De Gennaro fa marcia indietro
Un'azione improntata «alla logica del confronto e della ricerca di soluzioni per quanto possibile condivise». I toni decisionisti alla Rambo sono spariti sotto una montagna di rifiuti, il super commissario De Gennaro da giorni scrive e riscrive il piano che avrebbe dovuto risolvere l'emergenza campana. Ieri l'annuncio: la discarica di Montesarchio non riaprirà, Pianura ospiterà un sito provvisorio di ecoballe, i rifiuti dirottati su Ferrandelle, mentre per Villaricca, Difesa Grande, Marigliano e l'ex Manifattura Tabacchi verifiche tecniche per accertare il reale utilizzo senza compromettere la salute dei cittadini.
Il super prefetto, in grado di agire in deroga a disposizioni in materia ambientale e igienico sanitaria per decreto governativo, depone i «super poteri» di fronte alla realtà dei fatti: infilare i rifiuti in siti inquinati o inadatti non sposta il problema. E poi l'aria è cambiata anche a Roma. Il governo non c'è più e la destra, che pure aveva plaudito alla nomina di De Gennaro, ora che le elezioni si avvicinano, commenta con il coordinatore campano di Fi Nicola Cosentino: «Con una struttura gestita da persone incompetenti, quale il commissariato per l'emergenza rifiuti in Campania, De Gennaro è destinato a un sicuro fallimento». E mentre il super prefetto cerca di non farsi sommergere dai sacchetti, le aziende A2A e Veolia potrebbero ripensarci e tornare in gara per la costruzione degli inceneritori, alla luce dell'ordinanza di Prodi che ripristina le agevolazioni tariffarie (Cip6) anche per la vendita dell'energia prodotta dagli impianti campani. «Valuteremo la possibilità di ricorrere all'Unione europea - ribattono però i responsabili Ambiente della Sinistra Arcobaleno - la reintroduzione dei Cip6 serve solo a rilanciare gli inceneritori, boicottando le fonti rinnovabili».
Il commissario, intanto, annuncia procedure per verificare i luoghi di trasferenza, verificando «l'assenza di rischi per la salute dei cittadini». Così è stato scartato il sito di Montesarchio perché non idoneo, accertamenti in corso per Ariano Irpino (dove dovrebbero andare 42 mila tonnellate di rifiuti) e Villaricca (35 mila tonnellate), accertamenti anche per i siti di stoccaggio di Marigliano e Gianturco.
Ieri pomeriggio a Napoli 4mila in corteo proprio contro lo sversamento nell'ex Manifattura Tabacchi, un tir ad aprire la manifestazione costretto però a fermarsi a metà percorso, all'interno quintali di differenziata raccolta dalla Rete rifiuti zero e dai comitati nelle zone di Chiaiano, Arenaccia, Gianturco e nel centro storico: «La depositiamo davanti la prefettura a mano. Il sindaco, il governatore e il presidente della provincia hanno dato indicazione di fermare il tir. Questo dimostra chi è che blocca la differenziata» hanno detto.
Via libera ieri dall'Istituto Superiore di Sanità e dal ministero dell'Ambiente per Pianura: si potrà allestire il sito di stoccaggio dove inertizzare le ecoballe attualmente non a norma. Resta aperto il problema di individuare la discarica per Napoli: «Non sono in grado di riferire sulle soluzioni per il napoletano: la legge indica il sito di Terzigno e, più che pensare a siti alternativi, credo bisognerà trovarne anche altri» ammette De Gennaro. A Marigliano, dopo la guerriglia urbana dei giorni scorsi, sono scattate ieri 48 ore di tregua in attesa del supplemento di analisi da parte di Arpac e dell'Iss, che dovranno escludere l'esistenza di precedenti sversamenti illegali di rifiuti. Il sito avrebbe dovuto accogliere 98 mila tonnellate di immondizia, poi ridotte a circa 35 mila.
È evidente che il piano del commissariato non reggerà se non verranno individuate le discariche provinciali. Impresa ardua perché la situazione precipita di giorno in giorno. Ieri il sindaco di Quarto, Sauro Secone, ha dichiarato lo stato di emergenza igienico-sanitaria viste le oltre 2.900 tonnellate di rifiuti che appestano le strade. Rifiuti vecchi di due mesi ma anche scarti industriali. Una discarica abusiva con rifiuti pericolosi è stata scoperta dalla Forestale a San Giuseppe Vesuviano, ancora in provincia di Napoli. In particolare, sono stati trovati scarti di auto demolite, copertoni dati alle fiamme e materiale proveniente da demolizioni edili, tra cui lastre di eternit.