Eseguiti tutti i rilievi di natura geologica ma sull’area l’iter delle bonifiche è fermo

Maruzzella si allarga, tecnici già al lavoro

L’Arpac: nessun ostacolo, via al piano. Il sindaco Cimmino: ormai questo territorio ci è stato tolto
Il paradosso del sito di compotaggio realizzato per oltre la metà, poi lì sono finite le ecoballe
4 settembre 2008 - Lorenzo Calò
Fonte: Il Mattino Caserta

Già lo scorso 30 luglio una relazione dell’Arpac, incaricata dal sottosegretario Guido Bertolaso di monitorare gli effetti di un eventuale ampliamento dell’area di Maruzzella, aveva evidenziato «la mancanza di fattori ambientali ostativi alla realizzazione di un nuovo impianto da realizzare nell’area di San Tammaro». Dunque Maruzzella cala il tris, si prevede un invaso da almeno 300 mila tonnellate «per consentire - è scritto nell’ordinanza 3697 del presidente del Consiglio dei ministri - l’abbancamento dei rifiuti solidi urbani nonché la realizzazione di piazzole di trasferenza di rifiuti e di stoccaggio di ecoballe». Per l’intera operazione, che sarà presentata oggi dallo stesso premier Berlusconi e da Bertolaso, l’impegno di spesa è di circa 15 milioni di euro, cifra destinata a finanziare anche le altre attività poste in essere dal consorzio unico che ha radunato i nove enti territoriali delle province di Napoli e Caserta. I tecnici sono già al lavoro. Sin qui i dati, scarni, di un provvedimento che associazioni ambientaliste, comitati civici e forze politiche hanno già detto di non gradire: «Ormai questo spicchio di territorio ci è stato tolto», dice il sindaco Emiddio Cimmino. Ma l’emergenza ambientale e Maruzzella raccontano tutta un’altra storia, una vicenda dalla quale emergono anche contraddizioni e paradossi. A cominciare dal sito di compostaggio, l’unico della provincia di Caserta, realizzato nella medesima zona, quasi pronto (l’iter dei lavori è all’80 per cento) ma non completato perché lì per ora ci hanno messo le ecoballe. Ecoballe che saranno rimosse soltanto quando sarà entrato in funzione il termovalorizzatore di Acerra e cioè, a voler essere ottimisti, non prima di febbraio dell’anno prossimo. Amen. Ma c’è di più. Maruzzella - definito sito strategico nazionale - si compone di due invasi: 1 milione e 700 mila tonnellate di immondizia a due passi dall’altra maxi-discarica, quella di Ferrandella, che però ricade nel comune di Santa Maria la Fossa. A pochi metri un’altra discarica, oggi chiusa, detta del Casone, da anni in attesa di bonifica nonostante tra il ’95 e il ’99 sul Comune di San Tammaro siano confluiti ristori economici per almeno 20 miliardi delle vecchie lire. «Nessun progetto di seria riqualificazione ambientale è stato avviato - denuncia Cimmino, da pochi mesi alla guida dell’amministrazione - tanto che dopo le controverse vicende amministrative degli anni scorsi, fra scioglimenti e commissariamenti, il comune di San Tammaro si ritrova oggi sul groppone 7 milioni di euro di soli pignoramenti». Sempre lì, sono partiti già gli espropri per il termovalorizzatore di Santa Maria la Fossa ma la pratica è ancora ferma dopo l’ok di un anno fa del ministero dell’Ambiente sulla valutazione di impatto ambientale. Eppure i problemi non sono soltanto della provincia. Lasciata in stand by la vicenda della cava Mastroianni (attigua a Lo Uttaro e oggetto di ricorsi ed esposti per impedirne l’utilizzo nonostante il parere del governo) il comitato Emergenza rifiuti di Caserta risolleva il caso del capannone ex Ucar «che continua - dice Giovanna Maietta - a essere utilizzato come sito di stoccaggio dei rifiuti solidi urbani nonostante non sussistano più i presupposti che giustificavano la scelta emergenziale dell’amministrazione comunale. E allora, perché trasformare un sito che nasceva come stoccaggio in un sito di trasferenza di rifiuti per il carico-scarico di compattatori e bilici diretti all’area di trasferenza prima del conferimento nella discarica di Ferrandella?». Resta infine sul tappeto la spinosa questione dell’esercizio di gestione degli ex consorzi (in particolare Ce2, Ce3 e Ce4) alle prese con problemi di personale e deficit finanziario. Ieri i lavoratori dell’ex Ce3 aderenti al Fials, in una nota, lamentano gli ennesimi ritardi nel pagamento degli stipendi. Un film già visto.

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