Chiaiano, tre identikit dopo la guerriglia
Tre ultras dello scontro che fabbricano bombe molotov, che incendiano auto, cassonetti e bus. Tre malviventi su cui c’è un identikit ritenuto attendibile, buono a dare un nome agli autori della guerriglia di lunedì notte a Chiaiano. Un gruppetto di facinorosi - ala oltranzista della rivolta antidiscarica di Chiaiano - che detta il ritmo della protesta: quando si abbassa l’attenzione scendono in campo in modo violento, a scopo dimostrativo. Un gruppo variegato (identificate in questi mesi fino a venti persone): c’è chi è vicino alla tifoseria violenta, qualche pregiudicato per reati comuni, contiguità alla camorra in affari col cemento, poi teppisti pronti a tutto. Anche ad offire prestazione d’opera per una manciata di euro, quanto basta a prendere parte a un assalto organizzato. Eccoli i violenti di Chiaiano, quelli che lunedì notte (alle 21,30) hanno ripreso possesso della scena al confine tra Chiaiano e Marano: tre cassonetti della spazzatura messi di traverso in strada, uno dei quali dato alle fiamme, un bus della linea 164 incendiato, il conducente picchiato e intimidito (guarirà in 5 giorni). Un raid consumato da tre persone col viso coperto fino al naso: trent’anni al massimo, fisico robusto, professionisti della rissa, della spedizione punitiva. Alle spalle avevano altri complici - stando alla prima ricostruzione - segno evidente della presenza di un gruppo più ampio di sostenitori. Indaga la Digos del vicequestore Antonio Sbordone e del suo vice Luigi Bonagura, i carabinieri del comando provinciale del generale Gaetano Maruccia. Un fascicolo per danneggiamento, interruzione di pubblico servizio, lesioni personali, minacce, destinato in Procura. L’inchiesta potrebbe essere affidata al pool antiterrorismo, alla Dda (nell’ipotesi di una matrice camorristica dietro gli scontri) o, addirittura, alla cosiddetta Superprocura, che indaga sui reati consumati in danno della gestione dell’emergenza rifiuti in città. Scenario confuso, anche se resta chiara la strategia dell’agguato di lunedì notte: dare un segnale, rompere con la rassegnazione e riaccendere una nuova fase di tensione. L’ultimo assalto, dopo una fase di tregua apparente, che rimanda allo scorso 17 luglio, quando di notte venne incendiata l’auto di Vittorio Ciccarelli, esponente dello staff del sindaco Iervolino. Ultras della protesta, che tornano a calcare la scena, dopo il corteo di venerdì scorso, all’esterno della stazione marittima, dove il premier Berlusconi lanciava la fase due della strategia anticrisi. Sugli scontri interviene anche il presidente della Regione Antonio Bassolino: «La discarica la dobbiamo fare, non c’è altra soluzione. E occorrerà spiegare di nuovo che i disagi saranno minimi e che su 2.200 ettari di parco solo uno verrà occupato dalla discarica». Interviene Antonio Simeone, presidente dell’azienda mobilità cittadina: «Questo episodio si aggiunge a quelli di gennaio, quando 6 bus furono incendiati. L’Anm oltre a sporgere regolare denuncia, ha aperto un dialogo con le istituzioni, sia al fine di identificare i colpevoli, in quanto il bus era dotato di video sorveglianza, sia per adottare misure di prevenzione efficaci contro ulteriori atti di vandalismo». Uno scenario su cui interviene anche il comandante operativo vertice interforze Giuseppe Valotto: «Il nostro rapporto con la gente è particolarmente positivo. Non c’è particolare tensione. I nostri volontari hanno professionalità per gestire emergenze come questa, con una padronanza e con una sicurezza impensabile dieci, quindici anni fa. Confido in loro, nella loro maturità. Li abbiamo portati in situazioni ben più impegnative».