Inchiesta «rompiballe» torna libero il manager Fibe
Poco meno di mezz’ora per aprire l’udienza preliminare, per esaminare le posizioni degli unici tre imputati gravati ancora da misure cautelari e rinviare tutto al prossimo 10 ottobre. In un Palazzo di Giustizia deserto per la pausa estiva ha avuto inizio ieri mattina l’udienza preliminare a carico dei 25 imputati coinvolti nell’inchiesta denominata «rompiballe», che può considerarsi il seguito naturale del troncone principale d’indagine sull’emergenza rifiuti in Campania (la stessa per la quale sono già a processo il presidente della Regione Campania Antonio Bassolino e altre 27 persone). Udienza lampo, quella presieduta ieri dal gup Raffaele Piccirillo. Si riprenderà, come detto, il 10 ottobre. Momento centrale della giornata di ieri è stata la lettura dell’ordinanza con la quale il giudice ha disposto la revoca delle misure di custodia cautelare per gli unici tre imputati che ancora erano gravati da provvedimenti restrittivi. Si tratta dell’amministratore delegato della Fibe, Massimo Malvagna, del dirigente Fibe Massimo Cortese; e del maresciallo dei carabinieri Rocco De Frenza, coinvolti nell’inchiesta condotta dai pubblici ministeri Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo sullo smaltimento dei rifiuti in Campania. I tre erano ancora sottoposti agli arresti domiciliari. E proprio la Procura aveva espresso parere negativo alla revoca degli arresti domiciliari. Al termine di una breve camera di consiglio il gup ha invece sostituito la misura degli arresti domiciliari con quella del divieto, per gli stessi imputati, a ricoprire cariche pubbliche. L’inchiesta «rompiballe» è la stessa nella quale sono coinvolti anche altri sei indagati le cui posizioni sono state stralciate: tra loro ci sono anche il prefetto di Napoli, Alessandro Pansa e l’ex commissario per l’emergenza rifiuti in Campania, Corrado Catenacci, per i quali il procuratore Giovandomenico Lepore ha disposto ulteriori accertamenti; una decisione, questa, che ha comportato uno strappo all’interno dell’ufficio inquirente napoletano, con la mancata firma dei pm Noviello e Sirleo. Ieri c’è stato il tempo anche per l’accettazione di costituzione di parte civile nell’ambito dello stesso procedimento da parte del Codacons. Truffa, falso e smistamento illecito dei rifiuti, queste le accuse che vengono indirizzate, tra gli altri, anche al subcommissario Michele Greco e all’ex numero due della Protezione civile, Marta Di Gennaro. Anche ieri mattina l’aula dell’udienza preliminare era gremita da una folta rappresentanza di avvocati. I collegi difensivi sono composti dai penalisti Luigi Tuccillo, Stefano Montone, Luigi Cavalli, Giuseppe Fusco, Alfonso Furgiuele, Alfonso Stile, Lucio Cacavale, Claudio Botti e Andrea Garaventa. Secondo l’accusa i rifiuti che uscivano imballati dai cdr avrebbero presentato identiche caratteristiche fisico-chimiche rispetto alla spazzatura d’origine. Per i pm, insomma, la frazione umida dei rifiuti non sarebbe stata sottoposta ad alcun trattamento di «stabilizzazione», procedura necessaria a eliminare i cattivi odori e a «igienizzare» la spazzatura. In pratica si sarebbero persi tempo e denaro per produrre «finte» ecoballe, che in realtà sarebbero state solo spazzatura impacchettata.