L’inchiesta della Digos sull’assalto al pullman «Lo stesso commando dietro minacce e assalti»

Chiaiano, così colpisce la gang della bandana

13 agosto 2008 - Leandro del Gaudio
Fonte: Il Mattino

A Chiaiano li chiamano quelli della «banda della bandana». Si muovono dopo la mezzanotte, un «commando» per dirla con la Digos, che si muove in auto e scooter. Una ventina di ultras nella lotta alla discarica, nella guerriglia di quartiere che da tre mesi infiamma l’area a nord di Napoli. Sono quelli che lanciano molotov, incendiano auto in sosta, assaltano e distruggono mezzi pubblici. E che se la prendono con i commercianti: impongono la serrata dei negozi a Chiaiano e guai a chi non si allinea, mettono in fuga gli ambulanti, tanto che da due mesi non si fa il mercatino rionale perché «il commando» non vuole normalità, chiede «emergenza», chiede squilibrio. Eccoli i teppisti di Chiaiano, stando agli atti della Digos del vicequestore Antonio Sbordone e dei dirigenti Luigi Bonagura e Francesco Moretta: accuse rafforzate dal provvedimento del gip Modestino che tiene ai domiciliari uno dei protagonisti delle notti attorno alla rotonda «Titanìc», ai confini con Marano. È l’inchiesta lampo contro Massimiliano Ranieri, classe ’79, reo confesso, autore dell’incendio del bus 164, lo scorso 4 agosto, in un fascicolo composto anche dal nome di una ragazza, la 25enne Francesca De Vito, scarcerata dopo due giorni di cella, quindi estranea alle accuse. Devastazione, interruzione di pubblico servizio, violenza privata, le contestazioni più gravi a quelli che la notte vanno in giro con il volto coperto fino agli occhi. La banda della bandana. Per la polizia è un segnale distintivo, un segno di riconoscimento del «commando». Via corso Europa, via Cupa dei cani. «Bande motorizzate travisate». Per la Digos non è un particolare da sottovalutare, anche alla luce di quanto refertato due giorni fa all’esterno del Mattino, dove un incendio doloso ha parzialmente distrutto due moto. Gli inquirenti non si sbilanciano, ma una traccia porterebbe a Chiaiano: in via Chiatamone è stata infatti sequestrata una bandana rossa usata come miccia per dare fuoco ai due veicoli. Una traccia che da sola non basta ad escludere il vaglio di altre ipotesi.
Incendiamo anche il secondo bus. La notte del 4 agosto, 21,15, incendiato il primo bus, Massimiliano Ranieri è al settimo cielo, stando alle frasi captate dalle microspie piazzate nella sua auto: «Mi sono avanzate tre euro di benzina, ragazzi come è stato bello», dice in tono di sfida. Un altro divertito aggiunge: «Ormai è come uno spinello ogni giorno». Poi parla Francesca, una delle due ragazze intercettate: «Tienili per te, mettili per te, lascia stare». Massimiliano lancia un urlo dal finestrino, è raggiante, poi dice: «C’è un pullman anche dietro, incendierei anche quest’altro». La ragazza interviene: «No Massimo, non lo fare. Il troppo storpia». Massimiliano insiste: «... Io poi tenevo la bandana, tutti gli altri se ne sono scappati». La ragazza intuisce il rischio di essere intercettata: «Ragazzi vi dovete stare zitti mo, l’avete fatto? Zitti. Andiamoci a prendere una birra, offro io». A questo punto affiora delusione perché qualcuno sta spegnendo le fiamme del bus. Lo spettacolo si fa più fosco, fumo nero e aria irrespirabile: «Hanno l’estintore, cazzo, hanno l’estintore, non ce lo siamo presi». La ragazza si lascia andare: «Lo dovevi prendere e lo dovevi lasciare a terra mentre correvi». Massimo: «Basta, dobbiamo incendiare un altro bus... Hai visto il conducente? Non voleva aprire la porta, io ho urlato, buttagli la benzina in faccia e quello subito ha aperto». In questura la registrazione va avanti. Auto sparata ad alta velocità, ragazzi che cantano e urlano, sembrano al settimo cielo. «Siamo tre, valiamo per cento».
La visione delle fiamme eccita il branco. Dopo il raid, in un bar notturno, dove Massimiliano Ranieri tiene banco, mentre Francesca ricorda che per la discarica «manca poco più di un mese»: «Le abbiamo fatte di tutte le maniere, io e omissis - ribatte Massimiliano -. Ora do un compito a tutti, e dico bravo a tutti. Il fatto è che a Chiaiano è tutta un’altra cosa, tutta un’altra storia. I francesi sono più compatti di noi? Fatto sta che noi siamo tre e valiamo cento. In Francia, questo lo fanno venti di loro». Un amico di Massimiliano la mette sul piano economico: «Ma tu hai capito che abbiamo fatto un danno di centomila euro? Ho messo i vestiti in lavatrice, quando abbiamo gettato benzina, stavamo con i piedi sul liquido, per poco non siamo rimasti carbonizzati pure noi». Il giorno dopo, altri agguati. È il cinque agosto e i microfoni insistono sulle decisioni del «commando». Francesca dispensa consigli: «Ragazzi, stasera è meglio non fare nulla. O comunque meglio dopo una certa ora».
Le vedette contro i commercianti. I metodi dei ragazzi con la bandana sono vicini a quelli della camorra. Alle bande motorizzate, ragionano alla Digos, il controllo del territorio: «Perlustrano in modo continuativo la zona, presidiano l’integrità degli sbarramenti, intimidiscono i commercianti per costringerli alla serrata in concomitanza con le manifestazioni o per impedire lo svolgimento del mercato rionale degli ambulanti che si tiene ogni settimana».
Atti tipici della camorra: «Gli esiti su alcuni ciclomotori evidenzia per taluni la riconducibilità a soggetti inseriti a pieno titolo in organizzazioni delinquenziali».
L’ultimo consiglio. È ancora Francesca ad essere intercettata, è la notte dopo l’assalto al 164: «Massimo, stanotte non dormite a casa vostra...». Poi un commento sulle prime notizie dei tg che collegano l’incendio del bus con la distruzione dell’auto di Vittorio Ciccarelli, uomo dello staff del sindaco Iervolino: «Meno male», esclama con ironia Francesca, mentre a Chiaiano sta appena spuntando l’alba.

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