L'ARPAC affondata dalle clientele

1 agosto 2008 - Mariano Maugeri
Fonte: Il Sole24ore

«Guagliò, senza l'Udeur cà nun se governa». Le parole di Antonio Fantini, coordinatore regionale dell'Udeur, rimbombano ancora oggi a palazzo Santa Lucia, sede della Regione Campania.
Se Napoli è un'ex capitale derubricata a prefettura, Santa Lucia è una tragedia di Eschilo con il naso di Pulcinella. Fantini, presidente della Regione Campania dall'83 all'89, commissario straordinario per l'emergenza terremoto, l'uomo (plurinquisi-to) che per conto della Repubblica italiana ha manovrato óomila miliardi di vecchie lire destinati alla ricostruzione e in ossequio a un editto inappellabile di Bassolino e Mastella riceve in dote la politica ambientale del territorio più compromesso d'Europa. Ambiente significa Arpa, nel caso in questione Ar-pac, Agenzia regionale per l'ambiente della Campania. Tutte le regioni ne hanno una, così la legge impone. L'accordo politico uscito dalle elezioni del 3 e 4 aprile 2005 (61,6% dei voti al Centro-sinistra) assegna l'assessorato all'Ambiente all'Udeur.
«E ai mastelliani gli potevamo dare il Bilancio?», dicevano maliziosamente gli scherani del ritinto governatore ("guai ai tinti", ha scritto un giornalista indigeno con humor anglosassone). All'alba del 2005, con un Himala-ya di monnezza in procinto di
implodere, l'Ambiente ai mastelliani sembra il male minore. All'assessorato Fantini piazza il medico salernitano Luigi Nocera, «nu' dottore scetato (sveglio, ndr)». AU'Arpac c'è già Luciano Capobianco, un ingegnere idraulico che quando era guaglioncello Fantini volle
con sé al commissariato per l'emergenza terremoto.
La missione dell'Arpa Campania, sancita burocraticamente nel suo statuto, è quella di «monitorare, prevenire, controllare e tutelare la qualità del territorio e favorire il superamento delle molteplici criticità ambientali della Campania». Quello che né il sito né la legge istitutiva ci raccontano sono le telefonate di raccomandazione di Capobianco al suo omologo di una regione del Nord. E forse non solo a lui. «E daie, damme 'na mano...», lo implorava. Da quanto ci risulta né Capobianco né tantomeno No-cera né men che meno Fantini pare abbiano mosso un dito per conferire ai dipendenti dell'Ar-pac lo status di ufficiali giudiziari, come normalmente avviene in tutte le Agenzie del Nord. «Io non sono razzista, ma con quelli dell'Arpa Campania non mi faccio fotografare», dice uno dei più brillanti dirigenti di un'Agenzia per l'ambiente settentrionale. E riporta un dialogo con Capo-bianco: «Caro mio, io non li voglio i dipendenti con funzioni di polizia giudiziaria. Quelli portano solo guai. Con la camorra che c'è in Campania, poi. L'avvocatura regionale ci ha pure dato ragione. Gli avvocati dicono che in base alla legge i dipendenti possono avere lo status di polizia giudiziaria. Possono, non debbono, capisci a me.,..».
La Campania è la regione più antropizzata, popolata e flagellata d'Europa. La sua Agenzia per l'ambiente dovrebbe essere una delle più efficienti d'Italia. Nulla di tutto questo. Dei 784 dipendenti previsti dalla pianta organica ce ne sono 307, più 200 precari che per titoli e impegno sono la spina dorsale della struttura. Situazione disastrosa se confrontata con gli organici dell'Emilia Romagna (1.200 dipendenti, 200 cococo, 75 borsisti) o Lombardia (1.100 dipendenti, 220 cococo, 70 borsisti). Per non parlare dei bilanci: 20 milioni in Campania, 60 in Emilia o Lombardia. Un dirigente napoletano racconta: «I cinque laboratori di analisi ereditati dall'Asl fanno schifo. Quelli di Caserta e Benevento ti fanno vergognare. Per anni abbiamo
chiesto almeno un macchinario che misurasse la diossina. Quando mi hanno invitato a Milano sono rimasto a bocca aperta. Lì tengono la Nasa!».
Pure Capobianco si vergogna di fronte alla Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti. È il 7 giugno del 2007, infuria la guerra della monnez-za. Il presidente della Commissione, Roberto Barbieri, lo incalza. Il direttore generale dell'Ar-pac si sfoga: «Ormai facciamo i vigili del fuoco. Ogni giorno mando gli unici due furgoncini mobili di cui dispongo a vedere dove e cosa viene bruciato». I rinforzi non arrivano. Anzi, sì. Bassolino e Fantini sentono l'urgenza insopprimibile di inventarsi una fusione per incorporazione della Pan con la neonata Arpac multiservizi: la Pan è una società mista con 207 dipendenti, tutti lavoratori socialmente utili con la terza media. Il suo presidente è Raffaele Busiello, potente sindacalista della Cgil, ex capo dei metalmeccanici della Campania. Un compagno, insomma, al quale non si può dire di no. «Noi chiedevamo disperatamente laureati e diplomati, invece arriva un esercito di lava provette, autisti e uscieri», dicono alPÀrpac. Nessuno però si dimette. Nessuno protesta. Gomorra, falò di monnezza che oscurano il cielo, un cimitero di rifiuti tossici seppelliti tra Napoli e Caserta. All'Agenzia ammettono: «Non abbiamo mai progettato autonomamente il monitoraggio di un pezzo di territorio. Neppure a campione. Uscivamo, quando uscivamo, solo su chiamata dei Comuni».
In questi mesi, nulla è cambiato nella tecnostruttura regionale, malgrado Napoli e la Campania siano ogni giorno sui giornali di tutto il mondo, malgrado i disperati appelli del presidente della Repubblica, gli slanci mediatici del premier Silvio Berlusconi, le rassicurazioni tardive di un governatore delegittimato, malgrado l'assessore regionale all'Ambiente dell'Udeur sia stato prima inquisito e poi rimosso.
Sette mesi fa, all'indomani del suicidio dell'Udeur in Parla-
mento, Fantini e Capobianco, d'accordo con Bassolino, chiudono il cerchio e rimuovono dall'incarico il direttore tecnico dell'Agenzia, Maria Luisa Imperatrice. Il suo curriculum ineccepibile non è più sufficiente e a Santa Lucia pure l'appellativo "tecnico" perde il significato che gli attribuisce il dizionario della lingua italiana. Si deve far posto a un uomo del Governatore. Capobianco fa il pietoso: «Maria Lui', lo sai che sei la persona più competente dell'Arpac, ma che ce vo' fa'?» . Già, che cevo'fa'?

 

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