Mobili sfasciati e copertoni accanto a villa Rosebery

Sacchetti sulla strada della residenza del Capo dello Stato
21 agosto 2008 - Pietro Treccagnoli
Fonte: Il Mattino

Anche i ricchi sporcano. Dici Posillipo e immagini luoghi «addirusi» come vuole la melodia più oleografica, e trovi rifiuti ingombranti a intralciare le strade dei bagnanti abbronzati e sudati. Monnezza di fine stagione, che non risparmia neanche la residenza presidenziale di Villa Rosebery. A via Ferdinando Russo, scendendo all’affollata Riva Fiorita, c’è un deposito di mobili, ante, cassetti, buste, secchi, sacchettoni, rinnovato ogni giorno. Proprio accanto al muro di tufo dietro il quale il mare luccica, e per fortuna non tira forte il vento. E meno male che Giorgio Napolitano veleggia per i lidi sardi della Maddalena: sarebbe stato un pessimo benvenuto. Un bel pugno nell’occhio, in una strada panoramica in gran parte linda e pinta. È che a Napoli, fatto trenta, non si riesce mai a fare trentuno. Pulita così la città non la si vedeva da mesi e qualcuno comincia a sognare Zurigo. Sogno proibito non solo a Gianturco o a Fuorigrotta, ma pure nei quartieri dei ceti affluenti. Sono proprio quegli scarti di cui nessuno si fa carico, in senso letterale e metaforico. Non è risparmiato neanche palazzo Donn’Anna, sempre a Posillipo. Anche lì monnezza ingombrante, residui di rinnovi casalinghi, sempre mobili, accanto alla pensilina della fermata dei bus. Più su, verso Marechiaro, poco dopo l’inizio della discesa a mare, hanno incendiato una campana per la differenziata, quella per le lattine di alluminio. Vandalismo, come minimo. Poco prima, all’altezza di Rocca Belvedere, una vecchia poltrona rossa sventrata e rovesciata, che non ce l’ha fatta a entrare nel cassonetto, ingombra lo stretto marciapiede. A percorrere via Posillipo, nella città rovente, o inoltrandosi nella discese che portano a calette o lidi, si trova di tutto: scheletri di motorini, ancora incatenati ai pali, ma spolpati di qualsiasi pezzo che sia asportabile. Ed è anche una lunga teoria di auto abbandonate. Carcasse e molte vetture (almeno una ventina) di lunga e sospetta degenza. Ad una hanno tolto una ruota, ma gentilmente hanno messo il cric a sostenere il telaio. Proprio accanto a «Rosiello», il ristorante dove Silvio Berlusconi, dopo aver vestito i panni di Cavaliere ramazzatore ha cenato durante l’ultimo passaggio napoletano, c’è una Mercedes beige scassatissima, senza una ruota e piena di scatole di bottiglie di vino. Istantanee dell’eterna Napoli «zellosa», che prescinde dal censo.

 

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