Un commissario per il Bacino 5
Entro sette giorni il sottosegretario Guido Bertolaso nominerà un commissario ad acta per risolvere il problema della collocazione dei lavoratori del consorzio di Bacino Napoli 5. Dovevano effettuare la raccolta differenziata ma non hanno mai eseguito i loro compiti. Il capo del governo con una ordinanza ha dato via libera all’Asìa (l’azienda per la raccolta dei rifiuti di Napoli) di assorbire gli operatori. Ma l’azienda non è intenzionata a farsi carico di questi 362 operatori del resto nell’ordinanza 3697 non ci sono termini perentori in questa direzione. Mentre è ben specificato che se entro i sette giorni dalla pubblicazione in gazzetta ufficiale dell’ordinanza vale a dire entro lunedì non ci saranno sviluppi, toccherà alla struttura del sottosegretariato nominare appunto un commissario per dirimere l’annosa questione. Si profila all’orizzonte un braccio di ferro. Perché l’Asìa non li vuole questi 362 né loro ci vogliono andare nell’azienda del Comune. Si ricorderà che già una volta Asìa ha tentato di inglobarli ma quasi nessuno accettò. Il sottosegretariato è ancora più deciso. E - questo quello che trapela - ricorda che in realtà il Bacino Napoli 5 doveva essere un consorzio ma non è mai stato costituito perché lo stesso Comune che aveva deliberato appunto la costituzione in consorzio si è reso conto che non era possibile gestire quella situazione. Una condizione giuridica che non consente al sottosegretariato di assorbirli. I sindacati sono già sul piede di guerra perché effettivamente la questione è delicata e ieri hanno annunciato azioni di protesta. Il compito del commissario ad acta - sempre secondo la struttura retta da Guido Bertolaso - accelererà le procedure di mobilità verso Asìa dei 362 in questione. Ecco perché si profilano momenti di tensione. Sul Bacino Napoli 5 c’è anche un’inchiesta della Corte dei Conti. Sotto la lente della magistratura contabile i costi del Bacino a partire dall’anno della sua costituzione, il 2000, quando il presidente della Regione era Andrea Losco. Si tratta di 70 milioni di euro spesi negli ultimi otto anni per un servizio che, nel campo dell’igiene ambientale, non ha mai realmente funzionato. Gli inquirenti vogliono capire come sia stato possibile che gli addetti al consorzio abbiano incassato lo stipendio senza mai lavorare. Tutto questo è accaduto - aspetto ancora più grave - in una regione devastata dall’emergenza rifiuti.