INCHIESTA «ROMPIBALLE»: REVOCATI I DOMICILIARI AL MANAGER DI FIBE

Raccolta differenziata, per i furbi in arrivo multe da 1200 euro

Napoli vuol dare subito l’esempio gli altri capoluoghi la seguiranno
19 agosto 2008
Fonte: Il Mattino

Tempi duri, in Campania, per i cittadini che boicotteranno la raccolta differenziata. Si comincia da Napoli, capoluogo di Regione dove più difficile appare il «decollo» della differenziata: dal primo settembre multe più salate per chi sporca la città. Chi lascerà nei cassonetti rifiuti nocivi avrà una multa di 350 euro, e chi non lega i cartoni pagherà fino a 1200 euro. Dopo le tante denunce di questi giorni, e le difficoltà incontrate per far partire la raccolta differenziata, l’assessorato all’igiene urbana del Comune partenopeo parte al contrattacco. Già a la Iervolino con un’ordinanza sindacale aveva vietato di lasciare i contenitori sulle strade al di fuori dei giorni e degli orari consentiti, abbandonare i sacchetti all’esterno dei cassonetti, buttare rifiuti sciolti e non nelle buste chiuse, utilizzare i contenitori per materiali diversi da quelli previsti, mettere in strada cartoni e imballaggi senza averli prima aperti, schiacciati e legati. Nei giorni scorsi la giunta prima, e il consiglio comunale poi, hanno deciso di inasprire le sanzioni fino al duecento per cento in più delle cifre previste dal regolamento del 2006. Ed ora l’esempio, con l’inasprimento delle sanzioni, potrebbe essere seguito anche in altri capoluoghi di provincia, come Avellino, dove la raccolta differenziata è cominciata tra difficoltà per lo stoccaggio dell’umido e, molti cittadini, pur sbagliando, hanno ripreso pericolosamente a non differenziare. A Napoli, intanto, si terrà conto della quantità dei rifiuti lasciati in strada in maniera selvaggia, ma anche della loro qualità. È prevista, infatti una maggiorazione del cento per cento dell’ammenda che secondo le vecchie norme andava dai 25,82 euro ai 154,94 per i sacchetti e dai 103,29 ai 619,75 euro per i cartoni e gli imballaggi. L’importo da versare sarà aumentato del 200 per cento in caso di rifiuti combusti, di pile, medicinali e siringhe. Ma sono previste multe salate anche per chi lascerà in strada o nei contenitori sbagliati carta, vetro, plastica, alluminio, frazione verde o organica. Intanto, sempre da Napoli, si registra un’altra tappa della inchiesta giudiziaria ribattezzata «Rompiballe». Poco meno di mezz’ora per aprire l’udienza preliminare, per esaminare le posizioni degli unici tre imputati gravati ancora da misure cautelari e rinviare tutto al prossimo 10 ottobre. In un Palazzo di Giustizia deserto per la pausa estiva, infatti, ha avuto inizio ieri l’udienza preliminare a carico dei 25 imputati coinvolti nell’inchiesta che può considerarsi il seguito naturale del troncone principale d’indagine sull’emergenza rifiuti in Campania (la stessa per la quale sono già a processo il presidente della Regione Campania Antonio Bassolino e altre 27 persone). Udienza lampo, quella presieduta ieri dal gup Raffaele Piccirillo. Si riprenderà, come detto, il 10 ottobre. Il giudice ha disposto la revoca delle misure di custodia cautelare per gli unici tre imputati che ancora erano gravati da provvedimenti restrittivi. Si tratta dell’amministratore delegato della Fibe, Massimo Malvagna, del dirigente Fibe Massimo Cortese; e del maresciallo dei carabinieri Rocco De Frenza, coinvolti nell’inchiesta condotta dai pubblici ministeri Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo sullo smaltimento dei rifiuti in Campania. I tre erano ancora sottoposti agli arresti domiciliari. E proprio la Procura aveva espresso parere negativo alla revoca degli arresti domiciliari. Al termine di una breve camera di consiglio il gup ha invece sostituito la misura degli arresti domiciliari con quella del divieto, per gli stessi imputati, a ricoprire cariche pubbliche. L’inchiesta «rompiballe» è la stessa nella quale sono coinvolti anche altri sei indagati le cui posizioni sono state stralciate: tra loro ci sono anche il prefetto di Napoli, Alessandro Pansa e l’ex commissario per l’emergenza rifiuti in Campania, Corrado Catenacci, per i quali il procuratore Giovandomenico Lepore ha disposto ulteriori accertamenti; una decisione, questa, che ha comportato uno strappo all’interno dell’ufficio inquirente napoletano, con la mancata firma dei pm Noviello e Sirleo.

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