il colore politico - dice Angelo Liccardo, 31 anni, consigliere comunale di Forza Italia da due anni - si tratta della ripercussione sulla cittadinanza. È un'azione scellerata: ne va del futuro delle nuove generazioni alle quali dovremo rendere conto. Dobbiamo esortare le persone ad avere senso civico». Concorda Carlo Migliaccio, presidente della commissione Ambiente del Comune di Napoli: «L'allestimento della discarica in pieno contesto urbano è un danno per la viabilità. Non c'è un piano urbano serio e ci sono grossi problemi di natura geologica. Il rischio frana della Collina dei Camaldoli è stato più volte denunciato e la scelta di Chiaiano-Marano è la peggiore». Ma cosa proponete? «Diciamo sì solo alla differenziata. Chiaiano e Marano sono unite». «Non possiamo fare diversamente. Lo dobbiamo ai nostri figli - commenta Raffaele Bruno, presidente dell'associazione culturale Vento del Sud, promotrice del corteo - la popolazione è chiamata ad una mobilitazione permanente per scongiurare un disastro ecologico e sanitario. Da mesi combattiamo e non ci fermerà nemmeno l'esercito».